"Dio
si può trovare a Wall Street"
Il
Vescovo Javier Echevarría, spagnolo di Madrid,
74 anni, dal 1994 a capo dell'Opus Dei, già stretto
collaboratore del Fondatore, san Josemaría Escrivá,
parla senza reticenze in questa intervista al Sole-24
Ore di come l'Opera agisce nella società, e perché
è oggetto di attacchi, a partire dal «Codice
da Vinci», alla vigilia dell'uscita del film (19
maggio). Libro che ha venduto 43 milioni di copie ed è
stato tradotto in 44 lingue, ma che il Prelato non ha
letto.
D
- Al centro del messaggio dell'Opus Dei c'è
la santificazione del lavoro.
R
- Il lavoro va visto come una realtà positiva,
buona, e il Fondatore diceva che riconosciamo Dio non
solo nello spettacolo della natura, ma anche nell'esperienza
del nostro lavoro, del nostro sforzo.
R
- Da qui la ricerca dell'eccellenza, che è
un po' il tratto caratteristico delle persone dell'Opus
Dei.
D
- Se il lavoro diventa il luogo di incontro con Dio,
proprio per questo deve essere svolto nel miglior modo
possibile, con professionalità. Ma non importa
la scala del prestigio sociale, la santità non
è determinata dallo stipendio o lo status.
D
- E chi il lavoro non ce l'ha, chi è disoccupato?
R
- È una priorità quella di aiutare le
persone, specie i giovani, a costruirsi una professionalità,
per metterla al servizio della società. A Roma
lOpera ha da 40 anni il Centro Elis nel quartiere
Tiburtino dove si formano giovani, e sono oltre 10 mila
quelli che hanno trovato lavoro.
D
- Ma chi lavora in finanza, quindi in mezzo alla speculazione,
come può trovare la via della santità?
R
- A volte si trova ancora il vecchio pregiudizio di
ritenere la finanza, il giusto profitto e l'insieme di
attività che hanno a che fare con il mercato dei
capitali come qualcosa di necessariamente negativo o pericoloso
per un cristiano. Ma anche questa realtà, se orientata
al servizio degli altri e vissuta con onestà può
diventare occasione per dare gloria al Signore. Insomma,
Dio si può trovare anche a Wall Street.
D
- Quindi anche la speculazione è una via verso
Dio?
R
- La speculazione non deve essere sulle persone, di
fondo ci deve essere una forte etica. Ma anche i finanzieri
devono mettere a frutto i loro talenti, lo ha detto Gesù
Cristo.
D
- La buona parte dei finanzieri difficilmente immagina
di far fruttare i "talenti" quando compra e
vende...
R
- Talvolta agire con rettitudine nel mondo della finanza
può richiedere eroismo, perché ci si scontra
con pratiche consolidate che una persona perbene non può
in coscienza accettare. Infatti santità è
eroismo. Tutti siamo chiamati alla santità: e tutti,
di conseguenza, siamo capaci, con l'aiuto di Dio, di prendere
decisioni 'eroiche' quando le circostanze lo richiedono.
D
- I membri dell'Opera hanno un indirizzo specifico
in questi campi?
R
- Nessun indirizzo sullo svolgimento della professione.
Dall'Opus Dei ricevono formazione cristiana, approfondimento
delle esigenze morali. Formazione vuole anche dire stimolare
le competenze per essere in grado di crescere, di migliorare.
In altre parole per aiutare a vivere le virtù e
cercare la santità, cioè a essere onesti,
leali, laboriosi, comprensivi, a dialogare, a imparare
dai propri sbagli, imparando anche a chiedere scusa.
D
- Ma allora perché in molti dicono che l'Opera
è potente, specie in economia e finanza?
R
- Sono solo luoghi comuni, voluti da chi vuole ostacolare
il nostro lavoro. Tra i nostri membri ci sono persone
influenti, ma soprattutto persone normali, semplici, di
tutte le professioni. Ma queste ultime non fanno "notizia"...
D
- Ma allora non ci sono "cordate" o "patti
di sindacato" dell'Opus Dei in campo finanziario?
R
- Se ci fosse qualcosa del genere i primi a rivoltarsi
contro questo "pensiero unico" sarebbero proprio
i fedeli delI'Opus Dei. San Josemaría ripeteva
spesso che desiderava lasciare come eredità ai
figli spirituali l'amore per la libertà e il buonumore.
Posso dire che è così.
D
- Insomma, i membri sul lavoro vanno ognuno per contro
proprio, non c'è un network?
R
- Certo. D'altra parte più volte si è
visto come persone dell'Opus Dei hanno perseguito interessi
contrastanti, cercando ciascuno il bene della società
per cui sì trovava a lavorare. Non sono riconducibili
all'Opera le azioni dei suoi singoli membri: ognuno è
personalmente responsabile di ciò che fa in campo
professionale, sia quando le cose hanno un esito positivo
sia quando invece vanno storte.
D
- Per santificare il lavoro l'etica è un tema
centrale?
R
- Infatti, sarebbe limitativo pensare che il lavoro
abbia soltanto una dimensione tecnica, cioè solo
un modo specifico e pratico in cui vada realizzato. In
quanto azione umana esso ha necessariamente ripercussioni
sulla personalità del soggetto, rendendolo umanamente
migliore o peggiore, ha un valore trascendente e quindi
una dimensione etica, oltre a quella tecnica.
D
- Etica come valore individuale o collettivo?
R
- Quando dico che l'etica rende più perfetto
il singolo non intendo fare un discorso individualista.
Siamo tutti d'accordo che standard alti di etica professionale
tornano utili anche al bene comune. Colui che non froda
i clienti, che paga le tasse, che rispetta gli accordi,
indirettamente sta sollecitando la fiducia degli altri,
e in questo modo sta contribuendo al buon funzionamento
della società.
D
- Di disoccupati abbiamo già detto. Ma come
si può santificare il lavoro là dove si
muore di fame?
R
- Ogni cristiano è chiamato a reagire, che
significa incanalare i moti di sconcerto e scandalo di
fronte alla miseria verso azioni concrete, per cercare
e trovare soluzioni. Nessuno può chiamarsi fuori
da queste responsabilità. È un tema centrale
dell'insegnamento di San Josemaría.
D
- Infine il tasto dolente del «Codice da Vinci»...
R
- Non l'ho letto.
D
- Il film, che uscirà il 19 maggio, è
stato oggetto di una vostra garbata ma sicuramente molto
intensa iniziativa riguardo all'immagine che ne potrebbe
uscire dell'Opus Dei?
R
- Membri dell'Opera hanno ripetutamente offerto ai
realizzatori del film (la Sony, ndr) informazioni, ma
mi pare che non vi sia stata alcuna reazione in questo
senso. Quello che mi duole è il danno prodotto
nei confronti della fede cattolica, della Chiesa, e solo
in secondo luogo dell'Opus Dei.