Omelia di mons. Paul Youssef Matar
Offriamo questa Eucarestia per rendere grazie al Signore, per la Canonizzazione del beato Josemaria Escrivá, fondatore dell’Opus Dei e ispiratore di un modo di santità di cui l’umanità ha molto bisogno oggi per migliorarsi e per avanzare sul cammino della propria redenzione.
Io vorrei anche, essendo libanese, ringraziare con voi il Signore per questa Canonizzazione che ha donato al nostro paese un intercessore speciale, dato che mons. Escrivá aveva portato nel suo cuore la presenza cristiana nel Libano e in tutto il Medio-Oriente, e questo dall’inizio stesso della sua missione. Non ha forse lui espresso prestissimo il suo desiderio di stabilire la sua istituzione sulle rive orientali del Mediterraneo, mare che costituisce il trait d’union più diretto tra il suo paese e il nostro? Ora, i centri dell’Opus Dei sono già attivi in Libano, e l’antico desiderio di questo eccezionale uomo di Dio si è ben tradotto in realtà.
In occasione dell’udienza concessa al Congresso dell’Opus Dei che si è tenuto a Roma dall’8 all’11 gennaio 2002, il Papa Giovanni Paolo II ha definito il messaggio del beato Escrivá come “valorizzazione della vita quotidiano come via verso la Santità”. Il Santo Padre ha evocato in quell’occasione la particolarità del ministero sacerdotale del Beato, segnalando che fin dal suo inizio detto ministero era rischiarato dalla verità che tutti i battezzati, e non soltanto il clero o i religiosi, sono chiamati alla pienezza della carità.
In effetti, la scelta del padre Escrivá si fondava in origine sulla teologia come su una visione della storia dove si svolge, giorno dopo giorno, il progresso del Regno di Dio. In una omelia rivolta l’8 ottobre 1967 agli universitari di Navarra, il Santo dichiara che il campo del Regno di Dio non è che il mondo stesso, il mondo tutto intero. “Se dunque il Cristianesimo fosse una semplice spiritualità, dice, il luogo di questa religione sarebbe il Tempio e non il Mondo” e “la via della grazia sfiorerebbe il corso della storia” senza penetrarvi. Sarebbe come se il Cristo fosse unicamente il Salvatore delle nostre anime e non dell’Universo intero.
Cosa sarebbe dunque il salvatore del mondo, se non è il trasformatore dell’interiorità, nel corso stesso della storia, attraverso ogni tipo di azione e ogni sforzo prodotto in direzione di Dio? Evidentemente “la figura di questo mondo passa”, e quest’ultimo sarà completato al di là di se stesso. Ma il mondo sarà compiuto anche come si completa un Quadro, e questo compimento sarà egualmente il frutto della partecipazione degli uomini che, tramite la grazia, vi avranno compiuto la volontà di Dio. La santità consisterebbe allora per tutti nel fare bene quello che devono fare nella loro vita di tutti i giorno, per la gloria di Dio e per il servizio gli uni verso gli altri.
Non c’è forse in questa visione una ripresa del padre Escrivá della Teologia paolina che riconosce nell’azione stessa di mangiare e bere una glorificazione del Signore? D’altra parte San Paolo non divide il mondo su due livelli, uno profano e l’altro sacro. Quando rivolge le sue lettere ai cristiani delle città dove ha portato il Vangelo, li chiama tutti Santi, indistintamente. Questo significa necessariamente che tutti i credenti sono chiamati alla Santità, senza essere ritirati dal mondo in nome di una vocazione speciale e senza differenziarsi l’uno rispetto agli altri. Chi peraltro non è colpito dalla somiglianza che si può ravvisare tra la missione dei preti dell’Opus Dei le cui attività si rivolgono all’insegnamento soprattutto attraverso l’esercizio pastorale ordinario, e le missione di San Paolo stesso, che afferma di non avere battezzato molte persone, dato che “il Signore non lo aveva inviato per battezzare ma per predicare il Vangelo.”
Nessuno mette qui in discussione il servizio pastorale dei sacramenti. Cosa sarebbe infatti la vita della Chiesa senza la vita sacramentale e pastorale? Allo stesso modo, la vita contemplativa o religiosa non è neppure qui messa in discussione, dato che le vocazioni all’interno della Chiesa si completano, in virtù della molteplicità di funzioni che i membri esercitano in un solo corpo e in virtù dei diversi carismi che provengono tutti da uno stesso Spirito. Guardiamo per esempio le due vite di Santa Teresa del Bambin Gesù e di madre Teresa di Calcutta. La sorgente della loro ispirazione è lo stesso Signore, mentre l’espressione e le testimonianze differiscono l’una dall’altra
Di conseguenza, quando padre Escrivá afferma che la spiritualità di cui è nutrito è quella di un prete secolare che lavorava con gli uomini ovunque si trovino nella città, non fa altro che sottolineare la sua particolarità, ma lo fa anche in virtù di un bisogno reale del mondo di oggi, bisogno di riportare la Chiesa al cuore del mondo, quando due secoli di storia in Europa l’avevano voluta privatizzare e relegarla alla sacrestia.
La vocazione religiosa, una ricchezza nella Chiesa, vivrà certamente, e come una corona di gloria sul suo viso di luce. Tuttavia, una certa percezione della vita religiosa ha lasciato credere che il mondo era da principio divisa tra profano e sacro. Troppe forze vive sfuggono infatti alla influenza del Vangelo. Ora, se la Chiesa è il lievito della terra, è la terra intera che ne costituisce l’impasto; e la lievitazione non si può produrre tramite la separazione dei due elementi. Davanti a questa verità, san Escrivá ha reagito, e secondo la sua ispirazione che gli proveniva da Dio, si è impegnato, lui e il suo movimento, di conseguenza. E’ così che avrebbe visto che l’Opus Dei era destinato a propagarsi nel mondo intero, come in un oceano senza rive.
Non c’è alcun dubbio che mons. Escrivá pensasse in tal modo per la Chiesa tutta intera, e non per un gruppo di uomini e donne, tanto importante dal momento che stava per rispondere al suo proprio appello. Ed è oggi , alla luce della sua canonizzazione, che il nuovo santo rivela il senso pieno della propria vita e della sua opera, rischiarando la Chiesa con un nuovo riflesso dell’infinito splendore di Dio.
Da ora in avanti, san Escrivá non appartiene più esclusivamente al suo movimento, come se gli fosse mai appartenuto, diviene piuttosto un confessore della fede per la Chiesa universale, e testimone di Gesù cristo per il mondo intero.
Quanto a noi, qui presenti, e con noi tutti i fedeli della Chiesa, dobbiamo interrogarci sul senso che ha per noi questa canonizzazione. La nostra attenzione va prima di tutto all’Opus Dei stesso, frutto della preghiera e dell’azione del nuovo santo. Di tutto cuore le nostre felicitazioni a sua Eccellenza Mons. Echevarría, Prelato dell’opera, e con lui a tutti i suoi collaboratori. Felicitiamo anche tutti i membri dell’Opera diffusi in tanti paesi e appartenenti a tante culture. Compiamo questo dovere con gioia e fierezza.
Nel frattempo, al di là delle parole di circostanza, il nostro spirito torna verso il Canonizzato per chiedere a Dio attraverso la sua intercessione di confermarci nella nostra Fede e di aumentare la nostra speranza in un mondo migliore, salvato dal Sangue di suo Figlio. Prego da parte mio Nostro Signore di chiamarci alla santità, vera forza di cambiamento e salvezza.
Il male esiste intorno a noi e, perché non dirlo, esiste ancora in noi. Ma il male non sarà vinto dalla forza materiale, quale che sia, ma dalla forza dell’amore che Dio ha messo nei nostri cuori.
Mons. Escrivá ci invita oggi ad una nuova conversione delle nostre persone a Dio, che ci disporrà ad operare secondo il suo cuore divino. Pensiamo a Sant’Agostino che ci ha fatto mirabilmente comprendere che tutte le nostre buone azioni provengono contemporaneamente da Dio e da noi stessi. “Signore, dice, coronando i nostri meriti, coroni anche i tuoi doni.”
Inoltre, colti da nuovo entusiasmo, rientriamo ciascuno in se per celebrare l’incarnazione dell’amore di Dio nelle opere ordinarie e quotidiane, siano esse grandi o piccole. Il mondo ci attende per essere purificato dalle false idee e dalle influenze malvagie. Certamente potrebbe resisterci. In questo caso, pagheremo assieme a Cristo con il sacrificio o con la nostra vita, avendoci il padre Escrivá mostrato l’autentico luogo della Battaglia.. Ma oggi la sua vittoria è ufficialmente dichiarata. Con lui, che è già nella gloria, noi facciamo salire a Dio questa preghiera di suo Figlio: “Che il tuo nome sia santificato Signore e che la tua volontà sia fatta sulla terra come in cielo!”
Amen.
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