Così l'incontro con l'Opera ha cambiato la nostra vita

Riportiamo le testimonianze di alcuni bolognesi che aderiscono all'Opus Dei.

"L'Opus Dei mi ha fatto scoprire che il lavoro professionale, che occupa tanta parte nell'economia della giornata, è un mezzo per rendere gloria a Dio. Ciò ha costituito una spinta potente sia per fare con ordine il mio lavoro, sia per porre un limite ad esso, e lasciar spazio ad altri aspetti della vita, che sono sicuramente volontà di Dio per me, come la mia famiglia. Inoltre, ho scoperto di avere il Signore vicino in ogni momento, e mi sforzo di alimentare continuamente questa coscienza, mentre lavoro, ricorrendo a piccoli accorgimenti, come una giaculatoria da abbinare ad azioni che si ripetono durante il giorno".
Luigi Tamburini, 66 anni, sposato, titolare di un negozio.

"Ho conosciuto l'Opus Dei attraverso un'amica, diversi anni fa. Questo incontro mi ha praticamente cambiato la vita: di natura sono timida e riservata, ma in questi anni mi sono aperta agli altri, instaurando autentiche amicizie. Ho imparato inoltre a vincere il mio carattere piuttosto ansioso con la fiducia in Dio: ciò mi ha consentito di inserire nel mio programma giornaliero un po' di tempo dedicato alla preghiera e l'impegno di star vicina ad alcune amiche. Il lavoro della casa mi è sempre piaciuto, ma da quando conosco l'Opus Dei lo adempio con tutt'altro spirito e soprattutto con molta gioia: non mancano talvolta stanchezza e routine, ma nelle faccende consuete vedo ora delle occasioni per manifestare l'affetto ai miei cari e un mezzo per contribuire all'opera della Redenzione".
Lucia Vecchi Pattini, sposata, casalinga.

"Ho conosciuto l'Opus Dei durante il mio fidanzamento, e gli insegnamenti del Beato Escrivá mi hanno aiutato a impostare correttamente quel periodo. Dopo il matrimonio, lo spirito dell'Opera ha arricchito le mie dimensioni di moglie, madre, figlia e insegnante, aiutandomi a viverle, per così dire, con un senso compiuto: ho scoperto che ogni azione della giornata, offerta a Dio, diventa parte di un compito divino; in questo modo anche le contrarietà della vita acquistano un valore".
Giovanna Fava Callegaro, sposata, insegnante.

"Ho conosciuto l'Opera durante gli studi universitari di Economia e Commercio, grazie ad un collega di studi che frequentava la Residenza Universitaria Torleone. In quel periodo il mio desiderio di una maggiore intimità con Dio si «scontrava» con una realtà quotidiana densa di impegni che mi frastornava e mi dava la falsa impressione di allontanarmi da lui. Grazie all'Opus Dei ho scoperto con entusiasmo che è possibile una vita contemplativa in mezzo al mondo. Si tratta di porre Dio come fine ultimo di ogni azione, operare come lui vuole, renderlo felice con il nostro agire. Nel mio lavoro di bancario, ad esempio, coltivare la presenza di Dio mi porta a pensare di aver di fronte persone, non clienti. Quando faccio un prestito, non mi limito a verificare la solvibilità del mutuatario, ma mi interessa conoscere la finalità dell'operazione. Nella gestione del personale, non mi preoccupo solamente che determinati incarichi siano adempiuti, ma che ciascuno sia impiegato nei ruoli che più gli si addicono, a beneficio di tutti".
Pierluigi Cortesi, 33 anni, sposato, direttore di banca.

"Quando lo studio è intenso ed è gratificante c'è il rischio di affrontare gli anni dell'Università pensando di limitare il rapporto con i propri colleghi ad una sorta di convivenza per necessità. Da quando ho conosciuto l'Opus Dei mi sono reso conto di come questi anni siano invece un'occasione unica per maturare insieme a chi come me vive questa esperienza".
Angelo Mola, 23 anni, studente di Ingegneria Meccanica.

"Ho conosciuto l'Opus Dei a 26 anni. Il Beato Escrivá, che ho avuto la fortuna di conoscere di persona, mi ha insegnato a guardarmi dentro: ad avere vita interiore, a santificare le mie giornate con il lavoro e le ore vissute in famiglia, nel divertimento e nel riposo. Con il mio lavoro di autista il luogo di incontro con Gesù è la strada. I clienti che accompagno a volte hanno voglia di raccontare i loro problemi e io cerco di ascoltarli di buon grado, di avere una guida dell'auto adeguata alle loro esigenze e di raccomandarli alla Madonna. Sapere che il lavoro che faccio, se fatto bene e offerto a Dio, è un mezzo per santificarmi, mi aiuta a vivere meglio, cioè più contento. Ciò mi rende più disponibile a dedicarmi ai miei cari quando torno in famiglia".
Fernando Ciccotti, 56 anni, sposato, autista di autonoleggio.