Dopodomani il centenario

La prima cosa che colpisce, visitando uno dei centri dell'Opus Dei - che sia un club ricreativo per ragazzi, la sede di un corso professionale oppure una delle esclusive residenze universitarie - è l'abitudine degli appartenenti all'Opera di passare a salutare il capo prima di uscire.

E il capo non è, come qualcuno potrebbe pensare, il responsabile della struttura, né "el Padre", il beato (quasi santo) fondatore Josémaria Escrivá, del quale dopodomani ricorre il centenario della nascita, che sarà celebrato a Roma con un convegno internazionale di cinque giorni, le cui effigi sono discretamente seminate un po' dovunque.

Il capo non è nemmeno il primo successore di Escrivá, Alvaro Del Portillo, uno dei primi sacerdoti dell'Opera, scomparso nel 1994, né l'attuale vescovo prelato, Xavier Echevarria, che u segretario del fondatore. Prima di uscire di casa, i membri dell'Opus non mancano mai di sostare per qualche istante davanti al Santissimo conservato nel tabernacolo. Il "capo" è lui, è Gesù nell'eucarstia.

A Torrescalla, moderna residenza universitaria di Milano, a pochi metri dall'uscita c'è una porta che dall'alto si affaccia direttamente sulla cappella: è uno stratagemma per facilitare il saluto. Quasi un simbolo della capacità di coniugare modernità e tradizione che contraddistingue questa realtà ancora poco conosciuta della Chiesa cattolica.

Per decenni al centro di attacchi e polemiche per la sua "segretezza", a più riprese accusata di fare una scelta "preferenziale" per i ricchi, l'Opus Dei ha sempre robattuto punto per punto, con pacatezza, ai rilievi che le venivano mossi. Chiunque si avvicini ai centri dell'Opera - come nel caso della milanese Torrescalla , mini campus con ampio giardino, piscina e campi da tennis - non trova insegne con si scritto "Opus Dei": in effetti si tratta di realtà che non appartengono formalmente alla Prelatura, ma a organizzazioni di laici che se ne assumono costruzione e gestione.

"In questo complesso residenziale universitario - spiega al "Giornale" l'ingegnere Marco Vanzini, 31 anni, numerario, vicedirettore del centro - ospitiamo una settantina di studenti. Forniamo loro non soltanto vitto e alloggio, ma cerchiamo di aiutare la persona a crescere in tutte le dimensioni: offriamo formazione umana, culturale, professionale e per chi lo desidera, anche spirituale".

Le attività dell'Opera non si rivolgono esclusivamente ai simpatizzanti dell'Opera. " A Torrescalla - continua Vanzini - soltanto sei dei settanta residenti sono dell'Opus Dei. Soltanto il sessanta per cento degli universitari che ospitiamo è credente". Per entrare a Torrescalla non è dunque necessario il certificato di battesimo e tantomeno iscrizione all'Opera di monsignor Escrivá.

"Quello che è necessario è apprezzare il percorso formativo che viene offerto", aggiunge il vicedirettore. Il clima è familiare, si prega prima di iniziare il pasto, c'è la possibilità - proposta ma non imposta - per tutti di partecipare alla Messa quotidiana.

Ogni mercoledì, ai residenti ma anche ai frequentatori esterni, è offerta una meditazione di mezz'ora in oratorio. Dopo cena, tutti gli studenti di Torrescalla, insieme ai direttori, trascorrono una mezz'ora insieme parlando del più e del meno, di calcio o di un fatto accaduto quel giorno. E' quella che l'Opus Dei chiama "tertulia", che prende origine dall'abitudine spagnola di passare, dopo pranzo, qualche momento distensivo nel salotto di casa.

Quello che contraddistingue questa come altre residenze dell'Opera è certamente la formazione: gli studenti, oltre alle lezioni universitarie e allo studio personale o di gruppo, partecipano infatti a veri e propri corsi complementari - 110 ore di lezione all'anno - che spaziano dall'analisi matematica alla storia della società e del pensiero, dall'etica alla sociologia, dalla filosofia alla fisica. Vengono invitati di frequente professori, professionisti, esperti nei vari settori e nelle varie occupazioni, che dopo brevi relazioni su qualche argomento si sottopongono al fuoco di fila delle domande degli studenti, introdotti così, fin dall'inizio del loro percorso universitario, nel mondo del lavoro.

Residenza d'"élite" dunque? Campus per vip? "la retta - dice Vanzini - è di un milione e quattrocentomila lire al mese per dieci mensilità. Ma ci sono le borse di studio della Fondazione Rui, e soprattutto la borsa di studio del Politecnico di Milano, che offre a quindici studenti la possibilità di pagare mezza retta". Ovviamente, per ottenere queste facilitazioni bisogna essere meritevoli e avere un'ottima media.

Un'altra cosa che colpisce, visitando Torrescalla, o lo Zeta Club che si trova a due passi dalla chiesa del Cenacolo di Leonardo e offre attività di doposcuola per ragazzi delle medie, è il ruolo bene definito dei preti. In ogni centro, in ogni club o residenza dell'Opus Dei c'è un sacerdote, rigorosamente vestito con l'ormai sempre più rara talare nera abbottonata fino ai piedi.

Ma la loro presenza discreta e costante è circoscritta ai compiti specifico della loro missione: celebrare Messa, guidare la preghiera, predicare, ascoltare le confessioni. Fornire, in sintonia con l'Opera, quello che lo scrittore Vittorio Messori - nel suo libro "Opus Dei. Un'indagine" (Mondadori) - ha definito "carburante spirituale". Il resto, tutto il resto, ciò che è relativo alla gestione e alla conduzione dei centri, è nelle mani di numerari e soprannumerari laici.

Un'abitudine molto in linea con le direttive del Concilio Vaticano II, anche da questo punto di vista non ancora del tutto recepito dalla Chiesa. Pur essendovi nell'Opus, come avremo modo di riscontrare nel corso di questo viaggio, iniziative per i lavoratori manuali, gli operai e le casalinghe, e nonostante che moltissimi dei suoi membri non appartengano affatto alla categoria dei professionisti o degli intellettuali, è innegabile che l'istituzione fondata dal beato Escrivá si rivolga anche a persone abbienti, influenti, importanti.

"Pure questo - spiega Giuseppe Romano, autore del saggio "Opus Dei, chi, come, perché" (Edizioni San Paolo) -sono chiamate a duna vita cristiana piena, non meno degli umili, e forse più di questi ultimi hanno bisogno di aiuto… E' un dovere di carità. Cristo è venuto per salvare i peccatori". " Un elementare sguardo d'insieme alla società - continua Romano - evidenzia che alcune persone, o categorie di persone, detengono particolare responsabilità nei confronti degli altri: intellettuali, docenti, giornalisti (ma anche maestri, barbieri, farmacisti: tutti i ruoli in cui il rapporto con gli altri è significativo). Per questa ragione il fondatore ha indicato l'opportunità di partire da alcuni per arrivare a tutti.