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Data: 06/10/2002
Autore: L. Accattoli
Fonte: Il Corriere della Sera
Editore: -

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Escrivá, 400 vescovi per la canonizzazione

Oggi Papa Wojtyla proclama santo il fondatore dell’Opus Dei, Josemaría Escrivá de Balaguer (1902-1975), davanti a una folla di forse trecentomila persone, che sarà paragonabile soltanto a quella che riempì piazza San Pietro e dintorni il 16 giugno, per la canonizzazione di Padre Pio. C’è un’altra somiglianza, tra la proclamazione a santo di Padre Pio e questa di Escrivá: la rapidità delle loro cause. Diciannove anni per il frate di Pietrelcina, 21 per il fondatore dell’Opus. Sono le canonizzazioni più rapide, fino a oggi, ma forse Madre Teresa (che sarà beata in primavera) un giorno li batterà.

L’OPERA - Escrivá era un prete spagnolo. Viene proclamato santo a cent’anni esatti dalla nascita. Aveva una personalità forte, che esercitava grande influenza su tanti. Al momento della sua morte, 27 anni fa, l’Opera che ha fondato contava 60 mila membri sparsi in più di trenta Paesi e ne conta oggi 84 mila in oltre cento nazioni.

Volle l’Opera aperta ai non cattolici: e oggi in piazza San Pietro ci saranno anche dei luterani, degli ortodossi e degli islamici, che in vari Paesi prendono parte - come clienti o come cooperatori - alle sue attività (per esempio in scuole ed ospedali). Predicò la «chiamata universale alla santità» almeno tre decenni prima che divenisse dottrina comune con il Concilio Vaticano II: volle cioè che i suoi «figli» fossero «cristiani in mezzo al mondo» e si «facessero santi» svolgendo il «lavoro professionale» d’ognuno.

LA CAUSA - Oltre a tanti seguaci, ha avuto tanti nemici. L’Opera è stata temuta e combattuta come una «società segreta». E’ stata avversata per la vicinanza di tanti opusdeisti al franchismo. La beatificazione di Escrivá, nel 1992, fu accompagnata da polemiche, anche all’interno della Chiesa.

Polemiche che oggi sembrano tramontate: è cambiato il clima politico e culturale, ma anche l’Opus si è fatta più elastica e gode di migliore stampa. Oggi in piazza san Pietro ci sarà anche Manuel Nevado Rey, il medico spagnolo la cui inspiegabile guarigione da una «radiodermite cronica» alle mani (una specie di tumore provocato dall’esposizione ai raggi X), avvenuta nel 1992, dopo aver invocato l’aiuto del «beato» Escrivá, costituisce il miracolo che è alla base della canonizzazione. Il postulatore della causa, Flavio Capucci, dichiara che il suo ufficio ha vagliato 48 guarigioni che i medici definiscono inspiegabili e ha ricevuto segnalazioni di oltre centomila «grazie» ottenute dai devoti di Escrivá, dopo averne invocato il soccorso. Anche in questa abbondanza di «segni» straordinari, la causa di Escrivá somiglia a quella di Padre Pio.

LA CELEBRAZIONE - A concelebrare con il Papa ci saranno 400 vescovi di 61 Paesi: per la beatificazione, nel 1992, ne vennero 200. Sessanta saranno gli italiani, con in testa i cardinali Ruini, Laghi, Furno e Poggi. Dalla Spagna - Paese d’origine di Escrivá e dell’Opus - ne sono venuti altri sessanta, su un totale di 84. Il governo spagnolo ha mandato il ministro degli esteri Ana de Palacio.

E cinquanta vescovi sono venuti da 12 Paesi africani. Ci sarà un rappresentante dalla Russia e il pienone da Messico, Argentina, Colombia, Cile. Dal Perù è giunto il primate, l’arcivescovo di Lima e per ora unico cardinale dell’Opus Dei, Juan Luis Cipriani. In piazza l’Italia sarà rappresentata dal presidente della Camera Casini, dal vicepresidente del Consiglio Fini e dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta. Ma ci saranno anche Rutelli, D’Alema, la Pivetti, Cossiga e Andreotti. Ovviamente ci sarà il deputato di Fi Alberto Michelini, membro dell’Opus. Oltre a Giovanni Trapattoni e ad Antonio Fazio, e ai leader di Cisl e Uil, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti.

I PELLEGRINI - Fra gli esponenti di altre Chiese e religioni, ci saranno l’israeliano Samuel Haddas (primo ambasciatore di Israele presso la Santa Sede), il poeta Alik Zorin con un gruppo di ortodossi provenienti dalla Russia ed Heinrich Bues, pastore protestante di Amburgo (Germania). Due piccoli gruppi di islamici sono venuti dal Kazakhistan e dalla Nigeria, dove vivono a contatto con strutture dell’Opus.

La festa non finisce oggi: domani i «pellegrini» venuti da lontano si riuniranno di nuovo a piazza San Pietro per un incontro con il Papa e si prevede che saranno 180 mila. Martedì e mercoledì si celebreranno - per loro - 29 messe di «ringraziamento» in 16 basiliche e in 18 diverse lingue.

 

 

 

Josemaría Escrivá