Walt
Disney, Montanelli e il santo
Walt
Disney confidava ai suoi collaboratori di essere un ammiratore
di Cammino, 999 pensieri di spiritualità «forte»,
il best-seller da 4 milioni di copie scritto da Josemaria
Escrivá, fondatore dell'Opus Dei.
E Indro Montanelli, che l'Opus aveva conosciuto da vicino
in Spagna, ne era rimasto quasi folgorato: dopo la visita
all'università di Navarra, a Pamplona (la cui fondazione
fu fortemente voluta dallo stesso Escrivá che ne
fu gran cancelliere fino alla morte, nel 1975), non solo
ne scrisse nelle sue «stanze», ma spedì
una lettera a Papa Paolo VI chiedendo che Escrivà
fosse fatto santo.
Due episodi significativi. Dei quali forse non si parlerà
al convegno internazionale «La grandezza della vita
quotidiana», che per tre giorni, dall'8 all'11 gennaio
a Roma, riunirà 1.200 esperti dalle università
di 17 paesi per discutere della spiritualità e
del pensiero del fondatore dell'Opus Dei.
Ma
che oggi, dopo la firma di Karol Wojtyla, il 20 dicembre,
del decreto pontificio che proclama la santità
di Escrivá, possono essere d'aiuto per capire che
cosa rappresenta l'Opera per il Cristianesimo del Terzo
millennio.
«Tutto
quello che fai fallo bene, non si possono offrire a Dio
cose fatte male» raccomandava El Padre, come lo
chiamano quelli dell'Opera. Per seguire pienamente il
Vangelo, non c'è bisogno che il cristiano si ritiri
nella cella di un convento o abbandoni quelle occupazioni
«mondane» così impregnate di tentazioni
(potere del denaro, fama e successo) da mettere seriamente
in pericolo la salvezza della sua anima.
Il
cristiano può essere santo con il suo lavoro. Offrendolo
a Dio con il massimo di perfezione possibile, facendo
il giardiniere, il venditore di tappeti o l'autista del
bus o inventando le storie di Topolino e Pippo che avrebbero
fatto, a suon di dollari, la fortuna della multinazionale
dei cartoon.
Non
ci sono soltanto i poveri e i pescatori nel Vangelo. C'è
il buon Samaritano, benestante e pragmatico, che con i
suoi soldi in contanti paga le cure per il poveretto massacrato
per strada dai briganti.
E
c'è Zaccheo, ricco e corrotto, che si pente e decide
di dare metà dei beni ai poveri. «Il Vangelo
è per i ricchi e i poveri, quelli di destra, di
sinistra, di centro, di sopra, di sotto e di fianco: e
noi dobbiamo portare il lieto annuncio» insegna
Escrivá.
Che
nel secolo della civiltà industriale, della tecnica
e del trionfo dei mass media, spinge il Vangelo fuori
dalle sacrestie verso gli ambienti di lavoro creando,
per i laici, una spiritualità capace di sfidare
tentazioni e conformismi e di saper dire di no ai potenti
mettendo in gioco stipendi e carriere, quando gli ordini
sono contrari ai principi cristiani.
Una
spiritualità che, pur avendo come finalità
la formazione degli aderenti, si rivela fin dagli anni
30 tanto granitica da superare fortissime campagne di
stampa avverse e temibili perplessità di settori
influenti (ma minoritari) del cattolicesimo, fino a esercitare,
oggi, un'influenza non trascurabile nella società
e nella Chiesa stessa.
Basta
dare un'occhiata al convegno che si apre martedì
8 gennaio nelle sale dell'antico ospedale di Santo Spirito
in Sassia, per avere un'idea delle due facce dell'Opus
Dei. Modernità audace e impeccabile nella forma,
ferrea fedeltà alla tradizione nei contenuti.
Nelle
due pagine del comunicato stampa con titolo in inglese
(The grandeur of ordinary life) compare il sito Internet
(www.escriva2002.org) e si legge la notizia che durante
il congresso sarà in funzione presso la Pontificia
università della Santa Croce, l'ateneo che prepara
i sacerdoti e i teologi dell'Opera, un asilo nido per
i bambini le cui mamme sono impegnate nelle relazioni.
In evidenza ci sono anche tre dati interessanti: la spesa,
855 milioni, con tanto di cifre ripartite per capitoli
(promozione, allestimenti, viaggi), il patrocinio (l'alto
patronato della presidenza della Repubblica, la Regione
Lazio e il Comune di Roma, quindi il Quirinale, amministrazioni
locali di centrodestra e centrosinistra) e gli sponsor:
Monte dei Paschi di Siena, Enel e H3G, il quarto gestore
dei telefonini Umts.
Trasparenza,
stile scarno e pragmatico, ma i contenuti sono rigorosamente
spirituali. «È abitudine» si legge
nel programma «considerare la vita quotidiana come
il luogo e il tempo del ripetitivo, di ciò che
ha poco valore ed è privo di significati trascendenti.
Alla
luce di Cristo, Uomo perfetto e vero Dio, la vita di tutti
i giorni è lo spazio in cui l'uomo può e
deve cercare la propria realizzazione, con la consapevolezza
che questo è il luogo dell'incontro personale con
Dio. Questa è l'essenza della grandezza della vita
quotidiana, dell'"eroismo di ogni giorno" del
quale parla Escrivá».