Sul carisma dell’Opus Dei: prendere il largo nel lavoro
Giovedì 1. giugno si è tenuta in Cattedrale a Lugano la Santa Messa in memoria di san Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei, presieduta da mons. Nicola Zanini. L’omelia è stata tenuta da don Arturo Cattaneo, di cui riproponiamo di seguito un commento ispirato al carisma dell’Opus Dei.
Lavoro: tema concreto che può sembrare lontano e scevro da elementi spirituali ed invece già nel libro della Genesi leggiamo che Dio «pose l’uomo nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse». E anche nel Nuovo Testamento molti sono i riferimenti al lavoro e gli stessi primi apostoli sono stati chiamati da Gesù proprio mentre stavano lavorando: lavavano le reti, dopo aver pescato tutta la notte senza successo.
Questi due testi della Sacra Scrittura, che parlano del lavoro dell’uomo, sono quelli scelti per la Messa della memoria di san Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei. Dio fece infatti comprendere a san Josemaría che ogni lavoro e ogni incombenza quotidiana può essere trasformata in occasione di santità, vale a dire di amore verso Dio e verso il prossimo e che quindi tutti i fedeli sono chiamati a questa pienezza della vita cristiana. Per questa intuizione san Giovanni Paolo II lo chiamò «il santo dell’ordinario» e recentemente anche Papa Francesco ha ricordato che il carisma da lui ricevuto è per «diffondere la chiamata alla santità nel mondo, attraverso la santificazione del lavoro e degli impegni familiari e sociali» (mp Ad charisma tuendum).
Santificare il lavoro: facile da dire, ma non tanto da fare.
Infatti il lavoro è spesso occasione di stress, ansia, arrabbiature, invidie, corruzione e di conseguenza provoca trascuratezza della famiglia, per non parlare della trascuratezza del proprio rapporto con Dio. Esso non è quindi occasione di santità, ma tutto il contrario. Sospinti dal proprio orgoglio, dalla smania di affermazione personale, alla ricerca del successo, del guadagno, del potere ecc. trasformiamo il lavoro non in Opus Dei, ma in opus diaboli… Come riuscire a non cadere in questo circolo vizioso e a trasformare il lavoro in occasione di santità e di apostolato? L’illuminazione ricevuta da san Josemaría è proprio per aiutare gli uomini a vivere il lavoro come occasione di servire il piano salvifico, redentivo di Dio, ricapitolando ogni cosa in Cristo e impregnando ogni realtà con lo spirito del Vangelo. Esso diviene al contempo occasione di servire il nostro prossimo e di rendere testimonianza dell’amore di Dio. San Josemaría si rese conto che ciò è possibile solo con una intensa vita interiore, alimentata e fondata dallo spirito di filiazione divina e da una profonda sintonia con il mistero della vita di Cristo. In essa Cristo trovò diversi aspetti che illuminano l’esistenza dei cristiani. Fra di essi ricordo:
– Cristo, quale Verbo incarnato e figlio dell’artigiano che trascorse la maggior parte della sua vita terrena lavorando, mostrandoci il valore delle realtà terrene nel piano salvifico di Dio e, in particolare, il valore redentivo del nostro lavoro.
– Cristo, Sacerdote (ossia mediatore tra Dio e gli uomini) ci insegna a trasformare ogni azione in un’offerta gradita a Dio, grazie alla partecipazione al suo sacerdozio.
– Cristo, Apostolo ossia inviato dal Padre, ci invita a continuare la sua missione di trasformare tutte le realtà temporali dall’interno, santificando il mondo come il lievito nella pasta.
Gesù disse a Pietro e a quei suoi discepoli: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Parole che possiamo ascoltare come rivolte oggi anche a noi, nel senso di «prendere il largo nel nostro lavoro», ossia deciderci a svolgerlo con l’atteggiamento che ci ha insegnato san Josemaría. In tal modo, caleremo anche noi le reti e il nostro lavoro darà molti frutti di santità e di apostolato!
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