La
verità dietro Il Codice da Vinci
Anche
molti cristiani ne sono attratti. Molti credono che si tratti di un
libro innocuo capace magari di arricchire la loro fede. È
per questo che Carl Olson ha deciso di scrivere un libro insieme a
Sandra Miesel dal titolo “The Da Vinci Hoax” (ed.
Ignatius), che uscirà questa estate.
Olson,
editore della rivista “Envoy”, ha illustrato a
ZENIT il suo libro, nel quale egli svolge un’analisi e una
critica dei numerosi errori contenuti nel “Codice Da
Vinci”, e valuta il significato del successo del romanzo, in
relazione al panorama culturale e religioso dell’America.
D
- Perché ha sentito il dovere di decifrare il
“Codice Da Vinci”?
R
-
Lo scorso agosto, un amico che aveva letto il “Codice Da
Vinci” ricevuto in regalo, mi pregò di leggerlo a
mia volta, sostenendo che fosse pieno di errori e che avesse una forte
inclinazione avversa alla Chiesa cattolica.
Egli
riteneva dovessi conoscere quel romanzo, visto il lavoro che svolgo nel
campo dell’apologetica, poichè esso stava
riscuotendo un grande successo sia da parte della critica che da parte
del pubblico; le vendite hanno raggiunto la cifra di 6 milioni di
copie.
Quando
feci caso ai dati sulle vendite e alle recensioni giornalistiche mi
resi conto che aveva ragione. Il romanzo stava – e ancora sta
– generando grande polemica e confusione. Seppure si tratti
di un romanzo, esso viene considerato da molti come storicamente
attendibile, un ritratto del primo Cristianesimo e della Chiesa
cattolica. Così, mi decisi di comprarne una copia, presi una
penna rossa e mi misi a lavoro.
In
quello stesso periodo, la storica medievista e giornalista Sandra
Miesel mi mandò una copia della sua eccellente rassegna sul
“Codice Da Vinci” pubblicata sulla Rivista
“Crisis”.
Anche
io iniziai a ricevere e-mail dai lettori di “Envoy”
relativamente al romanzo: mi domandavano se valesse la pena leggerlo,
come potessero darvi risposta, e se esso fosse attendibile.
Così,
chiesi a Sandra se volesse collaborare con me nella stesura di alcuni
articoli online e di un libro che è poi diventato "The Da
Vinci Hoax."
L’obiettivo
era duplice: mostrare e criticare i numerosi errori contenuti nel
“Codice Da Vinci”, e presentare la
verità sui primi tempi della Chiesa, sul Cattolicesimo,
sulla storia medievale e su una serie di altri argomenti. Il libro
compie anche un’analisi del significato del successo del
romanzo, in relazione al panorama culturale e religioso.
D
- Quali sono i principali problemi teologici con il “Codice
Da Vinci”?
R
-
Il romanzo si fonda su una serie di credenze esoteriche, neo-gnostiche
e femministe che si pongono in diretta opposizione al Cristianesimo. Il
romanzo sostiene ad esempio che Gesù e Maria Maddalena
fossero sposati; e questa è solo la punta
dell’iceberg.
Tra
le righe emergono sistemi di credenze che considerano il Cristianesimo
come menzognero, violento e sanguinario, la Chiesa cattolica come
un’istituzione sinistra e misogena, e la verità in
definitiva come la creazione e il prodotto di ciascuna persona.
Dan
Brown, l’autore del romanzo ha ammesso in alcune interviste
che gran parte delle idee del “Codice Da Vinci” non
derivano originariamente da lui. Il bagaglio intellettuale, ideologico
e spirituale del “Codice Da Vinci” risalirebbe in
realtà a molti decenni, se non secoli, addietro.
Il
romanzo non è affatto così innovativo come molti
lettori ritengono. Come dimostrato dai nostri articoli e dal nostro
libro, Brown ha tratto gran parte delle sue idee da una manciata libri
pubblicati recentemente e che hanno una grande diffusione, pieni di
teorie cospirative, di strambe raffigurazioni della teologia cattolica
e spesso di bizzarre e infondate asserzioni su eventi e personaggi
storici.
In
definitiva, ciò che Brown ha ottenuto è la
creazione di un mito popolare che distilla e presenta determinate
credenze in una forma non impegnativa, ma dilettevole e attraente.
Questo
mito opera su più di un livello, essendo il libro allo
stesso tempo un giallo, un romanzo, un thriller, una teoria cospirativa
e un manifesto spirituale, tutto in uno.
Il
primo elemento di attrazione è costituito dalla promessa di
una sorta di gnosi – o conoscenza segreta – su una
serie di argomenti e dall’insinuazione dell’idea
che l’individualismo soggettivo e non la religione
tradizionale sia portatore delle vere risposte alle grandi domande
della vita.
La
triste ironia è che alcuni cattolici ritengono il romanzo un
bellissimo lavoro di letteratura capace in qualche modo di aiutare ad
esplorare e a meglio comprendere la propria fede. Ma il romanzo si basa
sull’asserzione che Gesù sia meramente umano, che
il Cristianesimo sia una spregevole ipocrisia e che ogni affermazione
di verità religiosa oggettiva sia da evitare.
D
- Il romanzo apre con una pagina intitolata
“Fatto”, in cui si legge: “Ogni
descrizione di opera d’arte, architettura, di documenti, e
rituali segreti di questo romanzo è esatta”. Lei
ha trovato molte cose in questo libro che di esatto hanno ben poco.
Quali sono le fondamenta di questi errori? Quali i loro pericoli?
R
- L’accoglienza diffusa di gran parte delle asserzioni di
Bronwn è alquanto sorprendente, specialmente se molte di
queste non passano neanche il cosiddetto "desk encyclopedia
test” (ovvero neanche sbirciando in una qualsiasi
enciclopedia, ndr).
Ad
esempio, il romanzo afferma che l’opera di Leonardo da Vinci
“La Vergine delle rocce”, che sta al Louvre, sia
una tela alta cinque piedi (1 metro e mezzo circa, ndr) , mentre da un
rapido controllo su Internet o su un’enciclopedia dimostra
che in realtà è alta 6 piedi e mezzo (poco
più di 2 metri,ndr).
Normalmente
questo tipo di dettaglio verrebbe attribuito ad una licenza artistica.
Ma l'insistenza di Brown sulla precisione delle sue descrizioni
relative alle opere d'arte - e nel ricordare che la moglie è
una storica d'arte - indica che egli non è attento nella
trattazione della verità.
Questo
diventa ancor più grave quando sostiene che prima del
Concilio di Nicea nessuno credeva nella natura divina di
Gesù, che la Chiesa cattolica aveva messo 5 milioni di donne
al rogo nel Medio Evo e che tutte le maggiori credenze del
Cristianesimo sono state prese dalle religioni pagane.
Questo
tipo di asserzioni appaiono originare da una sincera avversione alla
Chiesa cattolica - il libro non menziona mai il Protestantesimo o
l'Ortodossia orientale - e dal desiderio di contestare la pacifica
comprensione relativa a determinati fatti, persone e tradizioni.
Il
pericolo sta nel fatto che molti lettori sembrano prendere le
affermazioni del romanzo come fatti attendibili, credendo di aver
trovato il tallone d'Achille della Chiesa.
La
situazione diventa ancora più difficile quanto queste
persone si rifiutano di prendere in considerazione confutazioni o
risposte al "Codice Da Vinci". Ancora una volta appare più
forte l'attrattiva di una presunta verità segreta: una volta
che qualcuno afferma di conoscerla, non si pensa alla
necessità di considerare argomentazioni o fatti ad essa
contrari.
D
- Perché ritiene che molte persone, tra cui anche molti
cristiani, siano atratti da questo libro?
R
-
Il libro mette insieme elementi certamente attraenti nel contesto di
una cultura postmoderna: un atteggiamento relativistico verso la
religione, affermazioni fondate su teorie cospirative, un femminismo
radicale, un’avversione per l’autorità
religiosa e il principio che la realtà sia malleabilie e
suscettibile di essere personalizzata, per così dire, a
piacimento.
Esso
si basa inoltre su una formula standard usata per i romanzi, e
nonostante si dilunghi su strani rituali sessuali e sul tema
dell’androginia, il centro del romanzo è comunque
la classica storia d’amore.
Un
altro fattore è che i dialoghi del romanzo sono molto simili
ai copioni televisivi: conversazioni concise, scarsa elaborazione dei
personaggi e del contesto.
Per
contro, vi è un’eccessiva enfasi sulle emozioni
dei personaggi. Di conseguenza, mentre il libro contiene affermazioni
che possono apparire curiose ai lettori, esso si presenta al contempo
alquanto piacevole.
D
- Nonostante il “Codice Da Vinci” sia chiaramente
un romanzo, esso ha indotto molte persone comuni e del mondo
dell’informazione a mettere in dubbio la
autenticità del Vangelo e di alcuni insegnamenti della
Chiesa. La società contemporanea sta perdendo la
capacità di distinguere tra cultura pop e realtà?
R
- Tristemente, per alcune persone la cultura pop è la
realtà; o comunque è l’unico mezzo per
interagire e far fronte alla realtà.
Non
è che la cultura pop sia di per sé malvagia o che
non abbia nulla di buono da offrire. Ma essa generalmente si adopera
per dare alla gente ciò che essa vuole sentire, a
prescindere dalla verità.
Essa
inoltre semplifica e sensazionalizza argomenti che sono complessi e
richiedono uno studio attento. E dato che molta della cultura pop
è una cultura giovanile, del
rock’n’roll, essa porta con sé il senso
di sfida all’autorità e alle idee accettate,
spesso senza motivo salvo quello del brivido della contestazione.
Occorre
notare tuttavia che molte delle idee cardine del “Codice Da
Vinci” sono emerse inizialmente in un ambito di istruzione
superiore, comprese le contestazioni al contenuto e alla datazione dei
Vangeli, nonché all’insegnamento della Chiesa su
una serie di argomenti.
Ciò
vale anche per i messaggi di femminismo radicale contenuti nel romanzo.
Essi sono stati in auge per decenni nell’ambito
universitario, ma il libro li ha posti in modo romanzato, tali da poter
essere assorbiti da milioni di persone e non solo da qualche centinaio.
D
- Come possono la Chiesa e i suoi appartenenti fugare i miti contenuti
nel “Codice Da Vinci”?
R
- Deve essere ben chiaro che romanzi come il “Codice Da
Vinci” non sono “solo un romanzo”. Essi
sono uno strumento per veicolare determinate idee e credenze a folti
gruppi di persone, spesso composti di individui che non vagliano fino
in fondo ciò che stanno leggendo.
La
mia preoccupazione non è tanto quella di dire alle persone
di non leggere il romanzo, quanto quella di incoraggiarle ad
analizzarlo e a valutarlo attentamente in ciò che dice,
prendendo in considerazione il perchè è stato
scritto.
Gli
errori e le idee false contenute nel romanzo richiedono di essere
valutate puntualmente, ed il nostro libro lo fa in modo dettagliato. Se
una sua confutazione è di valore inestimabile, una solida
catechesi è altrettanto importante.
Non
è necessaria una laurea specialistica o decenni di studio
per riconoscere i problemi relativi ai fatti e alla logica che
attraversano il “Codice Da Vinci”. Una buona
catechesi è già sufficiente per vaccinare i
cattolici dall’errore e fornirli delle conoscenze relative
alla dottrina, agli usi e alla storia della Chiesa.