Il
Codice da Vinci e la Chiesa Cattolica
The
Times (Londra)
Santa farsa
di
Peter Millar
21 giugno 2003
“Questo
libro è, senza dubbio, il più stupido, inesatto,
poco informato, stereotipato, scombinato e popolaresco esempio di pulp
fiction che io abbia mai letto”.
“Nell’
‘L’eredità Scarlatti, ‘Il
Circolo Matarese’ e ‘L’Inganno
Prometheus’ Robert Ludlum creò una trama de
complotti stravaganti che avevano come protagonisti personaggi di
cartapesta che intavolavano dialoghi ridicoli. Dan Brown, temo, sia un
suo degno successore”.
“E’
già negativo che Brown molesti il lettore con riferimenti
“New Age” (...) ma in più lo fa anche
male”.
“Gli
editori di Brown hanno avuto un manciata di elogi brillanti da
scrittori di fiction americane, quelli di terza categoria. Posso solo
affermare che il motivo di questa esagerata lode deriva dal fatto che
quando le loro opere verranno confrontate con questo libro sembreranno
opere eccelse”.
Catholic
News Service
Una
storia travestita da Storia nel “Codice Da Vinci”
di
Joseph R. Thomas
6 giugno 2003
”Il
‘Codice Da Vinci’ è un romanzo
estremamente lungo e esagerato (...).Deforma la storia della Chiesa
sotto un travestimento moderno dell’antica eresia Ariana,
mischiando scampoli di fatti storici e pseudo-storici”.
“Brown
mescola fatti reali con speculazioni gratuite e fantasie in maniera
tale che il risultato finale acquista facilmente una certa
verosimiglianza. In uno scrittore, questa è un
capacità di gran valore. Ma, come ogni capacità,
può essere utilizzata in modo disonesto”.
“Nel
"Codice Da Vinci" questa capacità viene usata per mettere in
dubbio le basi della fede cristiana e attaccare la Chiesa attraverso un
genere – quello del romanzo –nel quale una persona
generalmente non si aspetta di trovare argomenti nascosti come
verità storiche”.
Chicago
Sun Times
Attacco contro
i cattolici, di nuovo
di
Thomas Roeser
27 settembre 2003
“Nella
nostra società “corretta”, una
dichiarazione razzista, antisemita, contro gli omosessuali o le donne
può squalificare uno scrittore per molto tempo. Ma non
succede così con gli insulti a Cristo e ai suoi discepoli.
Paradossalmente: scrivere un lungo libro su una cospirazione cattolica
piena di falsità garantisce abbondanti benefici e
notorietà”.
“Il
romanzo mescola realtà e finzione, in forma docudrammatica e
scaglia attacchi senza fondamento contro il cattolicesimo”.
“La
presunta analisi di Brown attinge alle fonti del femminismo
estremista”.
“Queste
eccentriche congetture si mescolano con fatti e ricerche mal
fatte”.
“Il
romanzo fa parte di un genere che presenta il ripugnante stereotipo di
un cattolicesimo plebeo. L’odio verso il cattolicesimo
impregna tutto il libro, ma le peggiori invettive sono rivolte
all’ Opus Dei”.
New
York Daily News
Codice caldo,
critiche ardenti
di
Celia McGee
4 settembre 2003
“Il
romanzo ha un grande debito verso due precedenti opere di ricercatori
dilettanti: ‘The Templar Revelation: Secret Guardians of the
True Identity of Christ’ e ‘Holy Blood, Holy
Grail’, una speculazione gratuita sulla Passione di Cristo. I
due lavori sono stati screditati dalla maggior parte dei seri
ricercatori”.
“I
suoi grossolani errori possono sorprendere solo un lettore poco
istruito”.
New
York Times
Smaschera
“Il Codice Da Vinci” a Leonardo?
di
Bruce Boucher
3 agosto 2003
“Più
che un film, quello che Brown ha creato sembra un’opera di
spionaggio. E qui viene a proposito una frase di Voltaire:
‘Se qualcosa è troppo stupido per essere detto,
almeno sempre potrà essere cantato”.
Our
Sunday Visitor
“Il
Codice Da Vinci” un attacco al Cattolicesimo”
di
Amy Welborn
8 giugno 2003
“Il
Codice Da Vinci” non aggiunge nulla, benché forse
rafforzi la pazienza del lettore. Inoltre non si tratta di un mistero
reale, e lo stile è spasmodicamente banale, anche per il
genere della fiction. E’ pretenzioso, fanatico”.
“Pochissime
cose di questo racconto sono davvero originali. La maggior parte
provengono dal fantasioso lavoro “Holy Blood, Holy
Grail”, presentato come storico, e il resto sono stralci di
ridicole e vecchie teorie esoteriche e gnostiche”.
“Il
modo di Brown di trattare la Chiesa Cattolica Romana è poco
originale. Ripete acriticamente falsità e distorsioni, come
per esempio quella che la Chiesa fu responsabile
dell’uccisione di cinque milioni di streghe condannate nel
Medioevo”.
“Siam
odi fronte a un giallo di scarsa qualità. Ci sono ben pochi
passaggi degni di nota”.
Pittsburgh
Post-Gazette
Sospetti sul best-seller Da Vinci Code
di
Frank Wilson (Philadelphia Inquirer)
31 Agosto 2003
“Il
Codice Da Vinci è inesatto fin nei più piccoli
particolari (...) i fedeli dell’Opus Dei non sono monaci
né portano l’abito”.
“Di
per sé il libro è un attacco al
Cristianesimo”.
Weekly
Standard
Dei nuovi: un
paio di bestseller sulla religione.
di
Cynthia Grenier
22 settembre 2003
“Chiamatemi
pure scettica, ma non sono disposta a comprare questo romanzo. I riti
che descrive sono il frutto di un miscuglio di racconti
immaginari”.
“Se
è convinto che il Sacro Graal cercato dai cavalieri del Re
Artù sia veramente il ventre della Maddalena, allora il
“Codice Da Vinci " è il libro che fa per
lui”.
“Per
favore, qualcuno fornisca a quest’uomo e ai suoi editori le
lezioni di base sulla storia del cristianesimo e una cartina
geografica”.
“Sono
davvero audaci l’autore e i suoi editori nel pretendere di
raccontare una storia vera limitandosi semplicemente a citare qua e
là personaggi reali e storici”.
Panorama
Omicidi
firmati Da Vinci
di Sabrina Cohen
6
novembre 2003
Al
centro del romanzo è quella che Brown considera la
più grande congiura degli ultimi 2 mila anni. Sullo sfondo,
la possibilità che alla base della religione cristiana ci
sia un errore storico. (…)
Nel
libro si accenna più volte alla possibilità che
la Chiesa abbia cercato di nascondere un legame tra Gesù e
Maria Maddalena. Ed è uno dei punti sui quali anche il
reverendo James Martin, direttore del settimanale cattolico America, ha
mosso le maggiori critiche.
Dagli
inizi di settembre gli attacchi a proposito dell'accuratezza delle
informazioni riportate da Dan Brown nel testo si sono moltiplicati,
tanto da spingerlo a non concedere altre interviste. A suo dire il
romanzo si baserebbe su fatti, non su finzioni. I quadri, i luoghi, i
documenti storici e le organizzazioni descritte nel libro esistono,
possono essere visti sui libri d'arte o sul suo sito. (…)
L'interesse per le società segrete è frutto delle
esperienze che Brown ha avuto nella vita. Quanto al gusto di scrivere
in tali termini del Vaticano e dell'Opus Dei, deve avere influito la
passione dell'autore per i fatti insoliti e per le trame venate di
misteri millenari (…).
Ma
proprio il ritratto che Brown fa dell'Opus Dei, l'organizzazione della
Chiesa fondata da Josemaría Escrivá nel 1928,
costituita come prelatura personale della Chiesa cattolica da Giovanni
Paolo II nel 1982, ha attirato su Brown le critiche di molti.
Per la stampa cattolica americana, in particolare, le accuse rivolte
all'Opus Dei sono semplicemente fandonie. Lo scrittore infatti
raffigura la Prelatura dell’Opus Dei come una sorta di setta
mistica, in cui le donne non avrebbero alcun potere. Tutto viene
estremizzato nella descrizione del nuovo quartier generale di New York,
un palazzo di 17 piani situato nel cuore di Manhattan. Lo scrittore
criminalizza perfino la disposizione delle porte d'ingresso, cercando
aspetti ambigui.
Il
portavoce della sede di New York, Brian Finnerty, smentisce il fatto
che il palazzo in Lexington Avenue descritto nel romanzo sia la
residenza di «monaci» dell'Opus Dei. Fantasiosa,
poi, l'idea che i membri debbano mantenere intatto il mistero che
circonda il Sacro Graal a costo della vita, o uccidere per averlo.
Inverosimile che l'Opus Dei possa decidere di far assassinare a sangue
freddo chi mettesse in pericolo la sacralità della religione
cristiana.
(…)
Nel Codice Da Vinci è la religione cristiana a rivestire un
ruolo fondamentale: attorno a essa ruota il segreto del codice di
Leonardo. «Sono cristiano, anche se non nel senso
tradizionale del termine. Mi considero uno studente di molte
religioni» dice Dan Brown, che scrive soprattutto alle prime
luci dell'alba. Non si considera eccentrico anche se si sveglia alle 4
per scrivere. «Se inizio a scrivere più
tardi» conclude «ho la sensazione di perdere la
parte più produttiva della mia giornata». Sulla
scrivania un orologio che, ogni ora, gli ricorda che è il
momento di fare una pausa per sgranchire le braccia e le gambe.
Altri segreti? Sua grande passione è rimanere appeso con le
gambe per aria, perché gli dà la sensazione di
risolvere le questioni in sospeso guardandole da una prospettiva
diversa. Col sangue alla testa.