Santificare col lavoro
La vocazione professionale è intrinsecamente legata all’esistenza cristiana, e il lavoro è “la lucerna che illumina” colleghi e amici. Nel pensiero del fondatore, la santificazione delle strutture temporali è un aspetto essenziale dell’apostolato, che si traduce in un rapporto confidenziale e amichevole, a tu per tu, con le singole persone. La situazione professionale e civile di ciascuno intesse la trama di una serie di legami con i colleghi di lavoro, con altre persone interessate a questo stesso lavoro, con l’ambiente sociale e familiare; si creano in questo modo rapporti di coesistenza e di amicizia.
L’amicizia sincera, vera, disinteressata, propone il bene più grande: Dio stesso. Da questa amicizia, avvalorata dal sacrificio, nasce spontanea la confidenza. II cuore dell’amico si apre ai problemi essenziali, agli aneliti più profondi, alle esigenze intime dell’anima.
“Quelle parole lasciate scivolare proprio al momento giusto all’orecchio dell’amico che vacilla; quella conversazione orientatrice che hai saputo provocare così a proposito; e quel consiglio professionale che migliora il suo lavoro universitario; e la discreta indiscrezione che ti porta a suggerirgli orizzonti insospettati di zelo… Tutto questo è “apostolato della confidenza””.
Secondo l’espressione del fondatore, l’Opus Dei è “una grande catechesi” per combattere, con l’apostolato dell’esempio e della dottrina, contro l’ignoranza, “il più grande nemico di Dio”. Tale attività apostolica è principalmente individuale è praticata da ciascuno con la propria presenza tra i colleghi di lavoro. Questa presenza suscita con naturalezza le occasioni per parlare di Dio, di temi spirituali e della vita che ogni cristiano deve condurre nella trama molteplice del quotidiano. Come chi ne ha ben fatto l’esperienza, il fondatore esortava i suoi ascoltatori:
“Lavora dove già sei, adempi i doveri del tuo stato, e compi fino in fondo gli obblighi corrispondenti alla tua professione o al tuo mestiere, maturando, migliorando ogni giorno. Sii leale, comprensivo con gli altri, esigente verso te stesso. Sii mortificato e allegro. Sarà questo il tuo apostolato. E senza che tu ne comprenda il perché, data la tua pochezza, le persone del tuo ambiente ti cercheranno e converseranno con te in modo naturale, semplice – all’uscita dal lavoro, in una riunione di famiglia, nell’autobus, passeggiando, o non importa dove -: parlerai delle inquietudini che si trovano nel cuore di tutti, anche se a volte alcuni non vogliono rendersene conto. Le capiranno meglio quando cominceranno a cercare Dio davvero”.
Tale è il servizio che la Chiesa cattolica si attende dai membri dell’Opus Dei, servizio che si compie, come esplicitamente afferma il Decreto Primum inter di approvazione solenne dell’Opus Dei (16 giugno 1950), “per mezzo dell’esempio che essi danno ai loro concittadini, ai loro colleghi e compagni di lavoro, nella vita familiare, sociale e professionale, sforzandosi sempre e dovunque di essere i migliori”.
Il lavoro ben fatto ha valore d’esempio. I cristiani vi devono trasfondere tutta la perfezione di cui sono capaci sia sul piano umano (competenza professionale) sia sul piano divino (amore di Dio e servizio alle anime), affinchè tale lavoro sia oggettivamente un’opera ben compiuta. Difficilmente potremo santificare un lavoro non compiuto fino in fondo, fino alla perfezione. Mancando questa compiutezza, sarà anche difficile acquistare quel necessario prestigio professionale che mons. Escrivà considera “la cattedra da cui si insegna agli altri a santificare il lavoro e a conformare la propria vita alle esigenze della vita cristiana”.
Donde il bisogno di una formazione professionale costante per acquisire, nel proprio campo, tutta la scienza umana di cui si è capaci. Per essere d’aiuto agli altri, ognuno dovrà cercare di adempiere il proprio compito come lo adempie il migliore dei colleghi e, se possibile, meglio del migliore.
L’apostolato, pertanto, non può limitarsi a spingere gli altri a compiere delle pie devozioni, senza legarsi a ciò che costituisce la parte più cospicua dell’impiego del tempo.
In quanto l’apostolato è “ansia che consuma interiormente il cristiano della strada”, esso è intimamente legato al lavoro quotidiano. Prima ancora che all’amicizia e all’apostolato personale a cui conduce, la preoccupazione di santificare gli altri col proprio lavoro si ricollega con l’idea di servizio che si rende al prossimo e alla società con la propria attività professionale ben compiuta.
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