"Sono
la prova della sua santità"
Il
miracolato si trova in prima fila: è Manuel Nevado
Rey, il chirurgo spagnolo prodigiosamente guarito nel
1992 da una radiodermite alle mani cancerosa e mortale.
È stato il suo caso a spianare la strada per il
massimo onore degli altari universali al fondatore dell´Opus
Dei, Escrivá de Balaguer, dopo la beatificazione
avvenuta nel 1992.
Manuel
Nevado, un simpaticissimo e affabile signore settantenne
attorniato da una piccola tribù di figli e nipotini,
è sbarcato ieri a Civitavecchia da una delle navi
da crociera organizzate dalla Prelatura per portare i
pellegrini dalla Spagna a Roma. Insieme con i suoi compagni
di viaggio è andato innanzitutto a visitare la
Basilica di San Pietro; poi, con un taxi, si è
trasferito alla Chiesa-madre dell´Opus Dei: la Basilica
di Sant´Eugenio a viale Bruno Buozzi, dove sono
stati portati i resti mortali del beato Escrivá;
qui, tra una folla composta e commossa, anche lui ha sostato
per qualche minuto in preghiera davanti alla bara.
«Sono
fuori di me dall´emozione - spiega Nevado - questo
è un evento straordinario; tutta questa gente a
Roma e tanti per strada che mi riconoscono e mi vengono
a salutare: "questo è il medico del miracolo",
gridano indicandomi, per me tutto ciò è
incredibile, sto scoppiando dalla gioia».
L'incontro
del chirurgo spagnolo con la misericordia del futuro santo
è stato del tutto casuale. Nevado non appartiene
all'Opus Dei. E, all'epoca del miracolo, conosceva a malapena
il nome di Escrivá; lo aveva sentito nominare qualche
volta durante i suoi studi universitari a Salamanca.
Nel 1992, la radiodermatite di cui Nevado, un primario
di chirurgia e traumatologia, soffriva da anni a causa
delle radiazioni dei raggi X, era ormai arrivata alla
fase terminale. Un giorno il chirurgo si recò al
Ministero dell´Agricoltura spagnolo per risolvere
questioni economiche, connesse ad una sua attività
parallela di imprenditore agricolo.
Qui,
mentre aspettava di parlare del suo caso, fu avvicinato
da un funzionario a lui del tutto sconosciuto : «Questa
persona - ricorda Nevado - vide le mie mani tutte piagate
e rovinate e mi diede un´immaginetta di Escrivá,
dicendomi di metterla sulle ferite e di affidarmi alla
sua intercessione».
«Pochi
giorni dopo - prosegue il medico - andai a Vienna ed anche
qui incontrai persone che mi diedero immagini di Escrivá.
Rimasi colpito dell'universalità di questo personaggio
e cominciai a pregare per la mia salute. In 14-15 giorni
ero guarito».
Nevado,
che aveva dovuto quasi interrompere la sua attività
medica, potè riprendere le operazioni chirurgiche.
Ma le sue emozioni non erano finite. «Un giorno,
nel 2001, mi telefonarono da Roma per comunicarmi ufficialmente
che il Papa aveva scelto la mia guarigione come miracolo
per proclamare santo il beato Escrivá. Mi sentii
morire dallo spavento; era come se una bomba fosse scoppiata
sotto la mia sedia».
«Adesso
- conclude - mi sento pazzo dall´allegria, come
tutta questa gente qui attorno, e provo un sentimento
di immensa gratitudine per il Santo Padre, oltre che per
Escrivá».
Monsignor
Flavio Capucci, postulatore della causa di canonizzazione
del fondatore dell´Opus Dei, ha spiegato che il
miracolo di Nevado è stato scelto, tra le centinaia
di grazie attribuite ad Escrivá, «perché
è il più sorprendente: "Non si è
mai registrato un caso simile nella letteratura medica"».