Madre di Dio, Madre nostra
Tutte le feste della Madonna sono grandi, perché sono occasioni che la Chiesa ci offre per dimostrare coi fatti il nostro amore a Maria. Ma se fra tutte le festività mariane ne dovessi scegliere una, preferirei quella di oggi: la Maternità divina della santissima Vergine.
Questa celebrazione ci porta a considerare alcuni dei misteri centrali della nostra fede: a meditare sull’Incarnazione del Verbo, opera delle tre Persone della Trinità Beatissima. Maria, figlia di Dio Padre, per l’Incarnazione del Signore nel suo seno immacolato è sposa di Dio Spirito Santo, e Madre di Dio Figlio.
Quando la Vergine rispose di sì, liberamente, ai disegni che il Creatore le rivelava, il Verbo divino assunse la natura umana: l’anima razionale e il corpo, formato nel seno purissimo di Maria. La natura divina e la natura umana si univano in un’unica Persona: Gesù Cristo, vero Dio e, da allora, vero Uomo; Unigenito eterno del Padre e, da quel momento, come Uomo, vero figlio di Maria: per questo la Madonna è Madre del Verbo incarnato, della Seconda Persona della Trinità Beatissima che ha unito a sé per sempre — senza confusione — la natura umana. Possiamo dire ben forte alla Vergine santa, come la lode più bella, le parole che esprimono la sua più alta dignità: Madre di Dio.
Questa, da sempre, è la fede sicura. Contro coloro che la negavano, il Concilio di Efeso ha proclamato che se qualcuno non confessa che l’Emmanuele è vero Dio, e che pertanto la santissima Vergine è Madre di Dio, avendo generato secondo la carne il Verbo di Dio incarnato, sia anatema (CONCILIO DI EFESO, can. 1, Denzinger-Shön 252 [113]).
La storia ha lasciato testimonianza della gioia dei cristiani per queste decisioni chiare, nette, che riaffermavano ciò che tutti credevano: Tutto il popolo della città di Efeso, dalle prime ore del mattino fino alla sera, rimase in ansiosa attesa della decisione… Quando si seppe che l’autore delle bestemmie era stato deposto, tutti all’unisono cominciammo a glorificare Dio e ad acclamare il Sinodo, perché il nemico della fede era caduto. Appena usciti dalla chiesa, fummo accompagnati con torce alle nostre case. Era ormai notte: tutta la città era in festa e illuminata (SAN CIRILLO DI ALESSANDRIA, Epistolae, 24 [PG 77, 138]). Così scrive san Cirillo, e non posso nascondere che, a distanza di sedici secoli, quella reazione di pietà popolare mi impressiona profondamente.
Voglia il Signore che quella stessa fede arda nei nostri cuori, e che si levi dalle nostre labbra un canto di ringraziamento: perché la Trinità Beatissima, avendo scelto Maria come Madre di Cristo, Uomo come noi, ha messo anche ciascuno di noi sotto il suo materno manto. Maria è Madre di Dio e Madre nostra.
La Maternità divina di Maria è la fonte di tutte le perfezioni e di tutti i privilegi che l’adornano. In vista di questo titolo fu concepita immacolata ed è piena di grazia, è sempre vergine, fu assunta in Cielo in corpo e anima, è stata coronata Regina della creazione, al di sopra degli angeli e dei santi. Più di lei, soltanto Dio. La beata Vergine Maria, perché Madre di Dio, ha una dignità in certo modo infinita, derivante dal bene infinito, che è Dio (SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, I, q. 25, a. 6).
Non c’è pericolo di esagerare. Non riusciremo mai ad approfondire a sufficienza questo ineffabile mistero; non potremo mai ringraziare a sufficienza la Madre nostra per averci reso così famigliare la Trinità Beatissima.
Eravamo peccatori e nemici di Dio. La Redenzione non solo ci libera dal peccato e ci riconcilia con il Signore: ci fa diventare figli, ci dà una Madre, la stessa che ha generato il Verbo secondo l’Umanità. Ci può essere amore più grande, più immenso? Dio anelava di redimerci, e disponeva di molti modi per eseguire la sua santissima Volontà, nella sua infinita sapienza. Ne ha scelto uno che dissipa ogni possibile dubbio sulla nostra salvezza e sulla nostra glorificazione. Come il primo Adamo non nacque da uomo e da donna, ma fu plasmato dalla terra. così il nuovo Adamo, che doveva sanare la ferita del primo, prese un corpo plasmato nel seno della Vergine, per essere, in quanto alla carne, uguale alla carne di coloro che avevano peccato (SAN BASILIO, Commentarius in Isaiam, 7, 201 [PG 30, 466]).
Ego quasi vitis fructificavi…: Io come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori, frutti di gloria e di ricchezza (Sir 24, 17). Così dice la prima lettura della santa Messa odierna. Possa il profumo soave della devozione alla Madre nostra abbondare nella nostra anima e nell’anima di tutti i cristiani, per condurci alla fiducia più piena in colei che veglia sempre per noi.
Ego mater pulchrae dilectionis et timoris, et agnitionis et sanctae spei; Io sono la Madre del bell’Amore, del timore e della scienza e della santa speranza (Sir, 24, 24 [Vulg.]). Ecco le lezioni che la Madonna oggi ci offre. Una lezione di amore bello, di vita pura, di cuore sensibile e appassionato, perché impariamo ad essere fedeli nel servizio alla Chiesa. Questo non è un amore qualunque: è l’Amore. Qui non ci sono tradimenti, calcoli, dimenticanze. Un amore bello, perché ha come principio e come fine il Dio tre volte santo, che è tutta la Bellezza, tutta la Bontà, tutta la Grandezza.
Ma si parla anche di timore. Non riesco ad immaginare altro timore che non sia quello di separarsi dall’Amore. Perché Dio nostro Signore non ci vuole pusillanimi, intimoriti, o con una dedizione sbiadita. Ci vuole audaci, coraggiosi, delicati. Il timore che il testo sacro ricorda ci riporta a quel lamento della Scrittura: Ho cercato l’amato del mio cuore, l’ho cercato, ma non l’ho trovato (Ct3, 1).
Questo può succedere se l’uomo non ha capito fino in fondo che cosa significa amare Dio. Avviene allora che il cuore si lasci trascinare da cose che non conducono al Signore. E, di conseguenza, lo perdiamo di vista. Altre volte è il Signore a nascondersi: Lui sa perché. In questo caso ci incoraggia a cercarlo più ardentemente; così, dopo averlo ritrovato, esclameremo con gioia: Lo strinsi fortemente e non lo lascerò (Ct 3, 4).
Il Vangelo della santa Messa ci ha riproposto la scena commovente di Gesù adolescente che si trattiene a Gerusalemme a insegnare nel tempio. Maria e Giuseppe fecero una giornata di viaggio e si misero a cercarlo fra parenti e conoscenti. Non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme (Lc 2, 44-45). La Madre di Dio, che cercò affannosamente suo Figlio, smarrito senza sua colpa, che provò la gioia più grande nel ritrovarlo, ci aiuterà a ritornare sui propri passi, a rettificare ciò che sia necessario, quando per la nostra leggerezza o per i nostri peccati non riusciamo più a riconoscere Cristo. Ritroveremo così la gioia di riabbracciarlo, di dirgli che non lo perderemo mai più.
Maria è Madre della scienza, perché da Lei si impara la lezione più importante: che niente vale la pena, se non siamo accanto al Signore; che a niente servono tutte le meraviglie della terra, tutte le ambizioni soddisfatte, se nel nostro petto non arde la fiamma dell’amore vivo, la luce della santa speranza che è un anticipo dell’amore senza fine nella Patria definitiva.
In me gratia omnis viae et veritatis, in me omnis spes vitae et virtutis: In me è ogni grazia di via e di verità, in me ogni speranza di vita e di virtù (Sir 24, 25 [Vulg.]). Con quanta sapienza la Chiesa ha messo sulla bocca di nostra Madre queste parole perché i cristiani non le dimentichino! Maria è la sicurezza, l’Amore che non abbandona mai, il rifugio sempre aperto, la mano che accarezza e consola sempre.
Un Padre della Chiesa ha scritto che dobbiamo cercare di conservare nella mente e nella memoria un riassunto ordinato della vita della Madre di Dio (cfr SAN GIOVANNI DAMASCENO, Homiliae in dormitionem B.V. Mariae, 2, 19 [PG 96, 751]). Vi sarà capitato di sfogliare dei prontuari di medicina, di matematica o di altre materie. Lì sono elencati, per le consultazioni urgenti, i rimedi immediati, le misure da adottare per non sbagliare in quelle scienze.
Meditiamo spesso tutto ciò che abbiamo sentito sulla Madonna, in un’orazione distesa, tranquilla. Come risultato, pian piano si depositerà nella nostra anima una specie di compendio, che ci aiuterà a ricorrere senza esitare a Lei, soprattutto quando non abbiamo altro sostegno. In questo modo di fare c’è dell’interesse personale da parte nostra? Certamente sì. Ma le nostre madri ignorano forse che i figli sono sempre un po’ interessati, e che sovente ci si rivolge a loro come all’ultima risorsa? Lo sanno benissimo, e non se ne danno pensiero: sono madri per questo, e il loro amore disinteressato sa scoprire — nel nostro apparente egoismo — il nostro affetto filiale e la nostra completa fiducia.
Non intendo ridurre la mia e la vostra devozione alla Madonna a queste chiamate urgenti. Tuttavia, penso che non ci dobbiamo sentire umiliati se talvolta ci accade qualcosa di simile. Le madri non contabilizzano i piccoli segni di affetto che i figli riservano loro; non pesano e non misurano con criteri meschini. Una piccola attenzione affettuosa la assaporano come il miele, e subito contraccambiano molto più generosamente di quanto hanno ricevuto. Se tanto fanno le madri sulla terra, figuratevi che cosa ci possiamo attendere da Maria nostra Madre.
Mi piace ritornare con l’immaginazione agli anni durante i quali Gesù rimase accanto a sua Madre, e che comprendono quasi tutta la vita del Signore sulla terra. Mi piace vederlo piccolo, mentre Maria lo cura, lo bacia e lo fa giocare. Vederlo crescere, sotto gli occhi innamorati di sua Madre e di Giuseppe, suo padre putativo. Immaginate con quanta tenerezza e con quanta delicatezza Maria e il santo Patriarca si saranno occupati di Gesù nella sua infanzia e quanto, in silenzio, avranno appreso continuamente da Lui. Le loro anime dovettero certamente conformarsi all’anima di quel Figlio, Uomo e Dio. Per questo la Madre e, dopo di lei, Giuseppe, conoscono più di chiunque altro i sentimenti del Cuore di Cristo; e sono loro, pertanto, la via migliore e, si può dire, l’unica, per giungere al Salvatore.
Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare il Signore — scrive sant’Ambrogio —; sia in ciascuno l’anima di Maria a esultare in Dio. E questo Padre della Chiesa aggiunge delle considerazioni che a prima vista sembrano audaci, ma che hanno un chiaro senso spirituale per la vita del cristiano: Se, secondo la carne, una sola è la Madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo(SANT’AMBROGIO, Expositio Evangelii secundum Lucam, 2, 26 [PL 15, 1561]).
Se ci identifichiamo con Maria, se imitiamo le sue virtù, potremo far sì che Cristo nasca, per virtù della grazia, nell’anima di molti che si identificheranno con Lui per opera dello Spirito Santo. Se imitiamo Maria, in qualche modo parteciperemo alla sua maternità spirituale. In silenzio, come la Madonna; senza farlo notare, quasi senza parole, con la testimonianza di un comportamento cristiano, integro e coerente, con la generosità di ripetere senza sosta un fiat che rinnovi costantemente la nostra intimità con Dio.
Il molto amore alla Madonna e una certa mancanza di cultura teologica hanno indotto un buon cristiano a farmi una confidenza che voglio raccontarvi perché, pur nella sua ingenuità, è del tutto logica in una persona poco colta.
«Lo prenda — mi diceva — come uno sfogo: cerchi di capire la mia tristezza per certe cose che capitano in questi tempi. Durante la preparazione e lo svolgimento dell’ultimo Concilio, si è sentita la proposta di includervi ‘il tema della Vergine’. Proprio così: ‘il tema’. E così che parlano i figli? È questa la fede che i cristiani hanno sempre professato? Da quando in qua l’amore alla Madonna è un ‘tema’, sul quale sia consentito discutere per giudicarne la convenienza?
«Se c’è qualcosa di incompatibile con l’amore, è la taccagneria. Non ho paura di parlar chiaro; se non lo facessi — continuava — mi sembrerebbe di offendere la Madonna. Si è discusso se era o non era opportuno chiamare Maria Madre della Chiesa. Non voglio scendere ad altri particolari. Ma come può la Madre di Dio, che quindi è Madre di tutti i cristiani, non essere la Madre della Chiesa, che è l’unione di tutti coloro che sono stati battezzati e che sono rinati in Cristo, il figlio di Maria?
«Non riesco a spiegarmi — diceva ancora — da dove nasca la meschinità di lesinare questo titolo di lode alla Madonna. Com’è diversa la fede della Chiesa! Il ‘tema’ della Vergine! Forse che i figli si mettono a discutere ‘il tema’ dell’amore per la loro madre? Le vogliono bene, e basta. Le vorranno molto bene, se sono figli buoni. Del ‘tema’ — o dello schema — parlano gli estranei, quelli che studiano il caso come il freddo enunciato di un problema». Fin qui lo sfogo onesto e devoto, ma ingiusto, di quell’anima semplice e molto pia.
Quanto a noi, continuiamo a considerare il mistero della Maternità divina di Maria, in un’orazione silenziosa, esclamando dal fondo dell’anima: Vergine Madre di Dio, Colui che il mondo non può contenere, facendosi uomo si chiuse dentro il tuo grembo (Alleluia della Messa della Maternità della Madonna).
Guardate che cosa ci fa recitare oggi la liturgia: Beato il grembo della Vergine Maria, che ha accolto il Figlio dell’eterno Padre (Antifona alla Comunione nella Messa comune della Madonna). È un’esclamazione vecchia e nuova, umana e divina. È come dire al Signore, come si usa in certi paesi per lodare una persona: beata la madre che ti ha messo al mondo!
Maria ha cooperato mediante l’amore a generare alla Chiesa i fedeli, che formano le membra di quel Capo, di cui ella è veramente madre secondo il corpo (SANT’AGOSTINO, De sancta virginitate, 6 [PL 40, 399]). Come Madre, insegna; e, sempre come Madre, le sue lezioni non fanno rumore. Occorre avere nell’anima una base di finezza, un tocco di delicatezza, per comprendere ciò che Ella esprime, più che con le parole, con le opere.
Maestra di fede. Beata colei che ha creduto! (Lc 1, 45): così la saluta Elisabetta, sua parente, quando la Madonna si reca sulle montagne per renderle visita. Era stato meraviglioso l’atto di fede di Maria: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto (Lc 1, 38). Alla nascita di suo Figlio, contempla le grandezze di Dio sulla terra: c’è un coro di angeli, e tanto i pastori quanto i potenti della terra vengono ad adorare il Bambino. Ma presto la Sacra Famiglia deve riparare in Egitto, per sfuggire ai propositi criminali di Erode. E poi, il silenzio: trenta lunghi anni di vita semplice, ordinaria, la vita di una qualsiasi famiglia di un piccolo villaggio della Galilea.
Il santo Vangelo, sinteticamente, ci facilita la strada per capire l’esempio della Madonna: Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore (Lc 2, 19). Cerchiamo anche noi di imitarla, parlando con il Signore, in un dialogo innamorato, di tutto ciò che ci succede, anche degli avvenimenti più minuti. Non dimentichiamo di doverli soppesare, valutare, vedere con occhi di fede, per scoprire la Volontà di Dio.
Se la nostra fede è debole, ricorriamo a Maria. San Giovanni racconta che per il miracolo delle nozze di Cana, compiuto da Cristo per la preghiera di sua Madre, i suoi discepoli credettero in lui (Gv 2, 11). La Madre nostra intercede continuamente presso suo Figlio perché ci ascolti e si manifesti anche a noi, cosicché possiamo proclamare: «Tu sei il Figlio di Dio».
Maestra di speranza. Maria annuncia che tutte le generazioni la chiameranno beata (cfr Lc 1, 48). Umanamente parlando, su quali motivi poggiava questa speranza? Chi era Lei, per gli uomini e per le donne del suo tempo? Le grandi eroine del Vecchio Testamento — Giuditta, Ester, Debora — ebbero già su questa terra una gloria umana, furono acclamate dal popolo, esaltate. Il trono di Maria, come quello di suo Figlio, è la Croce. E per tutto il resto della sua vita, fino a quando è assunta in Cielo in corpo e anima, è la sua silenziosa presenza a impressionarci. San Luca, che la conosceva bene, annota che la Madonna è accanto ai primi discepoli, in preghiera. Così conclude i suoi giorni terreni colei che doveva essere lodata da tutte le creature per l’eternità.
Quale contrasto tra la speranza della Madonna e la nostra impazienza! Spesso reclamiamo a Dio l’immediato pagamento del poco bene che abbiamo compiuto. Appena sorge la prima difficoltà, ci lamentiamo. Siamo, molto sovente, incapaci di reggere lo sforzo, di mantenere la speranza. Perché non abbiamo fede: Beata colei che ha creduto! Perché si compiranno le cose predette dal Signore(Lc 1, 45).
Maestra di carità. Ricordate la scena della presentazione di Gesù al tempio. Il vecchio Simeone dice a Maria, sua Madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2, 34-35). L’immensa carità di Maria verso l’umanità fa che si compia, anche in Lei, l’affermazione di Cristo: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv15, 13).
A ragione i Sommi Pontefici hanno chiamato “corredentrice” Maria: A tal punto, insieme a suo Figlio che pativa e moriva, patì e quasi morì; e a tal punto, per la salvezza degli uomini, abdicò ai diritti materni sul Figlio, e lo immolò, per quanto Le competeva, per placare la giustizia di Dio, che a ragione può dirsi che Ella ha redento il genere umano insieme con Cristo (BENEDETTO XV, Lettera Inter sodalicia, 22-III-1918, ASS 10 [1919], 182). Così siamo meglio in grado di capire quel momento della Passione del Signore, che mai ci stancheremo di meditare: Stabat autem iuxta crucem Iesu mater eius (Gv 19, 25), stava presso la croce di Gesù sua Madre.
Avrete osservato che certe madri, mosse da legittimo orgoglio, si affrettano a mettersi accanto ai loro figli quando sono festeggiati, quando ricevono un pubblico riconoscimento. Altre, invece, anche in questi momenti restano in secondo piano, amando in silenzio. Maria era così, e Gesù lo sapeva.
Adesso, invece, nello scandalo del sacrificio della Croce, Maria è presente, ad ascoltare con tristezza coloro che passavano di là e lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla Croce!» (Mt 27, 39-40). La Madonna ascolta le parole di suo Figlio, e si unisce al suo dolore: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mt 27, 46). Che cosa poteva fare? Fondersi con l’Amore redentore di suo Figlio, offrire al Padre il dolore immenso — come una spada tagliente — che trapassava il suo purissimo cuore.
Ancora una volta, Gesù si sente consolato dalla presenza discreta e amorosa di sua Madre. Maria non grida, non si agita affannosamente. Stabat: sta in piedi, accanto al Figlio. È allora che Gesù fissa su di Lei lo sguardo, per poi rivolgerlo a Giovanni, ed esclamare: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!» (Gv 19, 26-27). In Giovanni, Cristo affida a sua Madre tutti gli uomini, e specialmente i suoi discepoli: coloro che avrebbero creduto in Lui.
Felix culpa (Preconio nella Veglia pasquale), canta la Chiesa: colpa felice, perché ci ha fatto ottenere un così grande Redentore. Colpa felice, possiamo anche aggiungere, che ci ha meritato di ricevere per Madre la Madonna. Ormai non abbiamo più nulla da temere, niente ci deve preoccupare: perché la Madonna, incoronata Regina del cielo e della terra, è l’onnipotenza supplicante davanti a Dio. Gesù non può negare nulla a Maria, e neppure a noi, figli della sua stessa Madre.
I figli, specialmente quando sono ancora piccoli, tendono a chiedersi che cosa i genitori dovrebbero fare per loro, dimenticando invece i loro doveri di pietà filiale. Noi figli, di solito, siamo molto interessati, anche se questo modo di fare — l’abbiamo già rilevato — non sembra importare molto alle mamme, perché hanno abbastanza amore nei loro cuori, e amano con l’affetto migliore: quello di chi si dona senza attendere il contraccambio.
Altrettanto avviene con la Madonna. Ma oggi, nella festa della sua Maternità, dobbiamo sforzarci in un esame più accurato. Ci devono addolorare, se ci sono, le nostre mancanze di delicatezza verso la Madre buona. Vi chiedo — e mi chiedo —: come la onoriamo?
Ritorniamo all’esperienza quotidiana, alla consuetudine con le nostre madri terrene. Che cosa desiderano più di tutto le mamme dai loro figli, da coloro che sono carne della loro carne e sangue del loro sangue? La loro massima aspirazione è di averli vicino. Quando i figli crescono e non è più possibile averli accanto, attendono con impazienza le loro notizie, si emozionano per tutto ciò che succede loro: dal più piccolo malessere agli avvenimenti più importanti.
Guardate: per Maria, nostra Madre, saremo sempre piccoli, perché la Madonna ci apre la strada del Regno dei Cieli, che sarà donato a chi si fa bambino (cfr Mt 19, 14). Dalla Madonna non ci dobbiamo mai separare. E come le renderemo onore? Frequentandola, parlandole, esprimendole il nostro affetto, meditando nel nostro cuore le scene della sua vita terrena, raccontandole le nostre lotte, i nostri successi e i nostri insuccessi.
In questo modo scopriremo — come se le recitassimo per la prima volta — il senso delle preghiere mariane, che da sempre si recitano nella Chiesa. Che cosa sono l’Ave Maria e l’Angelus se non le lodi ardenti alla Maternità divina? E nel santo Rosario — meravigliosa devozione che non mi stancherò mai di raccomandare a tutti i cristiani — passano per la nostra mente e per il nostro cuore i misteri dell’esistenza mirabile di Maria, che sono anche i misteri fondamentali della fede.
L’anno liturgico è costellato di feste in onore della Madonna. Il fondamento di questo culto è la Maternità divina di Maria santissima, fonte della pienezza di doni di natura e di grazia con cui la Trinità Beatissima l’ha adornata. Denoterebbe scarsa formazione cristiana — e molto poco amore filiale — chi temesse che il culto alla Vergine possa sminuire l’adorazione che si deve a Dio. La Madre nostra, modello di umiltà, ha cantato: D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono (Lc 1, 48-50).
Nelle feste della Madonna, non lesiniamo le dimostrazioni di affetto: innalziamo più frequentemente il nostro cuore a Lei chiedendole ciò di cui abbiamo bisogno, ringraziandola per la sua sollecitudine materna e costante, raccomandandole le persone che ci sono care. Ma, se davvero vogliamo comportarci da figli, tutti i giorni saranno un’occasione propizia per amare la Madonna, così come tutti i giorni sono propizi per coloro che si vogliono bene davvero.
Qualcuno di voi forse può pensare che il lavoro quotidiano, l’andirivieni della nostra vita, non si prestano molto per mantenere il cuore in una creatura purissima come la Madonna. Vi prego di riflettere. Che cosa ricerchiamo, anche senza prestarvi particolare attenzione, in tutto ciò che facciamo? Quando siamo mossi dall’amore di Dio e lavoriamo con rettitudine d’intenzione, cerchiamo ciò che è buono, ciò che è puro, ciò che porta la pace alla coscienza e la felicità all’anima. Commettiamo anche degli sbagli? È vero; ma proprio il riconoscimento dei nostri errori ci fa scoprire con ulteriore chiarezza che la nostra meta è questa: una felicità non passeggera, ma profonda, serena, umana e soprannaturale.
Esiste una creatura che su questa terra ha ottenuto questa felicità, perché essa è il capolavoro di Dio: la nostra santissima Madre, Maria. Maria è viva e ci protegge; è accanto al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, in corpo e anima. È la stessa creatura nata in Palestina, che si diede al Signore fin da bambina, che ricevette l’annuncio dell’arcangelo Gabriele, che diede alla luce il nostro Salvatore, che rimase con lui ai piedi della Croce.
In Lei tutti gli ideali diventano realtà; ma non dobbiamo concludere che la sua sublime grandezza la renda inaccessibile e distante. Maria è la piena di grazia, la somma di tutte le perfezioni: ed è madre. Con il suo potere davanti a Dio, ci otterrà ciò che le chiediamo; essendo Madre, vuole esaudirci. E, sempre come Madre, ascolta e comprende le nostre debolezze, incoraggia, giustifica, facilita il cammino, ha sempre pronto un rimedio, anche quando sembra che non ci sia più niente da fare.
Come crescerebbero in noi le virtù soprannaturali se riuscissimo a frequentare davvero Maria, che è nostra Madre! Non esitiamo a ripeterle lungo la giornata — con il cuore, senza bisogno di parole — piccole preghiere, giaculatorie. La devozione cristiana ha raccolto molte di queste lodi ardenti nelle Litanie che accompagnano il santo Rosario. Ma ciascuno è libero di aumentarle, rivolgendo alla Madonna altri elogi, dicendole dal nostro intimo ciò che — per un santo pudore che Lei capisce e approva — non oseremmo pronunciare ad alta voce.
Ti consiglio — per concludere — di fare, se non l’hai ancora fatta, la tua esperienza personale dell’amore materno di Maria. Non basta sapere che Ella è Madre, considerarla tale, e parlare di Lei come tale. È tua Madre, e tu sei suo figlio; ti vuole bene come se tu fossi il suo figlio unico sulla terra. Trattala di conseguenza: raccontale tutto ciò che ti succede, rendile onore, amala. Nessuno può farlo al tuo posto, né come tu lo faresti, se non sei tu stesso a farlo.
Ti assicuro che se ti avvierai per questo cammino, troverai subito tutto l’amore di Cristo: e ti vedrai inserito nella vita ineffabile di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo. Troverai la forza per compiere fino in fondo la Volontà di Dio, ti riempirai di aneliti di servire tutti gli uomini. Sarai il cristiano che ogni tanto sogni di essere: pieno di opere di carità e di giustizia, felice e forte, comprensivo con gli altri ed esigente verso te stesso.
Questo, non altro, è il nerbo della nostra fede. Ricorriamo a Maria, che ci accompagnerà con passo sereno e costante.
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