Una
folla per il santo dell'Opus Dei
Roma
- (...) Record assoluto di folla tra i 465 santi proclamati
da Papa Wojtyla. Qualcosa di simile si era vista solo
il 16 giugno scorso per Padre Pio. Tantissimi, troppi,
e molti dovranno accontentarsi di seguire la cerimonia
da un dei nove maxischermi della Televisione Vaticana.
Alle
10,24 Giovanni Paolo secondo pronuncia la frase aspettata
per 27 anni, dal 1975 quando un attacco cardiaco stroncò
il fondatore dellOpus Dei: «Dichiariamo
e definiamo santo il beato Josemaria Escrivà
de Balaguier e lo iscriviamo nellAlbo dei Santi
e stabiliamo che in tutta la Chiesa egli sia devotamente
onorato fra i Santi».
Le
parole del Santo Padre chiudono con il sigillo dellinfallibilità
le polemiche, i giudizi contrastanti sulla missione
fondata nel 1928 da Escrivà e oggi Prelatura
personale, un mondo a parte nelle strutture delle
gerarchie ecclesiastiche, una diocesi unica guidata
da monsignor Javier Echevarria cui i fedeli rispondono
direttamente. «Non mancano incomprensioni e difficoltà
per chi è impegnato a servire con fedeltà
il Vangelo», ricorda il Papa nellomelia.
Tremano
le mani di Giovanni Paolo II e palpitano i cuori degli
opusinos, molti occhi luccicano e lacrime bagnano volti
intimamente commossi. Un applauso, lungo, intenso risuona
dopo che il Papa pronuncia la formula della canonizzazione.
È lunica concessione allentusiasmo
di una folla composta, silenziosa, ordinata. Perfino
i più piccoli sembra sappiano come comportarsi:
non urlano, non piangono. Insomma, non disturbano. Tre
bimbi biondissimi stanno su un plaid steso sotto il
colonnato. Ciascuno con i suoi fogli e le matite colorate,
disegnano campanili, cupole. Accanto a loro, la mamma
ascolta le parole del Papa seduta su un minuscolo seggiolino
pieghevole: «Arriviamo dalla Francia, da Nancy».
Uneccezione
perché la gran parte viene dalla Spagna e dai
paesi legati alla penisola iberica: Argentina, Messico,
Brasile. Un ragazzo con due piercing al sopracciglio
destro e una signora in sobrio ed elegante completo
bianco si scambiano i binocoli per riuscire a cogliere
qualche immagine ravvicinata. «Madrileni, turisti»,
dice lui. «No, pellegrini - lo corregge immediatamente
la madre -. Non dellOpus ma cattolici. Siamo qui
per vedere Giovani Paolo II».
Spagnoli
ma non solo. Seppur a ranghi ridotti, ci sono pellegrini
di tutto il mondo. «Ho aderito allOpus Dei
a 23 anni per conoscere la fede e farne una pratica
di vita», racconta Boc Legaspi, uomo daffari
filippino arrivato con un gruppo di cinquantatré.
Il viaggio è costato 1300 dollari, ma la spesa
non devessere stata un problema, almeno a giudicare
dallabito che indossa e dai gioielli della sua
signora.
Conformi
allo stile dellOpera, dove prevalgono gli ereditieri
sui diseredati, gli uomini daffari sui disoccupati.
Ricchi sì ma egoisti no, se è vero che
in tutti i continenti lOpus Dei aiuta i più
poveri, assicura la formazione di tantissimi giovani.
Forse per questo Escrivà esortava i suoi a cominciare
lapostolato dalle classi alte. E i vip non mancano
certo in piazza San Pietro, attorno al sagrato colorato
da 40 mila rose, sacerdoti in bianco, cardinali in rosso
e vescovi in viola.
Tra
le quattordici delegazioni governative, la più
numerosa è quella italiana: sette ministri e
parecchi sottosegretari guidati dal vice premier Gianfranco
Fini, oltre al presidente della Camera Pierferdinando
Casini. Tra i big dellopposizione spicca il presidente
dei Ds Massimo DAlema. Walter Veltroni è
qui nel ruolo istituzionale di sindaco della Capitale.
La
macchina organizzativa poggia su un apparato efficientissimo.
Un rilevante contributo lo danno gli Escrivà
boys i 1850 giovani volontari, gli angeli custodi dei
pellegrini, pronti a farsi in quattro per risolvere
ogni problema, per superare qualsiasi imprevisto. Li
riconosci dai gilet blu listati di verde. Stanchi ma
felici. «Ho passato la notte a Ciampino ad accogliere
i gruppi», racconta Mauro, siciliano di Paternò,
studente allElis di Roma, un college dellOpus
Dei.
«Per
essere ammessi - spiega - dobbiamo superare una selezione,
poi possiamo frequentare i corsi residenziali grazie
alle borse di studio offerte dagli sponsor. Noi versiamo
un piccolo contributo, circa duemila euro lanno.
Abbiamo tutto, ci stirano perfino le camicie».
I ragazzi blu-verde fanno la loro parte. Ad occuparsi
della sicurezza cè però unarmata
di poliziotti, carabinieri e soldati. Controlli accurati
e sempre più rigidi man mano che ci si avvicina
allaltare. Tantissimi gli agenti in borghese confusi
tra la folla. Loperazione sicurezza è iniziata
alle due di notte con una minuziosa ispezione della
piazza e di tutta la zona, tombini compresi.
Il
sole è tosto e non tutti reggono. Qualcuno accusa
un malessere e viene subito soccorso. «Abbiamo
effettuato 48 interventi e quattro ricoveri. Niente
di grave tranne un dolore toracico che lasciava sospettare
un infarto», spiega Giancarlo Mosiello, medico
del 118. «Abbiamo allestito - racconta - sei tende
sanitarie, una di riposo per i cosiddetti codici
bianchi, cioè i piccoli disturbi. Inoltre
disponiamo di 15 ambulanze, due moto-mediche con attrezzature
per la terapia intensiva, un pulmino per il trasporto
dei disabili e 35 barellieri».
A
mezzogiorno la cerimonia finisce e gli opusinos
vanno via ordinatamente. Ma stamattina alle 10 saranno
di nuovo a San Pietro per la messa di ringraziamento.