I grandi principi
Un testo del fondatore consente di cogliere nella sua globalità la concezione della santificazione da lui predicata:
“Chi pensasse che la vita soprannaturale si edifica volgendo le spalle al lavoro, non comprenderebbe la nostra vocazione; per noi infatti il lavoro è il mezzo specifico di santificazione.
La nostra vita interiore – di contemplativi nel bel mezzo della strada – scaturisce e prende slancio dalla vita esteriore di lavoro di ciascuno. Non separiamo la nostra vita interiore dal lavoro apostolico; sono tutt’uno. Il lavoro esteriore non deve provocare nessuna interruzione nella preghiera, così come il battito del nostro cuore non distrae l’attenzione che dedichiamo alle nostre attività, quali che siano”.
Mons. Escrivà mostra tutta la portata del passo del libro della Genesi (2, 15) dov’è scritto che l’uomo è stato creato ut operaretur, per lavorare. Se è questa la condizione dell’uomo, il lavoro ordinario è il perno della sua santificazione e lo strumento soprannaturale e umano appropriato per aiutare gli altri uomini, suoi fratelli.
L’affermazione divina è posta prima del peccato originale dei nostri progenitori. Pertanto il lavoro è una funzione che appartiene all’essenza dell’essere umano. Soltanto l’aspetto faticoso delle attività umane fa parte del castigo conseguente al peccato originale. Il lavoro, in sé stesso, è cosa buona e nobile. L’uomo si realizza pienamente lavorando in modo cosciente e responsabile; donde la sua superiorità sugli altri esseri creati.
Il lavoro, inteso nel senso più ampio, fa dunque parte del piano di Dio per l’uomo: “È il mezzo con cui l’uomo partecipa all’opera della creazione; pertanto il lavoro, qualunque esso sia, non solo nobilita l’uomo, ma è anche uno strumento per raggiungere la perfezione umana – terrena – e la perfezione soprannaturale”.
Co-creatore, l’uomo è anche, in unione a Dio, corredentore. Il lavoro, infatti, essendo stato assunto da Cristo, che volle apprendere da san Giuseppe il mestiere di carpentiere, si presenta come una realtà a sua volta redenta. Non è soltanto una cornice nella vita dell’uomo, bensì strumento e cammino di santificazione: una realtà santificante e santificabile.
Il lavoro professionale appare allora come il perno attorno ai quale gira l’intero compito della propria santificazione. In base a questo principio, il fondatore dell’Opus Dei poteva sintetizzare il destino dell’uomo sulla terra con queste parole: “Santificare il lavoro, santificarsi nel lavoro, santificare con il lavoro”. L’ordine delle tre proposizioni non è casuale; esso esprime la convinzione di mons. Escrivà che la santità personale (santificarsi nel lavoro) e l’apostolato (santificare col lavoro) non si realizzano approfittando del lavoro, come se si trattasse di realtà fortuitamente giustapposte e pertanto separabili; bensì attraverso il lavoro, elemento imprescindibile dell’esistenza umana e pertanto destinato a essere santificato in quanto tale (5).
Note
(5) Cfr. Pedro Rodrìguez, Camino, una espiritualidad de vida cristiana, in “Teologia espiritual”, vol. IX, n. 26, Valencia 1965.
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