Intervista
al card. Herranz: soldati di Cristo ma senza esoterismi
A
ventitré anni Julian Herranz era uno dei segretari
personali di Escriva'. Adesso l'amico intimo del fondatore
dell'Opus Dei è cardinale di Curia e presidente
del Consiglio per i Testi legislativi. Guardando indietro,
il settantacinquenne porporato nativo di Cordoba lo descrive
come "uno specchio che rifletteva Cristo".
Cardinale
Herranz, che personalità era Josemaria Escriva'
de Balaguer?
"Cristo, studiamo in teologia, aveva natura perfetta
di Dio e natura perfetta di uomo. Aveva tutta l'infinita
capacità di amore di un Dio, messo in un uomo che
aveva la delicatezza umana di soffrire per la vedova che
aveva perso il figlio o il lebbroso rifiutato dagli uomini
o il cieco o colui che non può camminare. Questo
amore aveva Gesù Cristo e questo aveva Escriva'".
Lei come lo ricorda?
"Una
personalità avvincente, dotata di una profonda
dimensione soprannaturale e di un altrettanto profonda
umanità. "Ho un unico cuore - ci diceva -
con cui amo Cristo, con cui ho amato mio padre e mia madre,
con cui amo voi, che volete con me compiere la volontà
divina, e tutti gli uomini, anche quelli che non mi capiscono
o pensano di essere miei nemici"".
Ne
aveva molti?
"Incontrò anche molte incomprensioni e persino
persecuzioni. In effetti c'erano persone che non capivano
il suo messaggio sulla chiamata universale alla santità
e sulla chiamata dei laici ad assumersi la responsabilità
di apostoli di Cristo in mezzo alla vita ordinaria degli
uomini. Allora, negli anni Trenta, erano concetti troppo
nuovi e ci sarebbero voluti decenni finché il concilio
Vaticano II li mettesse come punto centrale del magistero
nella costituzione Lumen Gentium".
Ed
Escriva'?
"Ricordo che rispondeva quando qualcuno parlava di
perdonare a chi non lo capiva: "Io non devo imparare
a perdonare nessuno, perché il Signore mi ha insegnato
ad amare. E quando mi hanno fatto partecipare alla croce
di Cristo, ho baciato la mano di chi mi faceva quel bene"".
Lei è entrato nell'Opus da studente di medicina.
Cosa la affascinava e cosa crede che caratterizzi l'Opera?
"Mi piaceva l'impegno molto secolare e diretto. Trovare
Cristo nelle realtà temporali: il lavoro professionale,
la famiglia, lo sport, l'arte, gli impegni sociali, politici,
sindacali. La concezione del lavoro come partecipazione
all'opera creatrice di Dio, come qualcosa che serve non
solo a guadagnare il pane in terra ma anche il pane del
cielo".
Ci
sono testimonianze che descrivono Escriva' anche come
temperamento collerico, violento, rude nelle espressioni.
"Era un uomo e gli uomini non sono tutti fatti di
pasta frolla. Gli uomini, come Gesù Cristo che
era vero uomo, hanno anche necessità di prendere
atteggiamenti forti. Cristo ha cacciato i mercanti dal
tempio, eppure era un esempio di mansuetudine. Escriva'
era capace di enorme comprensione e amore, ma sapeva che
ci sono valori e verità da affermare con la stessa
forza con cui lo faceva Cristo".
Nel
Codice da Vinci di Dan Brown milioni di lettori hanno
visto l'Opus Dei come organizzazione di potere, un po'
come i gesuiti nel Seicento. Perché quest'idea
colpisce l'immaginario popolare?
"Non saprei. Per me questo libro, che non ho letto
ma di cui conosco i contenuti, va contro Gesù Cristo,
offende più che l'Opus Dei Cristo, la Chiesa e
la fede in tutto il mondo. La leggenda nera in quel libro
è puramente aneddotica. Evidentemente serviva una
qualche istituzione che facesse da filo conduttore della
leggenda. Tutte queste cose, come la ricerca del Graal,
riflettono una tendenza esoterica. Quando la fede è
scarsa, la gente cerca appagamento nell'esoterismo. Tra
l'altro si parla di "monaci dell'Opus", dimostrando
una totale ignoranza della nostra istituzione".
Come
giudica il processo di secolarizzazione in atto?
"Preferisco
parlare di paganizzazione. Vivere come se Dio non ci fosse
e cercare di discriminare il soprannaturale. Lasciare
che l'anima si accontenti delle soddisfazioni puramente
umane del potere, del piacere, del denaro, della droga,
del sesso incontrollato. Stiamo assistendo a un degrado
non solo religioso, ma culturale. Ci sono valori umani
che tutti dobbiamo difendere altrimenti l'uomo si animalizza".
Nel
suo paese, in Spagna, è in corso un duro confronto
tra Chiesa e Governo sulla questione omosessuale.
"Esistono documenti molto chiari della Congregazione
per la Dottrina della Fede su cui non ho niente da aggiungere.
E per delicatezza non voglio intervenire in una vicenda
di cui si occupa la conferenza episcopale spagnola".
Le
chiedo una valutazione pastorale.
"Tutti i battezzati sono figli di Dio e hanno i diritti
connessi con la dignità della persona umana. Dal
punto di vista soprannaturale le persone omosessuali hanno
il diritto di essere accudite e aiutate a superare una
situazione di disordine nella natura, che comporta un
impegno ascetico superiore al normale".
Eminenza,
l'Opus agisce anche in situazioni geopolitiche difficili,
dove i cristiani sono minoranza. Come avviene?
"Il
lavoro apostolico dei laici dell'Opus Dei si fa attraverso
il lavoro professionale. Non c'è una programmazione
globale che inquadri le iniziative. Siamo un'organizzazione
disorganizzata, amava dire Escriva'. Mi viene in mente
la Cina. Nella regione di Canton e a Pechino lavorano
laici della Prelatura che hanno fondato due Ong. Una si
occupa di agricoltura, l'altra di ingegneria di manutenzione.
In aereo ho scoperto un giorno un altro laico che lavora
per una ditta farmacologica svizzera: prodotti per combattere
la rogna delle pecore".
E
come esercitano la loro missione?
"E' un apostolato di amicizia e di confidenza. Con
i colleghi e le persone che incontrano. Perché
ci sono momenti in cui si parla della propria famiglia,
dell'esistenza, del senso della vita e della morte, del
destino dell'uomo. Chi sono? Chi mi ha creato? Che c'è
dopo la morte? Sono domande che ogni uomo si pone e noi
cristiani abbiamo risposte molto chiare".