"Fede
e lavoro: la modernità di un modello per tutti"
«Un
modello estremamente alla mano di santità»:
così il cardinale José Saraiva Martins,
da quattro anni a capo del dicastero per le Cause dei
santi, descrive Josemaría Escrivá.
In
questi mesi sono stati proclamati grandi santi e molto
popolari come padre Pio, Juan Diego di Guadalupe e, tra
breve, verrà beatificata Madre Teresa di Calcutta.
Nel "canone" dei santi, quale posto occupa mons.
Escrivá?
«E
indubbiamente una delle figure più straordinarie
dellagiografia cristiana moderna. Il Santo Padre
Giovanni Paolo II ha ricordato, non molto tempo fa, che
"lazione dello Spirito Santo si rende evidente
nella costante presenza, lungo i secoli, di uomini e donne,
fedeli a Cristo, che illuminano, con la loro vita e il
loro messaggio, le diverse epoche della storia".
Tra queste figure insigni, occupa un posto di rilievo
il nuovo Santo Josemaría Escrivá, che ha
ricordato al mondo contemporaneo la chiamata universale
(quindi dei laici come dei sacerdoti e religiosi) alla
santità e il valore cristiano che deve assumere
il lavoro professionale, qualunque esso sia».
Quale
messaggio implica questa canonizzazione?
«Canonizzando il Fondatore dellOpus Dei, il
Papa offre a tutti i cristiani un modello attuale, ed
estremamente alla mano, di santità. Inserendolo
nel novero dei Santi, proclama che egli è parte
del tesoro della Chiesa (non certo soltanto dellOpus
Dei), del patrimonio di santità che la costituisce
e dal quale trae alimento. Il nuovo Santo appartiene a
tutti i cristiani, sia come intercessore nelle loro necessità,
sia come modello di ispirazione per la loro vita».
Più
concretamente, quali sono le caratteristiche di questo
sacerdote per le quali la Chiesa lo propone a modello?
«Innanzitutto,
la sua singolare apertura di mente e di cuore che lo portava
a riconoscere il valore di ogni persona e, quindi, a promuovere
la specificità di ogni istituzione nella Chiesa,
ma altresì a tutelare linviolabile libertà
di ciascuno.
Ma
il nuovo Santo fu anche un grande promotore di unità
ecclesiale. Egli dimostrò con lesempio che
la diversità dei carismi non significa opposizione,
che le differenze non devono generare contrasti. Nella
vita della Chiesa, tutto è patrimonio di tutti.
Pluralità non è divisione né conflitto
tra le parti. Lunità della Chiesa è
armonia nelle differenze, comunione nella molteplicità».
Vien
spesso sottolineata la modernità dellintuizione
di Escrivá nellaver scoperto il ruolo dei
laici con quattro decenni danticipo rispetto al
Concilio. E daccordo?
«Indubbiamente, il messaggio principale di Josemaría
Escrivá è stato di aver messo in rilievo,
con forza, la chiamata universale della santità,
come una vera e propria esigenza della vocazione battesimale.
Tutti i fedeli, indipendentemente dalla posizione e dal
ruolo che essi hanno nella Chiesa, sono chiamati a essere
santi. Linvito di Gesù - "siate perfetti
come il Padre celeste è perfetto" - è
rivolto a tutti i credenti in Lui. La santità cristiana
non è, pertanto un lusso, un privilegio solo di
alcuni, ma un dovere stringente di tutti. Questo messaggio
del Beato Escrivá è stato ribadito dal Concilio
Vaticano II, nella Lumen gentium". Le vie per
raggiungerla sono, ovviamente, diverse».
Tutti
coloro che hanno avvicinato don Josemaría sono
stati colpiti dal suo fascino. Lei che ha studiato tutte
le testimonianze del processo, come spiega questa capacità
di attrattiva, specie tra i giovani?
«Tale fascino proveniva e si alimentava dal
suo dono straordinario di saper parlare alla gente, toccandone
contemporaneamente il cuore e la volontà, lintelligenza
e la condotta. Difficile per giovani e adulti, per intellettuali
e operai, per ricchi e poveri, per sani e malati, sottrarsi
a quel modo suggestivo di parlare, di invitarti rispettando
la tua libertà ma, allo stesso tempo, mostrandoti
lincongruenza di scelte diverse da quelle ispirate
a Cristo e al suo Vangelo».