Introduzione
Siamo ormai in grado di precisare alcuni princìpi originali contenuti nella spiritualità di Josemaría Escrivá, quelli che appunto ne delineano lo “spirito”, e che ritroviamo, incarnati e vissuti, nell’Opus Dei e nei suoi membri. Non è un compito difficile: essi brillano in ogni capitolo, o anche in ogni paragrafo, e di continuo ritornano, visto che configurano non una specifica applicazione ascetica riservata a situazioni o a persone speciali, ma uno “stile di vita” che tutti possono comprendere e condividere. Ecco perché il fondatore dell’Opus Dei, per quanto possa risultare – in talune idee, in talune espressioni – innovativo e audace, non è mai astruso: sia perché bada a restare strettamente vincolato alla dottrina di sempre, sia perché possiede quella “difficile facilità” che contraddistingue i classici, che parlano a tutti e per sempre.
Ho suddiviso la mia argomentazione per punti, senza pretese di rigida catalogazione: si tratta anzi di temi svariati quanto a natura (cue però, almeno in partenza, è sempre spirituale e ascetica) e a portata (coinvolgendo spesso un’ampia riconsiderazione a livello antropologico, sociologico, teologico-ecclesiologico). Per questa ragione su parecchi di essi torneremo più avanti, studiandone altre implicazioni.
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