Il
potere di seduzione de "Il Codice da Vinci"
Dietro
“Il Codice da Vinci”, il bestseller di Dan Brown,
non vi sono solo errori storici colossali. Il suo potere di seduzione
risiede soprattutto nell’ideologia, che lo stesso autore
definisce “il culto alla dea”.
José
Antonio Ullate, giornalista, ex redattore capo di “Alfa y
Omega” ed ex coordinatore del settimanale “Fe y
Razón”, ha di recente terminato di scrivere il
libro “La verdad sobre ‘El Código da
Vinci’” (Ed. Libros Libres), in cui approfondisce
il pensiero di Brown, definito come “spiritualità
da bar” di carattere gnostico.
In
questa intervista, rilasciata all’agenzia ZENIT,
l’autore descrive il contenuto del suo libro.
D
- È stato da poco pubblicato “La verdad sobre
‘El Código da Vinci’”, che
particolarità ha questo libro, che lo differenzia dalle
altre critiche al famoso bestseller di Dan Brown?
R
- Una molto importante. Mentre gli altri
libri, che sono stati pubblicati come “obiezioni” a
“Il Codice da Vinci”, consistono principalmente in
un elenco di confutazioni concrete agli innumerevoli errori di ogni
tipo contenuti nel romanzo di Dan Brown, io ho voluto andare
più in là. Con questo libro, non solo tento di
chiarire gli equivoci provocati da “Il Codice”, ma
tento di entrare in dialogo con i lettori del romanzo per approfondire
le cause della seduzione che “Il Codice” ha
esercitato su di loro e le intenzioni che sottendono il romanzo.
Parlando in termini classici, ho tentato un esercizio di apologetica.
In
altre parole, in termini di efficacia, mi sembra discutibile elaborare
enciclopedie “anti-Codice”, nelle quale il lettore
possa trovare una per una le falsità che Brown ha
disseminato nell’opera, senza offrire una panoramica che
permetta al lettore di dotarsi degli strumenti critici per la lettura.
D
- Qual è il principale pericolo nascosto nella lettura de
“Il Codice da Vinci”?
R
- Per quanto paradossale possa sembrare, il lettore odierno
è molto meno critico rispetto a quello delle precedenti
generazioni. Questo si manifesta in una temeraria ingenuità
al momento della scelta dei libri da leggere.
Si
pensa che un romanzo sia solo un intrattenimento senza ulteriori
conseguenze e d’altra parte si disconoscono i meccanismi
naturali attraverso i quali si forma l’opinione personale,
basati fondamentalmente sull’emulazione. È proprio
questa ingenuità di milioni di lettori - che ignorano la
portata della nostra recettività rispetto a ciò
che vediamo, sentiamo o leggiamo -, che rende un romanzo come
“Il Codice” così pericoloso.
D
- Può farci qualche esempio concreto?
R
-
Ne potrei fare molti, ma ve n’è uno che richiama
immediatamente l’attenzione. Milioni di lettori che si
considerano cristiani hanno letto e persino raccomandato “Il
Codice da Vinci”. “È solo un
romanzo”, dicono. Ma si dà il caso che nelle
pagine di questo romanzo si insiste continuamente sull’idea,
tra le tante contrarie alla fede cristiana, che Gesù Cristo
e Maria Maddalena erano uniti sentimentalmente.
Questa
idea è una sorta di “emendamento
soppressivo” della fede e della vita di qualunque cristiano.
Non voglio dire che non meriti di essere confutata con dati, cosa che
faccio nel mio libro. Ciò che mi richiama
l’attenzione è che i lettori più o meno
cristiani, lascino scorrere le pagine, nelle quali si succedono insulti
alla fede, come se non li toccassero affatto: “tanto
è solo un romanzo”.
Questo
ragionamento è mostruoso. Se nella nostra vita quotidiana,
qualcuno insinuasse, in tono scherzoso, che la nostra madre
è una svampita, nessuno sano di mente continuerebbe ad
ascoltare, pensando che “tanto era uno scherzo”. Ci
indigneremmo e chiederemmo spiegazioni immediatamente.
D
- Crede che Dan Brown ha avuto un’intenzionalità
ideologica nello scrivere il romanzo?
R
-
Non sono io a crederlo - cosa che risulta comunque evidente leggendo
attentamente il libro -, ma è lo stesso autore a dichiararlo
apertamente. Questo è un alto aspetto particolare de
“La verità su ‘Il Codice da
Vinci’”: spiegare quale sia lo sfondo ideologico e
persino religioso del romanzo di Dan Brown e come ciò si
inserisca in una strategia diretta a diffondere un modo di pensare
contrario alla fede cattolica.
D
- Che tipo di pensiero sta dietro “Il Codice da
Vinci”?
R
-
Per usare lo stesso linguaggio di Dan Brown, sarebbe “il
culto alla dea”. In parole più comprensibili, si
tratta di una dottrina femminista radicale, che nega
l’esistenza di un Dio trascendente e della stessa legge
naturale. È una forma di panteismo gnostico, accompagnato da
un’etica libertina, da un’esaltazione della
sessualità strumentale secondo cui ciascuno sarebbe libero
di fare ciò che vuole con il proprio corpo, senza altro
scopo se non quello del conseguimento del massimo grado di piacere.
Una
tale dottrina ha fondamenta filosofiche: la negazione di un mondo
intelligibile. Ovvero, la ragione non serve come guida per capire la
realtà, né per dirci come comportarci.
L’unico criterio di questa impostazione è il
sentimento, il piacere fisico. Le conseguenze personali e sociali di un
tale modo di pensare sono terribili, e per questo è
necessario non solo rigettare le falsità concrete de
“Il Codice”, ma occorre andare oltre per scoprire
le intenzioni dell’autore, oltre ad aiutare i lettori a
scegliere letture intelligenti e formative. Non bisogna essere ingenui,
perché a volte l’ingenuità
può essere fatale.