Risposta
dell'on. Vernola
NICOLA
VERNOLA - Intervengo brevemente in questo dibattito per
esprimere la mia soddisfazione, oltre a quella dei colleghi La Russa e
Caccia che in questo momento rappresento, per la risposta del signor
ministro dell'interno.
Questa
mia dichiarazione di soddisfazione non è quella formale
degli interpellanti, specie se di maggioranza, quando a rispondere
è un membro del Governo di cui si è sostenitori.
Questa volta si tratta di una soddisfazione convinta e piena: mi
attendevo infatti, conoscendo le capacità del ministro
dell'interno, una risposta completa ed esauriente, ma questa di oggi,
di cui ha avuto l'amabilità di trasmettere una copia, direi
quasi che è un trattato sul tema dell'Opus Dei.
Forse difficilmente si trovano risposte ad interpellanze
così complete, ricche e documentate come quella che lei ci
ha fornito. Mi auguro che questo serva a porre definitivamente fine ad
una questione che mi ha turbato.
Dico
subito che sono stato turbato innanzi tutto come cittadino e come
cattolico, leggendo sulla stampa una campagna che io nella mia
interpellanza, solo per stile, ho definito poco civile ma che era
sicuramente denigratoria e tesa a screditare l'Opus Dei. Non discuto
sulla libertà di stampa, però ci deve essere pure
un qualche fatto all'origine di una certa posizione che la stampa,
nella sua libertà, assume quando decide di intervenire per
segnalare qualcosa che non va.
Ha
ragione l'onorevole Bassanini quando difende tale libertà di
stampa. Però prima di presentare l'interpellanza mi sono
chiesto che cosa abbia scatenato questa campagna: vi è stato
un qualche fatto, un qualche intervento della magistratura, un qualche
incidente paragonabile, sia pure lontanamente, ad altri episodi che
hanno animato, direi la pubblicistica di questi ultimi mesi ed anni?
Nulla!
Stranamente,
organi di stampa, tutti orientati in un certo modo, hanno orchestrato
questa campagna. Non si capisce perché. Forse se ne possono
comprendere le finalità. Mi è parso che si
tornasse ad un'epoca ormai superata, ad uno steccato che vedesse da una
parte i clericali e dall'altra gli anticlericali. Ahimé, se
nel nostro paese, che con la Costituzione ha sancito la
libertà che lei, signor ministro, ha avuto
l'amabilità di ricordarci, si tornasse ad un clima ormai
superato nel tempo e che non è sicuramente decoroso per un
paese civile e democratico come il nostro!
Per
questo, ho sentito amarezza come cittadino e come cattolico. L'ho
sentita, poi, come parlamentare quando ho constatato che la campagna di
stampa trovava eco qui in Parlamento attraverso la presentazione di
alcune interpellanze di colleghi, pur rispettabili, che già
ho avuto modo di conoscere approfonditamente negli anni passati. Mi
sono chiesto se fosse giusto sollecitare nell'aula di Montecitorio
questo dibattito, quando esso ineriva a cose che potevano essere
accertate con estrema semplicità.
Dico
subito che non appartengo, né sono mai stato appartenente
all'Opus Dei, ma non ho motivo di nascondere che sono un simpatizzante,
che guardo con molta attenzione alle attività civili,
sociali e culturali che l'Opus Dei svolge nelle maggiori
città di Italia. Conosco le opere in Roma, nella mia
città di Bari ed in altre; conosco gli appartenenti all'Opus
Dei, i suoi soci (anzi, eslcudiamo questa parola giacché non
si tratta di associazione, ma di un organo istituzionale della Chiesa
cattolica); non ho mai riscontrato tentativi di riservatezza e men che
mai di segretezza, anzi, la massima apertura, la massima
lealtà nel dichiarare e proclamare la loro appartenenza
all'Opus Dei.
Bastava
procurarsi, con una semplice telefonata alla sede centrale dell'Opus
Dei di Roma, o a quella di Milano, o a quella delle altre maggiori
città, i tanti volumi che sono stati stampati per
documentarsi su questa materia; bastava procurarsi l'ultimo pregevole
lavoro del professor Gaetano Locasto, titolare di diritto canonico
all'università La Sapienza di Roma, estratto dalla rivista
"Il diritto ecclesiastico", fascicolo 4, del 1985, per trovare la
risposta ai tanti dubbi che - lo comprendo - per ragioni tattiche sono
stati confermati dai colleghi Petruccioli e Bassanini in questa sede.
Non
comprendo allora i dubbi, la campagna di stampa, le interpellanze e le
interrogazioni presentate. Quindi, nessunasegretezza: non vi sono scopi
occulti, se non quelli, nobili, della formazione della coscienza del
cristianesimo nella vita quotidiana e nell'impegno professionale; vi
è la necessità e la volontà di
intervenire a sostegno di opere sociali; vi è, quindi, una
natura giuridica che è alla luce del sole.
Bene
ha fatto il ministro a richiamare gli articoli 2, 3, 7 (che sarebbe
violato se il Governo assumesse posizioni diverse) e 19 della
Costituzione, ma direi che dovrebbe essere richiamata la Costituzione
nel suo complesso che, specie nella parte generale e nella prima parte,
esalta la libertà di associazione e di religione, che
verrebbero invece calpestate se trovassero ingresso il dubbio, il
sospetto, oltre alla richiesta di indagini, che non si comprende per
quale motivo è ancora oggi avanzata da qualcuno.
Ho
sentito riecheggiare qualche strana tesi negli interventi di alcuni
interpellanti, nel tentativo di salvarsi da una maldestra iniziativa di
sindacato ispettivo: si è sostenuto che la conferma del
divieto di segretezza significa quasi avere una sorta di coda di
paglia. Come ha rilevato il collega Casini, questa norma è
presente in quasi tutti gli statuti e gli atti di approvazione per la
costituzione delle congregazioni della Chiesa cattolica; ma comunque,
quand'anche fosse uno specifico dell'Opus Dei, sarebbe davvero assurdo
da una norma positiva ricavare argomentazioni in negativo.
Altrettanto
assurda giudico la maliziosa distinzione che il collega Petruccioli ha
voluto fare tra la posizione del cristiano nell'attività
religiosa, da una parte, e nell'attività civile e sociale,
dall'altra. Se si è cristiani, lo si è sempre:
non solo in chiesa, ma anche nell'esercizio dei propri doveri sociali e
civili, nell'esercizio della propria attività professionale.
Guai se dovessimo immaginare una distinzione tra i diritti-doveri del
cristiano e i doveri del funzionario pubblico, e comunque del cittadino.
Questo,
sì, mi farebbe venire in mente certe persecuzioni, che noi
condanniamo, e che vedono i comunisti in alcuni paesi messi al bando
della vita sociale dello Stato e dell'attività pubblica;
questo, sì, mi farebbe venire in mente la posizione di certi
cristiani, che in altra parte del mondo vengono emarginati
perché sospettati di non essere fedeli allo Stato.
Per
fortuna qui, in uno Stato democratico, non è ipotizzabile
una diversità di posizioni di questo genere: vi è
perfetta coincidenza fra i doveri del cristiano e i doveri del buon
cittadino, sia esso funzionario pubblico o autonomo lavoratore.
Sicché
io credo davvero che non vi siano motivi di alcun genere per continuare
ad alimentare dubbi, come qualcuno ancora questa sera ha fatto.
Si è detto: può essere una facciata. Certo, ma
questo è possibile per tutte le organizzazioni e allora mi
deve spiegare il collega Bassanini per quale motivo questo dubbio gli
sorga esclusivamente per l'Opus Dei, non gli sorga ad esempio per la
Lega ambiente, per l'Italia nostra, per il WWF, per un qualunque
circolo culturale.
Se, come diceva il collega Casini, vogliamo andare alla caccia delle
streghe, dunque vi possono essere facciate dietro alle quali si
nasconda chissà che cosa, qualche segreto intento! Ma deve
esserci una qualche ragione per alimentare i dubbi, mentre - come
dicevo all'inizio del mio intervento - in questo caso non vi
è nulla, se non il tentativo di qualche pubblicista - forse
in malafede - di gettare discredito su una organizzazione di cui invece
credo possiamo essere tutti, cattolici e non cattolici, orgogliosi.
Si
è voluto persino ironizzare oggi su una frase detta da mons.
Lantini, responsabile della Prelatura per l'Italia, il quale ha
richiamato Aldo Moro: io, pur essendo stati per molti decenni allievo e
ammiratore di Aldo Moro (anche per una questione di vicinanza
geografica e per essere stato suo allievo fin dall'epoca
dell'università, e cioé prima ancora della mia
attività politica), difficilmente richiamo Aldo Moro,
né so se appartenesse o meno all'Opus Dei. Posso
però testimoniare in coscienza che egli era - come lo sono
io, oggi, nella mia modesta posizione - ammiratore dell'Opus Dei, tanto
da immaginare anche proposte per la beatificazione del suo fondatore.
Questo
dico in coscienza, pronto a giurarlo di fronte a chiunque!
Credo dunque che non sia stato inopportuno il richiamo di mons.
Lantini, anche se io l'ho qui voluto ricordare solo perché
un collega ha voluto parlarne questa sera.
Questi
sono, signor ministro, i motivi della soddisfazione mia personale e
degli altri colleghi firmatari dell'interpellanza: mi auguro che la sua
ricca e documentata risposta ponga fine ad un periodo increscioso della
nostra vita, che ha voluto minare le basi della libertà di
associazione e di religione, che ha voluto incrinare la fiducia che
invece dobbiamo avere nei confronti della organizzazione istituzionale
della Chiesa cattolica in cui noi crediamo (Applausi al centro).