Risposta
dell'on. Del Donno
OLINDO
DEL DONNO - Ogni enunziato ed ogni tesi richiedono una
dimostrazione valida ed una risposta alle obiezioni. Non penso che
l'indagine abbia toccato l'essenza e le finalità dell'Opus
Dei, cosa alla quale questa interrogazione tendeva. Io lodo la
disquisizione dell'onorevole Casini, benché qualche punto
meritasse di essere corretto: non ho voluto, comunque, interrompere un
discorso che aveva una sua logica dimostrativa.
L'Opus
Dei, anche se definita societas sacerdotalis sanctae Crucis, non
è una congregazione di religiosi, e tale constatazione ci
distacca già, in qualche misura, da tutta la discussione che
abbiamo fatto. Non si tratta di una società eminentemente
religiosa, bensì laica: e ciò, signor ministro,
non per limitazioni statuarie, ma perché i sacerdoti, che
rappresentano appena un terzo dell'istituzione, non sono neppure
ricercati, sia perché hanno già altre mansioni
ben stabilite, sia perché l'istituzione stessa è
laica e vuole agire laicamente, ponendo in evidenza ed inculcando nella
società valori cristiani.
La
congregazione è una emanazione del misticismo militante
spagnolo - non dimentichiamolo -, che vuole permeare del soffio divino
lo Stato e la società, l'economia, l'arte e la scienza. Io
ringrazio coloro che, intervenendo - e mi riferisco specialmente alla
sinistra -, non hanno toccato certi problemi e qualche scandalo
avvenuto in Spagna. Si dice che chi va al molino si infarina, e
così, chi agisce nel mondo qualche volta è preso
dalle cose del mondo.
Dunque,
si cerca l'essenza delle cose, e questo fa piacere. Nella Spagna del
Loyola, il cattolicesimo appare sofferto, disperatamente e totalmente
proteso verso finalità spirituali. Questo clima è
sentito profondamente dal fondatore dell'Opus Dei, con un senso perenne
di crocifissione e di redenzione.
Le
sue dichiarazioni, documentate ed oneste, hanno destato, signor
ministro, la nostra ammirazione, togliendo quel velo di mistero alle
forme ed al contenuto dell'istituzione. Ma, se l'apparenza è
semplice e - vorrei dire - quasi angelicale, l'interiorità
dell'istituzione è un abisso di luci e di ombre, di
dedizione ed anche (diciamolo chiaro) di rigetto. Le prospettive
destano timori, perché l'anima spagnola di semre, nel dare
la scalata ai cieli, si pone al centro della scala di Giacobbe.
L'innovazione
più radicale si compie nello stato d'animo - ha detto il
collega Casini -, nel passaggio da una coscienza di peccato ad una
coscienza di grazia efficace e di speranza, confermata da
un'irrevomibile certezza che Dio ci ha fatto apostoli, profeti, pieni
di carismi da attribuire abbondantemente e gratuitamente a tutti,
secondo il detto della scrittura: "gratias accepistis, gratis date".
Dallo
sviluppo della loro convinzione di essere non solo tra i chiamati, ma
tra i pochi eletti, nasce e si propaga questo nuovo cattolicesimo
militante, primo - bisogna dirlo - e unico nel suo genere, con un
programma innovativo ricordato e menzionato proprio in questi giorni
dal cardinale di Milano, che consiste nel farsi "tutto prossimo". La
forza di attrazione culmina nell'ansia costruttiva di una nuova
società.
L'associazione
rappresenta l'organizzazione del laicato cattolico. Lo sappiamo. E'
composta da sacerdoti, appena un terzo, pochi e non ricercati,
perché, come abbiamo già detto, impegnati nel
ministero ed anche perché, se sono diocesani, è
difficile che vengano sganciati dai vescovi. Con la nuova costituzione,
infatti, la congregazione è completamente sganciata.
Non
so come abbia fatto il collega Casini a proporre quella disquisizione
sul vescovo che vuole sapere. Se vuole sapere, nessuno gli risponde.
Nessuno è obbligato a rispondergli perché si
tratta di congregazioni pontificie. Quindi, discussione inutile, ma non
voglio intervenire in polemica con Casini.
Ha
parlato bene. La forma era bella ed allettante, ma il contenuto... Mi
viene da chiedere: se il vescovo chiede l'elenco degli iscritti, gli si
deve dare? Mi domando: perché debbo dare l'elenco degli
appartenenti della congregazione se questa è completamente
sganciata dall'autorità dei vescovi?
L'associazione,
dicevo, è composta da pochi sacerdoti e da laici, uomini e
donne. Di tali laici alcuni sono numerati ed oblati, non sposati, e pur
vivendo nel mondo, fanno i voti di povertà,
castità ed ubbidienza, ed esercitano regolarmente la loro
professione. Dante direbbe: mangiano, bevono e vestono panni. Devolvono
tutto o parte dei guadagni alla associazione.
Chi
può, fa anche studi di filosofia e teologia. Poi vi sono i
soprannumerari, sposati, i quali agiscono non più con la
parola, ma con l'esempio. Quando san Giacomo diceva "non siate gli
annunciatori, ma i realizzatori della parola", forse pensava a questo
futuro luminoso della Chiesa, che oggi si riveste di una nuova aureola
circonfusa sempre di bellezza eterna.
L'idea
o lo spirito della congregazione sono fissate nelle 999 (non 1000)
massime del "Cammino", in cui un particolare valore viene dato
all'ubbidienza e allo spirito di conquista. Senza l'ubbidienza non si
conclude nulla nel mondo degli eserciti e del combattimento. Vir
oboediens loquetur victorias, recita la scrittura. Per avere la
vittoria, l'esercito deve essere ubbediente, disciplinato; altrimenti
le vittorie non si ottengono mai.
Accanto
all'ubbidienza troviamo lo spirito di conquista, perché fare
il bene vuol dire conquistare le anime.
Larghe la presenza e l'influenza degli opusdeisti nella
società spagnola, in tutti i campi.
Qualcuno un giorno mi ricordava il 25 luglio italiano rispetto alla
morte di Franco, a cui erano seguite le dimissioni ed il congedo dei
falangisti. Noi avevamo avuto un periodo di tre anni di guerra. In
Spagna, tutta tranquillità, pace e devozione a Franco. Muore
Franco, il falangismo viene licenziato, liquidato. Non succede nulla.
Il personaggio spagnolo mi ha così risposto: "E' l'Opus Dei
che ha operato in sapienza e lungimiranza".
MARIO
POCHETTI - Chi era?
OLINDO
DEL DONNO - Non te lo posso dire perché
è un pezzo grosso, è uno spagnolo.
MARIO
POCHETTI - Lo vede, signor Presidente, è segreto!
OLINDO
DEL DONNO - Un altro personaggio mi ha anche detto di essere
un opusdeista e di non avere alcun segreto: io ho risposto che il fante
non sa ciò che sa il capitano, il capitano non sa quello che
sa il generale, il semplice agente di pubblica sicurezza non sa quello
che sa il ministro. Insomma, più si sale in alto e
più si assumono le responsabilità.
Gli
stessi gesuiti hanno i sacerdoti e i professi: i professi sono come gli
arcipreti della congregazione, a cui si affidano alcuni segreti, a cui
si fanno fare i voti solenni e a cui si fa fare anche il giuramento di
obbedienza al Papa, perinde ac cadaver.
Quando
ci fu l'incameramento dei beni religiosi, Don Bosco - si dice che i
contadini hanno le scarpe grosse e il cervello fino - la
pensò bella e disse che le case dei salesiani non dovevano
apparire come proprietà dei salesiani medesimi, ma come
proprietà di società che fittavano l'istituto in
modo che le case non potevano essere incamerate.
Naturalmente
oggi una cosa di questo genere fa ridere perché di fronte
alla prepotenza non ci sono ragioni, però a quei tempi fece
un certo effetto.
Una storia simile, signor ministro, ebbe il suo effetto anche durante
il fascismo quando, dovendosi costruire la stazione di Roma, si doveva
allargare la piazza per farla diventare la più bella e la
più grande del mondo. Per fare ciò si doveva
demolire la basilica del Sacro Cuore con il relativo collegio;
naturalmente i governanti del momento furono meravigliati del fatto che
gli edifici non fossero di proprietà dell'ordine che li
occupava e quindi fu necessario iniziare di nuovo tutte le pratiche
burocratiche. Nel frattempo si operò col senno
affinché ciò non avvenisse.
Ecco
come si incide nella società e come incide l'organizzazione
dell'Opus Dei.
Dala cultura all'insegnamento, dalla politica - lei signor ministro su
questo punto si è soffermato poco - all'attività
finanziaria ed economica, dal giornalismo al settore editoriale, l'Opus
Dei interviene decisamente e positivamente. Si tratta della prima
associazione religiosa impegnata nell'attività umana, al di
là degli scopi usuali e strettamente religiosi.
Desta perplessità l'affermazione secondo la quale per agire
nel mondo bisogna vivere ed operare attivamente nella
società civile.
La
vita religiosa e specie quella monastica tende alla santificazione
personale lontano dal mondo insidioso ed allettante. L'Opus Dei con un
concetto rivoluzionario si sente depositaria di una salute
soprannaturale da offrire a tutti, e con variabilità ed
adattabilità si porta ed opera in tutti i ceti sociali.
L'Escrivà
ha ben capito che la massa dei laici non costituisce più il
gregge dei fedeli che si lascia dirigere e governare dalla gerarcia
ecclesiastica ricapitolata nel Papa e nel clero, e vuole essere chiesa
militante - è questo un altro punto fondamentale - sospinta
alla evangelizzazione della società.
Gli opusdeisti non sognano un ordine monastico, essi si mescolano nelle
lotte politiche, coltivano gli studi, gestiscono i beni economici,
dirigono gli affari e le coscienze con larghissima risonanza ed
affinità nel mondo laico.
E'
la rivoluzione borghese nel campo ecclesiastico per far fronte alla
lotta di classe, a quell'invasione comunista di una vita laica,
orientata verso una perfetta armonia.
Poste
tali premesse, sono logiche e consequenziali le tesi degli interroganti
e degli interpellanti, e sono vere le affermazioni di programmi
politici fuori dalla visione strettamente religiosa. Tutto questo,
però, non rappresenta alcun dominio sulla società
civile, ma quell'azione sociale che ogni uomo, volente o nolente,
esplica nella società.
Il
motto programmatico è uno solo ed è totalizzante:
instaurare omnia in Christo, ut Christus sit omnia in omnibus;
programma che significa, direbbe Dante, "descriver fondo a tutto
l'universo".
Per
attuare ciò non c'è un limite al campo
dell'attività dell'Opus Dei. Rimanendo pur fermi gli aspetti
sostanziali del cattolicesimo, lo spirito religioso segue una nuova
ispirazione, che si modella, idealmente solo sui principi eterni del
cristianesimo, in una libera celebrazione del valore intrinseco
all'uomo ed alla natura, come manifestazione del valore divino.
E'
un laicato colto, signor ministro, attivo, intraprendente, non gradito
a tutti, anzi inviso a molti, anche a moltissimi vescovi; e lo dimostra
il fatto che l'attuale pontefice ha sganciato l'Opus Dei da qualsiasi
rapporto di ossequio, di sudditanza, di ubbidienza ai vescovi, per
legarla direttamente alla Santa Sede. L'Opus Dei, sganciata dagli
ordini diocesani, rende conto del suo operato solo al Papa.
Ciò
rende più agile e più sicuro il cammino.
Perché una tale società divenisse florida e
operasse in vastità e profondità, non occorreva
che fosse più o meno segreta. Ma è ridicolo
parlare di segretezza a proposito di una società: fino a
ieri io non sapevo che cosa fosse l'Assitalia, e ho dovuto chiederlo!
In Italia, sotto tante sigle, operano infinite società. Come
si fa a conoscerle tutte? E qual è quell'associazione
così ingenua che viene a dirti che esiste, ed a spiegarti
che cos'è e quale scopo persegue? E' assurdo pensarlo.
Perché
una società, dicevo, divenga florida e operante in
vastità e profondità occorre che tutte le diverse
forze e i diversi motivi vengano posti simultaneamente in moto e
trovino una unità superiore. Questo lei, signor ministro,
non lo ha accentuato.
Tale
unificazione di motivi e di interessi non è frutto di
calcoli umani, ma passione viva, capace di esprimere la
possibilità di una nuova vita religiosa, sì che
dietro di essa si mettano e di essa si ammantino gli interessi politici
ed economici.
Sotto la buccia scettica della civiltà contemporanea esiste
ancora un po' di sentimento religioso, e l'Opus Dei si pone al suo
servizio e gli presta la sua politica e la sua cultura.
Il
momento per la fondazione della società è
opportuno, perché il senso del valore del cristianesimo,
come processo di formazione e di civiltà umana, celebra il
suo trionfo nell'attuale pontefice. In Italia abbiamo avuto scrittori
come il Manzoni, il Rosmini e il Gioberti, che hanno riportato alla
ribalta ed hanno rivalutato nel cristianesimo la più alta
forma morale; ed hanno anche trovato nel cristianesimo il fermento
più valido di ogni civiltà.
Senonchè
questa rivalutazione storica del cristianesimo ha per conseguenza
l'esigenza di un suo ulteriore sviluppo e di una sua nuova funzione
civile. L'hanno intrapresa gli operai luminosi dell'Opus Dei; e san
Paolo direbbe del suo fondatore: "Et ad haec quis tam idoneus?"
Certamente il fondatore. (Applausi a destra).