Aldegunda
Esperanza Chumpitaz ha fritto cinquemila ciambelle...
Aldegunda
Esperanza Chumpitaz ha fritto cinquemila ciambelle in
nome del beato Josemarìa. Si chiamano picarones:
farina, zucca, lievito e olio. Da gennaio ogni mattina
si è alzata allalba ed è partita con
il suo carretto per il mercato della Piazza dArmi
di San Luis, provincia di Canete, a 144 chilometri da
Lima, Perù.
Finchè
non ha avuto i soldi per il biglietto, un letto (altre
duemila ciambelle) e un posto prenotato per stamattina
davanti a San Pietro. «Devo ringraziare santEscrivà
per i tanti favori che mi ha concesso e in modo speciale
per la guarigione di mia madre che si era ustionata gravemente
ed era in fin di vita», racconta. «Lho
conosciuto a Valle Grande nel 1974: da lui ho imparato
che la fede muove le montagne e che è nel lavoro
di ogni giorno che dobbiamo trovare Dio».
Ciambella
fritta dopo ciambella fritta, Aldegunda (che nei fine
settimana ha fatto anche le pulizie nelle case al mare)
è arrivata a Roma. Come Xavier Roho, di Ticuman,
Argentina, che si è autofinanziato intagliando
oggettini con foglioline dorate. Ha scritto allOpus
Dei chiedendo se per caso qualche altro poteva venire
a smerciarlo qui, per strada. «O mi mandano via?».
A casa Isorna, famiglia numerosa di Santiago di Compostela,
in Spagna, tutti hanno contribuito a pagare il biglietto.
Papà
Javier ha cucinato chili di filloas (frittatine tipiche
della Galizia), mamma Natividad ha fatto i biscotti e
dato lezioni private, la figlia sedicenne Chus ha assistito
una signora anziana, la sorella Paola si è prestata
come baby sitter. Ce lhanno fatta, Josemarìa
Escrivà non diventerà santo senza di loro.
E senza Josefìna, 65 anni, una signora argentina
con 8 figli e 21 nipoti. Era già venuta a Roma
nel 1992 per la beatificazione di Josemarìa, con
il marito. Stavolta, con la crisi che cè,
non aveva i soldi. I figli le hanno fatto una sorpresa,
regalandole il viaggio.
Ad
ospitarla ci pensa Anna Maria Di Muzio, 72 anni, devota
dellOpus Dei, che le ha aperto la porta della sua
casa (come altri 950 romani che hanno ospitato circa 2.000
pellegrini). «Questo è un dono del Cielo»,
dice commossa Josefìna. «Roma me encanta
siempre».
Venire
qui ad ogni costo. Se lè messo in testa Miguel
Chigulchon, un giardiniere del Guatemala. Per sette mesi,
ogni sabato pomeriggio, dopo una giornata di lavoro, ha
fatto gli straordinari lavando le automobili a domicilio.
Missione (santa) compiuta. Samuel lavora in ununiversità
del Kenia. Ha messo insieme i soldi per il viaggio organizzando
feste per i bambini. Si è fatto aiutare dai fratellini.
E venuto come volontario. Con lui ci sono anche
Alaxander, studente allultimo anno di liceo e Nadar,
studente in Economia. Uno è israeliano, laltro
palestinese, uno è cattolico, laltro ordodosso.
Sono amici, hanno viaggiato insieme.
Altre
storie, altri piccoli miracoli. Anja e le sue amiche sono
partite in auto da Mosca. Arturas ha riempito 3 pullman
dal Baltico. Da Tallin a Roma ci hanno messo 3 giorni.
Senza soste, perchè non avevano soldi per pagare
lalbergo.
David
Gesten dalla Virginia non è potuto venire. Ma è
contento lo stesso, il beato Escrivà lo ha benedetto
comunque. Sua moglie aspetta 3 gemelli, la cerimonia se
la vedranno in tv.