"Forgia":
un classico dello spirito
Cammino,
Solco, Forgia: siamo di fronte a una trilogia di profonda
spiritualità che mons. Josemaría
Escrivá ha voluto metterci nelle mani.
Quando,
tanti anni fa, lessi per la prima volta Cammino, ne rimasi veramente
innamorato. Lo tenni con me per settimane intere, leggendolo e
rileggendolo, quasi per mangiarne i contenuti traboccanti di fede e di
amore. Ricordo anche di averne fatto regalo a più di una
persona, sempre col medesimo risultato: un fascino sconvolgente e
un'attrattiva potente, così come di solito avviene quando si
medita l'Imitazione di Cristo, altro classico dello spirito.
Era
il tempo, però, in cui si conosceva poco l'Opus Dei o,
meglio, il tempo in cui giornali e riviste non avevano ancora tentato
di denigrare questa stupenda istituzione. Le parole di monsignor
Escrivá non venivano passate al filtro del dubbio o dalla
tentazione di collocarle tra le cose superate; ma si era veramente
sinceri e riuscivano a passare per le mani di tutti, senza ombra di
tentennamenti.
A
motivo di questa considerazione, non nascondo che quando fu dato alle
stampe il secondo volume, Solco, ebbi un attimo di
perplessità e mi domandai: ma monsignor Escrivá
avrà ancora fortuna?
Oggi
mi verrebbe proprio da rimproverarmi: “Uomo di poca fede,
perchè hai dubitato?”
E' più che risaputo, infatti, che il successo di Solco
è stato veramente incredibile. Ora, a distanza di appena un
anno, è la volta di Forgia: stesso stile, stessa
incisività, stessa capacità di scavare nelle
profonde pieghe dell'anima. Il segreto di tutto questo lo si trova al
numero 816 dei “pensieri”, dove possiamo leggere:
“Nella forgia di dolore che accompagna la vita di tutte le
persone che amano, il Signore ci insegna che chi cammina senza paura
– anche se costa – sulle orme del Maestro, trova la
gioia”.
Viene
proprio da affermare con estrema chiarezza che lo Spirito il quale
forma i santi prega in loro e per loro “con sospiri
ineffabili” (Romani 8,26).
Sono appunto “sospiri ineffabili” quelli contenuti
in Forgia, il volume da poco pubblicato dalle edizioni Ares. Di essi ha
un grande bisogno specialmente l'uomo di oggi, tremendamente avvolto
nelle spire della superficialità e dell'indifferenza di
fronte alle cose dello Spirito.
E'
un libro da leggere e da rileggere, per lasciarsi forgiare nel fuoco e
col fuoco che alimentò l'anima e la vita del grande
servitore di Cristo e della Chiesa che fu monsignor Escrivá.
Sono “pensieri” che ci costringono ad aprire le
orecchie, come di fronte alla “Parola”.
Sì, perchè in fondo la
“Parola” è sempre una, anche quando gli
strumenti attraverso i quali arriva all'uomo sono intessuti di
debolezza.
Si tratta, però, della debolezza dei santi, di quella
“debolezza”, cioé, che è
scelta da Dio sempre nell'intento di immettere nell'uomo una
più concreta possibilità di ascesi, per farlo
maturare in pienezza.
Il
Vangelo di Gesù non ha bisogno di essere completato. I
santi, con i loro scritti, ci invitano soltanto ad aprirci meglio alla
voce dello Spirito, a metterci a disposizione, non con la sola
intelligenza, ma con la totalità del proprio essere.
Monsignor
Escrivá, anche dopo dodici anni dalla sua morte, ha voluto
farci un altro dono: quello di aiutarci a far sì che la
“Parola” possa tradursi ogni giorno in esperienza,
poichè solo l'esperienza rivela l'infinita ricchezza della
“Parola”.