La spiritualità dell’Opus Dei e il Vaticano II (8)
Il lettore accorto avrà notato una stretta somiglianza tra gli aspetti della spiritualità dell’Opus Dei esposti fin qui e diversi testi del Concilio Vaticano II, specialmente la Costituzione dogmatica Lumen gentium che nei capitoli IV e V tratta dei laici e della chiamata universale alla santità; il Decreto Apostolicam actuositatem, sull’apostolato; la Costituzione pastorale Gaudium et spes, dove si parla della libertà e della responsabilità del cristiano e della santità del matrimonio; il decreto Presbyterorum ordinis sulla vita e sul ministero del sacerdote.
“È chiaro dunque a tutti, che tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità”. “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”. Vedendo nel lavoro quotidiano un prolungamento dell’opera del Creatore, essi contribuiscono, dal loro posto, a consacrare il mondo a Dio e inseparabilmente si sforzano di raggiungere una santità sempre più alta, una santità che sarà anche apostolato.
Essi infatti “sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall’interno, a modo di fermento, alla santificazione del mondo mediante l’esercizio del proprio ufficio e sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo, a manifestare Cristo agli altri, principalmente colla testimonianza della loro stessa vita”.
Queste brevi citazioni dai documenti conciliari – che potrebbero essere assai più numerose – sono come un’eco fedele della spiritualità che mons. Escrivà ha esposto in modo immutabile fin dal 1928. Perciò “è stato unanimemente riconosciuto come un precursore del Concilio” (card. Paletti, Decreto di introduzione della causa di beatificazione), come “un pioniere della spiritualità dei laici, che ha aperto il cammino della santità a uomini e donne di tutte le condizioni, anticipando, con l’intuizione che Dio concede ai suoi santi, le dichiarazioni dei documenti del Concilio Vaticano II” (card. Casariego, omelia sull’ordinazione di 54 membri dell’Opus Dei).
Espressioni analoghe sono state usate da altre personalità della Chiesa, per esempio dal card. Pignedoli, che qualifica mons. Escrivà “un pioniere della spiritualità laicale ed un precursore in molteplici aspetti dottrinali del Concilio Vaticano II”. Nelle sue memorie, il card. Frings ricorda le critiche acerbe rivolte al fondatore nei primi tempi dell’Opus Dei, e la sua gioia nel vedere che il Concilio “raccoglieva le sue idee e le proclamava apertamente”.
Il card. Baggio esprime un pensiero analogo: proclamare che la santità non è riservata a dei privilegiati “sembrava a molti un’eresia… Dopo il Concilio ecumenico Vaticano II questa tesi è divenuta un principio scontato. Ma ciò che continua ad essere rivoluzionario nel messaggio spirituale di monsignor Escrivà de Balaguer è la maniera pratica di indirizzare verso la santità cristiana uomini e donne di ogni condizione, l’uomo della strada, insomma”.
E per questo, aggiunge, che “la vita, l’opera e il messaggio di monsignor Escrivà de Balaguer costituiscono una svolta o, più esattamente, un capitolo nuovo e originale nella storia della spiritualità cristiana”. Questo capitolo venne aperto il 2 ottobre 1928, data di nascita dell’Opus Dei, da mons. Escrivà, che già da allora “aveva anticipato molto di ciò che con il Concilio Vaticano II è diventato patrimonio comune della Chiesa” (card. Konig).
Questo stretto legame con il Concilio è stato messo in evidenza da molti altri Padri conciliari e troverà un seguito nella configurazione giuridica definitiva dell’Opus Dei. Basterà, per concludere, ricordare le parole che Giovanni Paolo II ha rivolto a un gruppo di membri dell’Opus Dei durante una Messa celebrata per loro nel 1979:
“La vostra istituzione ha come fine la santificazione della vita rimanendo nel mondo, sul proprio posto di lavoro e di professione: vivere il Vangelo nel mondo, pur vivendo immersi nel mondo, ma per trasformarlo e redimerlo col proprio amore a Cristo! Grande ideale, veramente il vostro, che fin dagli inizi ha anticipato quella teologia del laicato che caratterizzò poi la Chiesa del Concilio e del post-Concilio”.
Note
(8) Cfr. Dominique Le Tourneau, L’Opus Dei Prélature personnell: dans le droit fil de Vatican II, in “Revue des Sciences religieuses” 57 (1983).
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