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Data: 1992
Autore: Cornelio Fabro
Fonte: Santi nel mondo (ed. Ares)
Editore: Ares

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Lo spirito di Josemaría Escrivá - le note

(1) Questa invece, com'è noto, era la definizione dell'Azione Cattolica di Pio XI allora regnante.
(2) Il medesimo monsignor Escrivá ha tenuto il 6 febbraio 1960, quindi prima del Concilio, una splendida omelia sul lavoro: Lavoro di Dio (Amici di Dio. nn. 55 ss).
(3) Colloqui, n. 115. Il termine manca in Cammino e nelle Omelie: in queste l'equivalente possono essere le affermazioni incisive e frequenti di: contemplativi nel mondo, santificazione del lavoro, sulla terra e in Paradiso nello stesso tempo...e simili, nel senso che non si tratta di abbassare il soprannaturale al livello naturale, ma di innalzare questo a quello.
(4) Ecco il senso profondo di quel "materialismo cristiano".
(5) Anche questa è dottrina biblica.
(6) In questa materia egli si riferisce anche al Concilio Vaticano II: alle costituzioni Lumen gentium, nn. 11, 44 e Gaudium et spes, n. 43, ai decreti Apostolicem actuositatem, n. 7 e Perfectae caritatis (Colloqui, n. 11).
(7) Vi ha dedicato ben due omelie: Il rispetto cristiano per la persona e per la sua libertà (E Gesù che passa, nn. 67-72) e Libertà dono di Dio (Amici di Dio, nn. 23-38).
(8) L'autore ha l'espressione ardita che "Dio [...] ha voluto correre il rischio della nostra libertà" (E Gesù che passa, n. 113; cfr C. FABRO, L'uomo e il rischio di Dio, Roma 1967). Il titolo originale va inteso nel senso diretto di "rischio" nell'espressione di Escrivá (che io allora non conoscevo).
(9) Perciò precisa: "Non è esatto parlare di "libertà di coscienza", nel senso di considerare moralmente valido che l'uomo respinga Dio [...] Difendo invece con tutte le mie forze la libertà delle coscienze, che sta a significare che a nessuno è lecito impedire che la creatura renda il culto a Dio" (Amici di Dio, n. 32).
(10) Per il tema del "santo abbandono" soprattutto nelle controversie sul quietismo, in contrasto con l'attivismo d'ispirazione pelagiana, cfr le indicazioni fondamentali in: Enciclopedia Cattolica, I, ss. v. "Abbandono" di A. M. LANZ, coll. 21-24. Da integrare con J.-P. DE CAUSSADE, L'abbandono alla divina Provvidenza, Milano 1953 e V. LEHODEY, Le saint Abandon, Firenze 1945 . Anche questo autore mette tra i "frutti" del santo abbandono la semplicità e la libertà; cfr pp. 519 ss.
(11) Più ancora, osserviamo noi, che in altri paradossi del Vangelo.
(12) L'autore la chiama anche "facciatosta" nel senso di "franchezza" (nn. 387-391). 1'espressione ritorna ancora (lievemente diversa nella traduzione italiana, che riporta "sfacciataggine") nell'omelia su Cristo Re: "Ci concede di nutrire verso di Lui una pietà da figlio e anche, oserei dire, la sfacciataggine del figlio che sa di avere un Padre che non gli rifiuterà nulla" (È Gesù che passa, n. 185).
(13) È certo che conosceva la Storia di un'anima della piccola santa di Lisieux.
(14) Anche la scena del bambino, nel porto di Valenza, che si mette ad... aiutare i pescatori a tirare le reti! (cfr Amici di Dio, n. 14).
(15) La donna nella vita sociale della Chiesa (Colloqui, nn. 87-112).
(16) Egli si scaglia perciò con veemenza contro quei sacerdoti di manica larga che consigliano con coscienza tranquilla l'uso della pillola condannato da Paolo VI: "Ci vuole proprio una smisurata arroganza per pensare che il Papa si sbagli e loro no!" (Colloqui, n. 95). Vedi anche il nostro saggio: La donna e la casa, in "Momenti dello spirito", Assisi 1983, t. I, pp. 78 ss.
(17) Escrivá aggiunge: "E che solo lei può dare": la psicologia e la fenomenologia odierna - e, aggiungerei, l'esperienza - sono meno esclusive. Kierkegaard vede il difetto principale della donna nell'egoismo (cfr Diario 1954: la donna-l'uomo; XI A 226, n 3982, t. 10. pp. 192 ss).
(18) Cfr l'omelia profonda e intimamente sentita - l'argomento tocca il cuore dell'apostolato dell'Opus Dei - Il matrimonio, vocazione cristiana (È Gesù che passa, nn. 22-30). Sull'indissolubilità del matrimonio, vedi Colloqui, n. 97.
(19) Come istituzione "l'Opus Dei non interviene per nulla in politica" (Colloqui, n. 28. Cfr n. 48). Neanche all'Università (l.c., n. 76). E dichiara che in questa materia, in virtù del pluralismo, i membri "nella pratica hanno adottato posizioni diverse e, in parecchie occasioni, addirittura opposte" (ibidem, n. 65).
(20) Il seguito dell'intervista è dedicato ai doveri della donna nel matrimonio e l'autore fa una vibrante difesa della Humanae vitae di Paolo VI e dell'amore dei coniugi: "vivere con la libertà che Cristo ci ha conquistato, e vivere la carità che Egli ci ha dato come comandamento nuovo" (ibidem, n. 98).
(21) E Cristo, come spesso osserva Escrivá, ne ha fatto un sacramento e pertanto un principio di grazia, vocazione divina e cammino di santità (cfr ibidem, nn. 91-93).
(22) L'omelia Verso la santità (26 novembre 1967) traccia un mirabile quadro di questo ideale di perfezione cristiana che è offerto a ognuno (Amici di Dio, nn. 294 ss.).
(23) Egli confessa che da studente di Diritto a Saragozza faceva ogni giorno una visita al venerato simulacro della Madonna del Pilar.
(24) E ricorda che una delle più antiche testimonianze è l'antifona: Sub tuum praesidium... (cfr È Gesù che passa, n. 141).
(25) II testo lucano ha appunto: dolentes (odyvómenoì): Lc 2,48.
(26) Nell'omelia Verso la santità l'autore riprenderà questo concetto centrale; chiedendosi come l'anima può superare tanti intoppi della vita quotidiana risponde: "Ispirandoci al modello che la santissima Vergine, nostra Madre, ci mostra: è un cammino molto ampio, che necessariamente, però, deve passare per Cristo [...] Considerate anche una delle devozioni più radicate fra i cristiani, la recita del santo Rosario. La Chiesa ci esorta alla contemplazione dei misteri affinché si imprima nella nostra mente e nella nostra immaginazione, con il gaudio, il dolore e la gloria della Madonna, l'ammirabile esempio del Signore, nei suoi trent'anni di oscurità e nei suoi tre anni di predicazione, nella sua Passione ignominiosa e nella sua gloriosa Risurrezione" (Amici di Dio, n. 299).
(27) Pronunciata il 4 maggio 1957.
(28) Più ampiamente e meglio in E' Gesù che passa, n. 141.
(29) Paolo VI aveva chiamato Maria Madre della Chiesa il 21 novembre 1964 (cfr Momenti dello spirito, cit., t. Il, pp. 176 ss.).
(30) Cfr l'omelia del 17 giugno 1966, festa del Sacro Cuore.
(31) Rm 13, 14.
(32) L'autore cita san Tommaso: Summa theologica, I, q. 43, a. 5, che cita sant'Agostino: De Trinitate, IX, 10.
(33) L'autore scrive nel 1966.
(34) Vedi C. FABRO, Un maestro di libertà cristiana, in L'Osservatore romano, 2 luglio 1977.
(35) Sono i "dolori mentali" di Cristo nella terminologia tradizionale.
(36) Ecco la chénosi autentica, come garanzia di salvezza e grazia di avere accanto il Modello.
(37) E si potrebbe anche aggiungere una "rappresentazione del Crocifisso" che si incontra di frequente nelle chiese e pinacoteche della sua grande Spagna.
(38) Inno Sacris Sollemniis di san Tommaso nella Sequenza della Messa della festa del Corpus Domini.
(39) Cfr Vita secondo Tommaso da Celano, c. 152, in "Fonti Francescane" Assisi 1978, p. 713.
(40) Lo Spirito Santo è uno dei temi prediletti, al quale, come si è appena rilevato, Escrivá ha dedicato anche un'omelia il 25 maggio 1969 (E Gesù che passa, nn. 127 ss.), ch'egli chiama in modo suggestivo "il grande sconosciuto". Questa omelia risale al 1960, prima della riforma liturgica, quando ancora non esisteva una traduzione ufficiale dei testi liturgici. Tuttavia sorprende che nella versione italiana di È Gesù che passa sia stata adottata una traduzione tanto libera del testo latino, dove cooperante Spiritu Sancto è diventato in unione con lo Spirito Santo. Il termine "unione" ha significato psicologico e morale; tutt'al più sarebbe stato preferibile "nell'unità", che ha valore metafisico.
(41) In un contesto molto simile, e più sviluppato, vedi il lesto mirabile di S. KIERKEGAARD; Il rapporto a Dio. Padre-Figlio-Spirito Santo (Diario 1852, X5 A 24; trad. it. t. IX, pp. 190 ss.) di cui diamo la conclusione: "Dunque, non è lo Spirito che conduce al Figlio e il Figlio che conduce al Padre; no, è il Padre che indica il Figlio e il Figlio che indica lo Spirito Santo, e allora soltanto a sua volta è lo Spirito che conduce al Figlio, e il Figlio che conduce al Padre" (p. 192).
(43) Leggendo i decreti del Concilio Vaticano II Escrivá scorge l'influsso dello Spirito Santo, soprattutto nella rivalutazione del "lavoro ordinario" (Colloqui, n. 55).
(44) Stesso contesto in È Gesù che passa (n. 90).
(45) Stesso contesto nel n. 834 sulla "generosa pazzia".
(46) Simile il testo n. 910: "Tutto questo - il tuo ideale, la tua vocazione - è... una pazzia. - E gli altri - i tuoi amici, i tuoi fratelli - pazzi anche loro... Non hai sentito, qualche volta, questo grido nel più profondo di te? - Rispondi, con decisione, che ringrazi Dio per l'onore di appartenere al "manicomio"".

 

 

 

Cornelio Fabro