Lo
spirito di Josemaría Escrivá - le note
(1)
Questa invece, com'è noto, era la definizione dell'Azione
Cattolica di Pio XI allora regnante.
(2) Il medesimo monsignor Escrivá ha tenuto
il 6 febbraio 1960, quindi prima del Concilio, una splendida
omelia sul lavoro: Lavoro di Dio (Amici di Dio. nn. 55
ss).
(3) Colloqui, n. 115. Il termine manca in Cammino
e nelle Omelie: in queste l'equivalente possono essere
le affermazioni incisive e frequenti di: contemplativi
nel mondo, santificazione del lavoro, sulla terra e in
Paradiso nello stesso tempo...e simili, nel senso che
non si tratta di abbassare il soprannaturale al livello
naturale, ma di innalzare questo a quello.
(4) Ecco il senso profondo di quel "materialismo
cristiano".
(5) Anche questa è dottrina biblica.
(6) In questa materia egli si riferisce anche al
Concilio Vaticano II: alle costituzioni Lumen gentium,
nn. 11, 44 e Gaudium et spes, n. 43, ai decreti Apostolicem
actuositatem, n. 7 e Perfectae caritatis (Colloqui, n.
11).
(7) Vi ha dedicato ben due omelie: Il rispetto
cristiano per la persona e per la sua libertà (E
Gesù che passa, nn. 67-72) e Libertà dono
di Dio (Amici di Dio, nn. 23-38).
(8) L'autore ha l'espressione ardita che "Dio
[...] ha voluto correre il rischio della nostra libertà"
(E Gesù che passa, n. 113; cfr C. FABRO, L'uomo
e il rischio di Dio, Roma 1967). Il titolo originale va
inteso nel senso diretto di "rischio" nell'espressione
di Escrivá (che io allora non conoscevo).
(9) Perciò precisa: "Non è esatto
parlare di "libertà di coscienza", nel
senso di considerare moralmente valido che l'uomo respinga
Dio [...] Difendo invece con tutte le mie forze la libertà
delle coscienze, che sta a significare che a nessuno è
lecito impedire che la creatura renda il culto a Dio"
(Amici di Dio, n. 32).
(10) Per il tema del "santo abbandono"
soprattutto nelle controversie sul quietismo, in contrasto
con l'attivismo d'ispirazione pelagiana, cfr le indicazioni
fondamentali in: Enciclopedia Cattolica, I, ss. v. "Abbandono"
di A. M. LANZ, coll. 21-24. Da integrare con J.-P. DE
CAUSSADE, L'abbandono alla divina Provvidenza, Milano
1953 e V. LEHODEY, Le saint Abandon, Firenze 1945 . Anche
questo autore mette tra i "frutti" del santo
abbandono la semplicità e la libertà; cfr
pp. 519 ss.
(11) Più ancora, osserviamo noi, che in
altri paradossi del Vangelo.
(12) L'autore la chiama anche "facciatosta"
nel senso di "franchezza" (nn. 387-391). 1'espressione
ritorna ancora (lievemente diversa nella traduzione italiana,
che riporta "sfacciataggine") nell'omelia su
Cristo Re: "Ci concede di nutrire verso di Lui una
pietà da figlio e anche, oserei dire, la sfacciataggine
del figlio che sa di avere un Padre che non gli rifiuterà
nulla" (È Gesù che passa, n. 185).
(13) È certo che conosceva la Storia di
un'anima della piccola santa di Lisieux.
(14) Anche la scena del bambino, nel porto di Valenza,
che si mette ad... aiutare i pescatori a tirare le reti!
(cfr Amici di Dio, n. 14).
(15) La donna nella vita sociale della Chiesa (Colloqui,
nn. 87-112).
(16) Egli si scaglia perciò con veemenza
contro quei sacerdoti di manica larga che consigliano
con coscienza tranquilla l'uso della pillola condannato
da Paolo VI: "Ci vuole proprio una smisurata arroganza
per pensare che il Papa si sbagli e loro no!" (Colloqui,
n. 95). Vedi anche il nostro saggio: La donna e la casa,
in "Momenti dello spirito", Assisi 1983, t.
I, pp. 78 ss.
(17) Escrivá aggiunge: "E che solo
lei può dare": la psicologia e la fenomenologia
odierna - e, aggiungerei, l'esperienza - sono meno esclusive.
Kierkegaard vede il difetto principale della donna nell'egoismo
(cfr Diario 1954: la donna-l'uomo; XI A 226, n 3982, t.
10. pp. 192 ss).
(18) Cfr l'omelia profonda e intimamente sentita
- l'argomento tocca il cuore dell'apostolato dell'Opus
Dei - Il matrimonio, vocazione cristiana (È Gesù
che passa, nn. 22-30). Sull'indissolubilità del
matrimonio, vedi Colloqui, n. 97.
(19) Come istituzione "l'Opus Dei non interviene
per nulla in politica" (Colloqui, n. 28. Cfr n. 48).
Neanche all'Università (l.c., n. 76). E dichiara
che in questa materia, in virtù del pluralismo,
i membri "nella pratica hanno adottato posizioni
diverse e, in parecchie occasioni, addirittura opposte"
(ibidem, n. 65).
(20) Il seguito dell'intervista è dedicato
ai doveri della donna nel matrimonio e l'autore fa una
vibrante difesa della Humanae vitae di Paolo VI e dell'amore
dei coniugi: "vivere con la libertà che Cristo
ci ha conquistato, e vivere la carità che Egli
ci ha dato come comandamento nuovo" (ibidem, n. 98).
(21) E Cristo, come spesso osserva Escrivá,
ne ha fatto un sacramento e pertanto un principio di grazia,
vocazione divina e cammino di santità (cfr ibidem,
nn. 91-93).
(22) L'omelia Verso la santità (26 novembre
1967) traccia un mirabile quadro di questo ideale di perfezione
cristiana che è offerto a ognuno (Amici di Dio,
nn. 294 ss.).
(23) Egli confessa che da studente di Diritto a
Saragozza faceva ogni giorno una visita al venerato simulacro
della Madonna del Pilar.
(24) E ricorda che una delle più antiche
testimonianze è l'antifona: Sub tuum praesidium...
(cfr È Gesù che passa, n. 141).
(25) II testo lucano ha appunto: dolentes (odyvómenoì):
Lc 2,48.
(26) Nell'omelia Verso la santità l'autore
riprenderà questo concetto centrale; chiedendosi
come l'anima può superare tanti intoppi della vita
quotidiana risponde: "Ispirandoci al modello che
la santissima Vergine, nostra Madre, ci mostra: è
un cammino molto ampio, che necessariamente, però,
deve passare per Cristo [...] Considerate anche una delle
devozioni più radicate fra i cristiani, la recita
del santo Rosario. La Chiesa ci esorta alla contemplazione
dei misteri affinché si imprima nella nostra mente
e nella nostra immaginazione, con il gaudio, il dolore
e la gloria della Madonna, l'ammirabile esempio del Signore,
nei suoi trent'anni di oscurità e nei suoi tre
anni di predicazione, nella sua Passione ignominiosa e
nella sua gloriosa Risurrezione" (Amici di Dio, n.
299).
(27) Pronunciata il 4 maggio 1957.
(28) Più ampiamente e meglio in E' Gesù
che passa, n. 141.
(29) Paolo VI aveva chiamato Maria Madre della
Chiesa il 21 novembre 1964 (cfr Momenti dello spirito,
cit., t. Il, pp. 176 ss.).
(30) Cfr l'omelia del 17 giugno 1966, festa del
Sacro Cuore.
(31) Rm 13, 14.
(32) L'autore cita san Tommaso: Summa theologica,
I, q. 43, a. 5, che cita sant'Agostino: De Trinitate,
IX, 10.
(33) L'autore scrive nel 1966.
(34) Vedi C. FABRO, Un maestro di libertà
cristiana, in L'Osservatore romano, 2 luglio 1977.
(35) Sono i "dolori mentali" di Cristo
nella terminologia tradizionale.
(36) Ecco la chénosi autentica, come garanzia
di salvezza e grazia di avere accanto il Modello.
(37) E si potrebbe anche aggiungere una "rappresentazione
del Crocifisso" che si incontra di frequente nelle
chiese e pinacoteche della sua grande Spagna.
(38) Inno Sacris Sollemniis di san Tommaso nella
Sequenza della Messa della festa del Corpus Domini.
(39) Cfr Vita secondo Tommaso da Celano, c. 152,
in "Fonti Francescane" Assisi 1978, p. 713.
(40) Lo Spirito Santo è uno dei temi prediletti,
al quale, come si è appena rilevato, Escrivá
ha dedicato anche un'omelia il 25 maggio 1969 (E Gesù
che passa, nn. 127 ss.), ch'egli chiama in modo suggestivo
"il grande sconosciuto". Questa omelia risale
al 1960, prima della riforma liturgica, quando ancora
non esisteva una traduzione ufficiale dei testi liturgici.
Tuttavia sorprende che nella versione italiana di È
Gesù che passa sia stata adottata una traduzione
tanto libera del testo latino, dove cooperante Spiritu
Sancto è diventato in unione con lo Spirito Santo.
Il termine "unione" ha significato psicologico
e morale; tutt'al più sarebbe stato preferibile
"nell'unità", che ha valore metafisico.
(41) In un contesto molto simile, e più
sviluppato, vedi il lesto mirabile di S. KIERKEGAARD;
Il rapporto a Dio. Padre-Figlio-Spirito Santo (Diario
1852, X5 A 24; trad. it. t. IX, pp. 190 ss.) di cui diamo
la conclusione: "Dunque, non è lo Spirito
che conduce al Figlio e il Figlio che conduce al Padre;
no, è il Padre che indica il Figlio e il Figlio
che indica lo Spirito Santo, e allora soltanto a sua volta
è lo Spirito che conduce al Figlio, e il Figlio
che conduce al Padre" (p. 192).
(43) Leggendo i decreti del Concilio Vaticano II
Escrivá scorge l'influsso dello Spirito Santo,
soprattutto nella rivalutazione del "lavoro ordinario"
(Colloqui, n. 55).
(44) Stesso contesto in È Gesù che
passa (n. 90).
(45) Stesso contesto nel n. 834 sulla "generosa
pazzia".
(46) Simile il testo n. 910: "Tutto questo
- il tuo ideale, la tua vocazione - è... una pazzia.
- E gli altri - i tuoi amici, i tuoi fratelli - pazzi
anche loro... Non hai sentito, qualche volta, questo grido
nel più profondo di te? - Rispondi, con decisione,
che ringrazi Dio per l'onore di appartenere al "manicomio"".