Decreto
di introduzione della Causa di Beatificazione e Canonizzazione
Il
Concilio Ecumenico Vaticano II "ha esortato con premurosa insistenza
tutti quanti i fedeli, di qualunque condizione o grado, a conseguire la
pienezza della vita cristiana e la perfezione della carità.
Questo forte invito alla santità può essere
ritenuto l'elemento più caratteristico dell'intero Magistero
conciliare e, per così dire, il suo fine ultimo" (Motu
proprio Sanctitas clarior, 19.III.1969).
Per
aver proclamato la vocazione universale alla santità, fin da
quando fondò l'Opus Dei nel 1928, Mons. Josemaría
Escrivá de Balaguer è stato unanimemente
riconosciuto come un precursore del Concilio proprio in ciò
che costituisce il nucleo fondamentale del suo Magistero, tanto fecondo
per la vita della Chiesa.
Il
Servo di Dio nacque il 9 gennaio 1902 a Barbastro (Spagna) in una
famiglia dalle fervide radici cristiane. Fin dalla giovinezza si
distinse per la vivacità dell'intelligenza e per il
carattere forte ed amabile. Verso i quindici anni avvertì i
primi presentimenti di una chiamata del Signore ad una missione che
egli ignorava ancora. Per rendersi pienamente disponibile alla
Volontà divina, decise di farsi sacerdote, coltivando una
vita di pietà e di penitenza intensissima. Dopo aver
compiuto gli studi presso il Seminario di Logrono, prima, e poi presso
il Seminario di San Francisco de Paula e l'Università
Pontificia di Saragozza, fu ordinato il 28 marzo 1925 a Saragozza.
Nel
1927 si trasferì a Madrid, dove esercitò un vasto
apostolato con i malati, i bisognosi ed i piccoli. Fu Cappellano del
Patronato de Enfermos dal 1927 al 1931 ; nel 1931 divenne Cappellano
nel Patronato de Santa Isabel, del quale fu nominato Rettore nel 1934.
Il
2 ottobre 1928, durante gli esercizi spirituali, il Signore gli
mostrò con chiarezza ciò che egli fino ad allora
aveva soltanto presagito, e il Servo di Dio fondò l'Opus
Dei.
Mosso
sempre dal Signore, il 14 febbraio 1930 fondò la Sezione
femminile dell'Opus Dei. Si apriva così nella Chiesa un
nuovo cammino diretto a promuovere fra le persone di tutte le classi
sociali la ricerca della santità e la realizzazione
dell'apostolato mediante la santificazione del lavoro ordinario, in
mezzo al mondo e senza cambiare stato.
Fin
dal primo istante, con la benedizione e l'incoraggiamento
dell'Ordinario del luogo, il Servo di Dio si dedicò
pienamente a questa missione e il Signore lo benedisse con frutti
abbondanti.
Durante
la guerra civile spagnola, incurante dei pericoli che lo minacciavano,
egli non abbandonò la propria intensa attività
sacerdotale. Alla fine della guerra fece ritorno a Madrid, da dove
potè dare maggior impulso al lavoro dell'Opera in Spagna:
nonostante l'assoluta carenza di mezzi, aprì nuovi Centri in
numerose città e preparò l'espansione al di fuori
della penisola iberica.
Moltissimi
sacerdoti e laici ricorrevano a lui per la direzione spirituale.
Inoltre, su richiesta dei Vescovi e dei Provinciali di diversi Ordini e
Congregazioni religiose, predicò un gran numero di esercizi
spirituali a sacerdoti e religiosi, oltre che ai laici. Con il suo
apostolato, suscitò moltissime vocazioni di ogni genere.
Il
14 febbraio 1943 Mons. Escrivá fondò, all'interno
dell'Opus Dei, la Società Sacerdotale della Santa Croce,
grazie alla quale diventava possibile l'ordinazione sacerdotale di
alcuni soci laici dell'Opus Dei e la loro disponibilità
all'assistenza spirituale degli altri soci e delle attività
apostoliche promosse dall'Opera. Sono stati circa un migliaio i
professionisti dell'Opera (medici, avvocati, ingegneri, giornalisti,
ecc.) che, già durante la vita del Servo di Dio, hanno
ricevuto gli Ordini sacri, lasciando prospettive professionali molto
fiorenti per dedicarsi interamente al ministero sacerdotale.
Nel
1946 il Servo di Dio si trasferì a Roma, dove
fissò definitivamente la propria residenza. Nel 1947 ottenne
dalla Santa Sede il decretum laudis per l'Opus Dei che, il 16 giugno
1950, ricevette l'approvazione definitiva come istituzione di diritto
pontificio.
Simultaneamente
venne approvata l'Associazione di Cooperatori dell'Opus Dei, in cui
potevano essere ammessi anche gli acattolici.
Da
Roma Mons. Escrivá stimolò e guidò la
diffusione dell'Opus Dei in tutto il mondo, prodigando le proprie
energie nel dare alle sue figlie e ai suoi figli una solida formazione
dottrinale, ascetica e apostolica. Esemplare fu la dedizione del
fondatore alla propria missione: fu instancabile nel lavoro e giunse ad
intraprendere viaggi assai gravosi per tutta l'Europa ed in America
anche in epoche in cui era gravemente malato. Malgrado le perenni
ristrettezze economiche, non si perse d'animo e creò gli
opportuni strumenti apostolici sia a Roma che in altri Paesi.
Il
suo zelo si è espresso concretamente in un'ampissima gamma
di iniziative apostoliche che - come un mare senza sponde - si sono
estese nei cinque continenti e a tutti i settori in cui più
vivo è il bisogno che la verità di Cristo
illumini lo sforzo degli uomini: centri di addestramento professionale,
di istruzione elementare e media; università (Mons.
Escrivá aveva fondato ed era Gran Cancelliere
dell'Università di Navarra, in Spagna, e
dell'Università di Piura, in Perù); ambulatori
medici; clubs per la formazione della gioventù; residenze
per collaboratrici domestiche, per contadini, per studenti
universitari; centri culturali; istituzioni accademiche di
specializzazione; scuole agrarie, ecc.
Con
i suoi insegnamenti il Servo di Dio ha aperto un capitolo nuovo nella
storia della spiritualità. I suoi scritti hanno raggiunto
una significativa diffusione: il solo Cammino ha avuto una tiratura di
tre milioni di copie, con traduzioni in 34 lingue. Simili sono i dati
riguardanti le altre opere di Mons. Escrivà: Il Santo
Rosario, Colloqui con Mons. Escrivá de Balaguer,
È Gesù che passa, Amici di Dio.
Il
Servo di Dio era dottore in Giurisprudenza ed in Sacra Teologia; era
stato nominato Prelato domestico di Sua Santità, Consultore
della Pontificia Commissione per l'interpretazione del Codice di
Diritto Canonico ed Accademico d'Onore dell'Accademia Teologica Romana.
A
Roma, il 26 giugno 1975, a mezzogiorno, un improvviso attacco cardiaco
troncò la sua vita terrena. Morì dopo aver
ricevuto, quando ormai aveva perso i sensi, l'assoluzione e l'Unzione
degli Infermi, che aveva ardentemente desiderato per tutta la vita,
dando ripetute volte precise indicazioni ai suoi figli in tal senso.
Anche quel giorno - secondo una confidenza fatta a quattro soci
dell'Opera - aveva rinnovato l'offerta della propria vita per la Chiesa
e per il Papa durante la celebrazione della Santa Messa, avvenuta
quattro ore prima di morire.
Alla
morte del Servo di Dio, l'Opus Dei, diffuso nei cinque continenti,
annoverava oltre 60.000 soci in rappresentanza di 80
nazionalità.
La
radice di tale fecondità consiste nell'attualità
del messaggio spirituale del fondatore dell'Opus Dei e, insieme, nel
vivo esempio che egli per primo ne fornì. Proclamando la
chiamata alla santità attraverso le occupazioni quotidiane,
insegnò che ogni azione dell'uomo è santificabile
e santificante, e contribuisce all'edificazione del Popolo di Dio.
Additando
a tutti una santità da ricercarsi proprio entro la cornice
dell'intera vita ordinaria, Mons. Escrivá
sottolineò il lavoro come strumento e àmbito
della santificazione; perciò, mentre ribadì
l'importanza di raggiungere la massima perfezione possibile
nell'eseguire i compiti temporali, insistette nel contempo sulla
necessità di svolgerli in unione con Dio mediante la grazia
ed una pietà viva e sincera. Da qui il suo impegno nel porre
in risalto il primato dei Sacramenti nell'edificazione di un'esistenza
autenticamente cristiana e nell'introdurre le anime nella pratica
dell'orazione.
Alla
base della spiritualità del Servo di Dio si coglie una
profonda percezione del mistero di Gesù, perfetto Dio e
perfetto uomo, che si esprimeva nell'intersecarsi dell'umano e del
divino in unità di vita.
Egli
offrì con la sua persona la dimostrazione di quest'intima
fusione di contemplazione e azione, vita interiore ed
attività quotidiane. Le virtù soprannaturali si
collegavano con le virtù umane, facendo di lui l'esempio di
una santità intrisa di semplicità e naturalezza,
fatta di fedeltà nelle piccole cose.
Viveva
profondamente il senso della filiazione divina, che si traduceva in un
fiducioso abbandono in Dio Padre, nel primato della preghiera rispetto
allo sforzo umano che poteva cosi diventare lavoro fatto con Dio e per
Dio, in un amore ardente per l'Umanità Santissima di Cristo,
in una devozione tenera e forte per la Madonna, San Giuseppe e gli
Angeli Custodi, in uno spirito di soprannaturale ottimismo e di
contagiosa allegria.
In
linea con questo stile di unità di vita, il Servo di Dio non
considerò l'apostolato come una mansione in più
accanto alle altre, né un compito riservato ad alcuni
iniziati nelle cose ecclesiastiche, ma come un dovere costante e
riguardante tutti i fedeli, a conseguenza delle grazie ricevute nel
Battesimo e nella Confermazione e successivamente sviluppate dagli
altri Sacramenti, e da esplicarsi in tutte le situazioni della giornata.
Questi
ed altri insegnamenti - si pensi soprattutto al suo considerare la
Santa Messa come centro e radice della vita interiore e all'amore che,
conseguentemente, profuse verso il Sacramento dell'Eucaristia e la
liturgia tutta - hanno apportato indubbi benefici anche ai sacerdoti,
per i quali la dottrina predicata dal Servo di Dio è
destinata a produrre frutti di insospettabile portata.
Mons.
Escrivá visse il proprio ministero come servizio
disinteressato alla Chiesa ed insegnò ai suoi figli, sparsi
per il mondo, a procedere in salda unione con la Gerarchia ordinaria ed
in assoluta fedeltà al Magistero, così che, in
tutte le diocesi dove l'Opus Dei lavora, la fedeltà al
Romano Pontefice e la lealtà verso la Gerarchia sono sue
caratteristiche inconfondibili.
Un
ruolo determinante nel messaggio di Mons. Escrivá
è svolto dall'amore alla vera libertà, un valore
così acutamente sentito dalla mentalità
contemporanea. In particolare egli insistette sulla libertà
nelle questioni temporali, indispensabile in rapporto all'azione dei
cristiani nel mondo, e la volle esercitata sempre in corrispondenza con
la conseguente responsabilità e nel rispetto delle norme
stabilite dalla fede e dalla morale, secondo i dettami del Magistero
della Chiesa.
Egli rispettò scrupolosamente le legittime scelte di tutti i
cristiani nelle materie opinabili. In questo modo difese una
proprietà irrinunciabile della vocazione secolare cristiana
e salvaguardò le finalità esclusivamente
spirituali dell'Opus Dei.
Degna
di particolare nota è la presa esercitata dalla
spiritualità del Servo di Dio sugli intellettuali: studenti,
docenti universitari e professionisti dei rami più diversi
avvertono la grande attrattiva di un messaggio in cui la vita interiore
e l'impegno per raggiungere una seria competenza professionale
costituiscono due aspetti ugualmente necessari di un medesimo cammino
verso Dio.
Ma,
allo stesso modo, impiegati, contadini, operai, genitori e figli,
uomini e donne, tutte le componenti della società civile -
la gente della strada, come diceva Mons. Escrivá - trovano
in questo spirito l'aiuto per scoprire il divino disegno di salvezza
che pulsa nelle più piccole realtà della vita.
Perennemente
attuale si mostra dunque questa figura di sacerdote, e punto di
riferimento dal quale la luce dell'apostolato cristiano si irradia
sulla società di tutti i tempi.
Ne
costituisce una conferma la vasta fama di santità che
circondò già in vita il Servo di Dio: essa
è suffragata da abbondanti ed autorevoli testimonianze. Da
quando il Signore lo chiamò a Sé, questa fama di
santità è andata progressivamente estendendosi,
con significativa spontaneità.
Migliaia
sono le lettere, di eminenti personalità e di gente comune,
pervenute al Santo Padre dai più lontani angoli della terra
allo scopo di chiedere l'apertura della Causa di Beatificazione e
Canonizzazione del Servo di Dio. Fra queste lettere ci piace ricordare
quella della Conferenza Episcopale del Lazio, con le sue espressioni di
gratitudine per i frutti seminati dallo zelo sacerdotale di Mons.
Escrivá a Roma.
Persone
di tutte le condizioni sociali e delle più varie
nazionalità attestano il cumulo di favori grandi e piccoli,
spirituali e materiali, ricevuti dal Cielo mediante il ricorso
all'intercessione del Servo di Dio. La cripta dell'oratorio di Santa
Maria della Pace, nella Sede centrale dell'Opus Dei, a Roma, dove
riposano le spoglie mortali del fondatore, è meta di un
pellegrinaggio ininterrotto di fedeli che affidano alla sua mediazione
presso Dio tutte le proprie necessità o lo ringraziano per i
favori ottenuti.
Di
fronte a tale realtà, il Presidente Generale dell'Opus Dei,
Rev.mo don Alvaro del Portillo, nominò Postulatore della
Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio
Josemaría Escrivá de Balaguer il Rev. don Flavio
Capucci, il cui mandato fu legalmente riconosciuto il 4 febbraio 1978.
Su
richiesta del Postulatore, persuasi del beneficio che l'accoglimento
della nostra supplica avrebbe arrecato alla Santa Chiesa, in data 15
marzo 1980, indirizzammo alla Sede Apostolica l'istanza di concessione
del Nihil obstat per l'introduzione della suddetta Causa, allegando i
documenti richiesti a tal fine dal Motu proprio Sanctitas clarior.
Dopo
un attento studio della documentazione, la Sacra Congregazione per le
Cause dei Santi, nel Congresso Ordinario del 30 gennaio 1981, concesse
il Nihil obstat affinchè fosse introdotta la Causa. Il Santo
Padre Giovanni Paolo II, il giorno 5 febbraio 1981, ratificò
e confermò la decisione della Sacra Congregazione.
In
virtù di quanto esposto, e delle facoltà che ci
competono a norma del Codice di Diritto Canonico e del Motu proprio
Sanctitas clarior, DECRETIAMO l'introduzione canonica della Causa di
Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Josemaría
Escrivá de Balaguer, Sacerdote, fondatore dell'Opus Dei, e
l'istruzione del relativo Processo canonico per il giorno 12 maggio
1981.
Ugo
Card. Poletti
Vic. Gen.
Roma,
19 febbraio 1981