Opus
Dei: rispondere a Cristo in modo laico
"L'ora
della laicità è giunta!"... è
difficile dirlo più chiaramente. In occasione del
Giubileo dell'apostolato laico, ecco come Giovanni Paolo
II ha espresso il grande messaggio del Concilio Vaticano
II sulla chiamata universale alla santità e sulla
responsabilità di tutti i battezzati nell'edificare
il progetto d'amore di Gesù rivolto all'umanità.
Nel
1928, un giovane prete spagnolo affermò di essere
stato incaricato da Dio dell'immenso lavoro di ricordare
alle genti questa realtà in seno alla Chiesa cattolica.
La generosa risposta del beato Josemaria Escrivà
avrebbe portato alla fondazione della prelatura dell'Opus
Dei.
Attualmente
il Prelato è mons. Echevarria. Lo abbiamo incontrato
a Roma lo scorso ottobre, ed ha prontamente accettato
di rispondere alle domande di "Le Nouvel Informateur
Catholique".
Come è successo che il fondatore ricevesse la missione
che Dio aveva voluto affidargli?
L'Opus Dei è stato fondato il 2 ottobre 1928.
Il beato Josemaria stava seguendo un ritiro. Quel giorno,
mentre era in camera sua dopo aver celebrato la Messa,
stava rivedendo alcuni appunti che aveva scritto nel corso
del mese precedente. Questi appunti riflettevano alcuni
degli incitamenti che il Signore aveva suggerito alla
sua anima per alcuni anni.
Improvvisamente,
mentre stava meditando su quegli appunti, vide l'Opus
Dei: questo è quanto ha sempre descritto. Grazie
ad una luce soprannaturale, infusa nel suo cuore dal Signore,
capì quello che Dio si aspettava da lui.
Qualche
tempo dopo, nei suoi scritti personali, il beato Josemaria
ricordò che si inginocchiò, confuso da questo
incarico divino ma già pronto ad eseguirlo.
Il
fondatore dell'Opus Dei ricevette la sua missione con
fede e umiltà, ben conscio della propria inadeguatezza.
Era solito definirsi "uno strumento inetto e sordo"
nelle mani di Dio.
Nello
stesso tempo aveva una fede enorme, pienamente convinto
che l'Opera di Dio sarebbe stata costruita esattamente
come aveva visto in quella mattina dell'ottobre del 1928,
malgrado la completa mancanza di mezzi umani. Quanto volte
ha ripetuto che a quei tempi possedeva null'altro che
"26 anni, la grazia di Dio, e buon umore"!
Influenza
decisiva
Lei conosceva il beato Josemaria: come erano le sue
relazioni con lui? Quali ricordi particolari ha della
sua personalità?
Ho avuto la grazia di vivere accanto al nostro fondatore
per molti anni, dal 1950, l'anno del mio arrivo a Roma,
fino al 1975, quando Dio lo chiamò alla Sua presenza.
Le mie relazioni con lui erano quelle di un figlio con
un padre. Fin dal principio della mia vocazione nell'Opus
Dei, mi sono sentito veramente un figlio. Per quanto riguarda
il beato Josemaria, era veramente un padre per i membri
dell'Opera e per molte altre persone che, senza appartenere
all'Opus Dei, si consideravano figlie del suo spirito.
Logicamente,
nel momento in cui diventai segretario personale del beato
Josemaria, le mie relazioni con lui si fecero più
vicine senza però perdere la caratteristica di
filialità. Il mio ruolo era il preoccuparsi di
tutto quanto avesse a che fare con gli aspetti materiali
della sua vita: salute fisica, appuntamenti professionali,
riposo, etc. Devo dire che seguiva sempre i miei suggerimenti
prontamente, nonostante fossi molto più giovane
di lui.
Dopo
essere stato al fianco del beato Josemaria per così
tanti anni, i miei ricordi sono ovviamente innumerevoli.
Li ho raccolti in un libro recentemente pubblicato. A
riguardo di quanto ho appena ricordato, metterei l'accento
sulla docilità del beato Josemaria. Aveva un'ampia
cultura, possedeva un'intelligenza degna di nota e una
profonda vita interiore, ma effettivamente era estremamente
semplice e docile.
Aveva
fiducia in Dio come un bimbo ha fiducia in suo padre o
in sua madre quando viene cullato nelle loro braccia.
Nello stesso tempo, aveva un forte carattere e una energia
morale capace di suscitare nelle persone entuiasmo e di
ottenere il favore delle moltitudini.
Il
beato Josemaria era incrollabilmente tenace, ma anche
sempre pronto a rettificare le sue opinioni o giudizi,
nel caso gli fossero presentati nuovi dati. Era un uomo
dalla mente aperta, mai schiavo del proprio punto di vista.
Era sempre pronto ad ascoltare chi gli stava intorno e
ad imparare da lui.
Che impatto ha avuto su di lei e sulla sua vocazione?
Ha avuto un'influenza decisiva. Se non avessi incontrato
l'Opus Dei e il suo fondatore, nella mia vita non avrei
scoperto i vasti orizzonti di santità e di servizio
all'umanità. Sono stato testimone di prima mano
di un santo, con i suoi combattimenti, il suo costante
dedicarsi agli altri, la sua eroica generosità
nel corrispondere alla grazia. Questo è stato ed
è ancora un luminoso esempio e un incoraggiamento
costante nel mio desiderio di seguire quella strada, sebbene
il lo faccia da una grande distanza dietro di lui.
Figli
di Dio
Quali sono i punti centrali dello spirito dell'Opus Dei?
Una viva consapevolezza del fatto che siamo figli
di Dio in virtù della nostra incorporazione a Cristo
per mezzo del Battesimo e dell'azione dello Sprito Santo.
Questo è un elemento essenziale della fede cristiana.
I fedeli dell'Opus Dei cercano di permeare il loro essere
e il loro comportamento con questa convinzione, di modo
che sia un costante punto di riferimento in ogni circostanza
che ci si trovi a vivere.
I
membri dell'Opus Dei cercano così di lavorare come
figli di Dio. Cercano di eseguire il loro lavoro perfettamente
sul piano umano e con un'intenzione trascendente, cercando
solamente la gloria di Dio e il servizio al prossimo.
Ogni volta che pregano si rivolgono a Dio come ad un Padre
amorevole nei confronti del quale aprono i loro cuori
con fiducia, sempre e ovunque.
Quando
riposano o hanno tempo libero, sono attenti a stare sempre
sotto lo sguardo pieno di amore del Padre celeste, e per
questo evitano qualsiasi cosa possa dispiacerGli. In breve,
cercano, combattendo contro le loro mancanze e difetti,
di portare a compimento i loro doveri personali e sociali,
sia civili sia religiosi. E cercano di farlo con la gioia
che deriva dal sapere che sono figli di Dio in Cristo.
Questo
discende dalla prospettiva con la quale la Prelatura dell'Opus
Dei orienta la formazione dottrinale, spirituale ed apostolica
che offre ai suoi fedeli.
Come risponde lo spirito dell'Opus Dei alle necessità
odierne della Chiesa?
Come scrisse il nostro fondatore, lo spirito dell'Opus
Dei incoraggia i fedeli della Prelatura ad essere presenti
"al principio di ogni giusto cambiamento che si verifichi
nella vita della società" e di fare proprio
"il progresso di ogni epoca". In questo modo
la loro mentalità e le loro imprese "incontreranno
sempre le richieste e i bisogni così come si presenteranno
nei secoli".
Da
un altro punto di vista, i cristiani ricercheranno sempre
la santità, perché si tratta di un impegno
fondamentale contratto con il Battesimo. Dal momento che
l'ampia maggioranza delle persone deve santificarsi proprio
nel compimento dei propri doveri familiari, professionali
e sociali, lo spirito dell'Opus Dei sarà sempre
aggiornato. E' un cammino concreto e pratico per rispondere
alla chiamata universale alla santità e all'apostolato.
Evangelizzazione
Qual è lo status corrente dell'Opus Dei? la
sua diffusione nei cinque continenti? il numero dei suoi
membri? i prossimi passi? le sfide legate all'inculturazione?
L'Opus Dei è nato nel 1928 con uno scopo "cattolico",
che equivale a dire uno scopo universale. Per tutti questi
anni è anche stato nei fatti una realtà
universale in seno alla Chiesa. Quando morì il
nostro fondatore, c'erano 56.000 fedeli dell'Opus Dei
nei cinque continenti. Da allora, con la grazia di Dio,
non hanno smesso di crescere: oggi ci sono centri in 60
paesi.
Negli
ultimi 6 anni, l'Opus Dei ha cominciato il suo apostolato
in Estonia, Lituania, Libano, Kazakhistan, Uganda, Sud
Africa e Panama. Per quanto riguarda il numero dei fedeli,
ci sono 81.854 membri laici della Prelatura e 1.734 preti
incardinati ad essa. I dati sono indicati nell'Annuario
Pontificio del 2000.
I
prossimi passi? Oltre alla consolidazione del nostro apostolato
ovunque, specialmente dove siamo arrivati da poco, un
grande desiderio muove tutti i fedeli dell'Opus Dei, quello
di diffondere questo spirito di santificazione del lavoro
quotidiano e del compimento dei doveri ordinari del cristiano.
Quando andiamo in nuovi paesi in Asia e in Africa, dove
i cattolici sono ancora molto pochi, l'idea è quella
di collaborare nella missione evangelizzatrice della Chiesa.
Parlando
di inculturazione, si dovrebbe tener presente che i fedeli
dell'Opus Dei vivono già negli stessi ambienti
degli altri cittadini, loro pari. Come loro, contribuiscono
alla concezione e allo sviluppo dei cambiamenti delle
loro società, ognuna delle quali ha caratteristiche
proprie.
Lo
spirito dell'Opera li spinge a santificare il loro lavoro
quotidiano e i loro doveri ordinari. E' il motivo per
il quale la Prelatura offre loro la continua formazione
che ho ricordato. Li aiuta ad agire come lievito cristiano
nella massa dell'umanità, a permeare i loro ambienti
lavorativi - molto diversi - con la luce e il sale di
Gesù Cristo. E anche ad imparare dalle loro famiglie,
dai loro colleghi, dai loro amici, etc.
Senza
alcuna vanagloria, sono felice di ripetere che ci sono
milioni di persone in tutto il mondo che amano l'apostolato
della Prelatura, che seguono i mezzi di formazione che
offre e che per questo le sono grati. Se dico questo senza
vanagloria, è perché l'importante è
che le persone si avvicinino a Dio: questo è lo
scopo.
Matrimonio
e famiglia
Quale posto occupa la famiglia nell'Opera?
Fin dai suoi inizi, l'Opus Dei come tale non ha avuto
alcuna specifica specializzazione apostolica come ad esempio
la famiglia, i giovani, coloro che sono emarginati, le
persone influenti... Il carattere secolare della vita
di tutti i giorni segna intrinsecamente il suo messaggio
e il suo spirito. E "vita di tutti i giorni"
non significa "vita mondana".
Nello
stesso tempo, come il beato Josemaria ha spesso sottolineato,
l'Opus Dei ha tutte le specializzazioni, e per questo
è indirizzato a tutte le persone che aspirano alla
santità nel bel mezzo delle occupazioni di questo
mondo: lavoro professionale, studio, famiglia e relazioni
sociali. Questo è l'ambito per lo sforzo di lottare
per la santità e il campo per le attività
apostoliche.
Non
occorre dire che l'evangelizzazione e la promozione cristiana
della famiglia rappresentano una delle priorità
del lavoro pastorale dell'Opus Dei. Questo si spiega con
il fatto che la famiglia è la cellula base della
società ed è impossibile permeare le attività
umane con senso cristiano senza nello stesso tempo cercare
intensamente la formazione di famiglie veramente cristiane.
Bisognerebbe
tenere a mente che la maggior parte dei fedeli della Prelatura
sono persone sposate che cercano la loro santificazione
attraverso il compimento di tutti i loro doveri, specialmente
quei doveri che derivano dalla loro condizione di vita.
La società attuale ridicolizza spesso il matrimonio
e la famiglia. Secondo voi, cosa si dovrebbe fare?
Credo sia estremamente urgente che ciascuno, a prescindere
dalla propria appartenenza religiosa, riscopra il carattere
sacro del legame matrimoniale. Il matrimonio non è
semplicemente un'istituzione civile, anche se ovviamente
ha importanti effetti civili che la legge deve tutelare.
E'
infatti un'istituzione fondata da Dio sin dal momento
della creazione dell'uomo e della donna, ed è caratterizzato
dalle sue essenziali proprietà di unità
ed indissolubilità. Il matrimonio è una
alleanza di amore fondata sulla reciproca donazione degli
sposi: un dono che è mutuo, irrevocabile ed aperto
alla vita.
I
cristiani dovrebbero conoscere e comprendere il significato
dell'elevazione - voluta da Cristo - del matrimonio alla
dignità di Sacramento della Nuova Alleanza. Questo
implica che il matrimonio è un canale della grazia
divina e un segno vivente dell'amore sponsale di Cristo
per la Chiesa.
Se
questi punti fondamentali sono ben trasmessi attraverso
la catechesi, le generazioni future saranno ben preparate
per il matrimonio e daranno origine a vere famiglie cristiane.
In queste famiglie, i bambini matureranno nella fede,
proprio la stessa fede vissuta dai loro genitori. E saranno
capaci di esercitare un'influenza positiva e cristiana
sulla società.
Giovani
e generosi
Perché così tanti giovani rifiutano di
seguire gli insegnamenti della Chiesa?
Credo si tratti di uno stereotipo diffuso con un po' troppa
superficialità. I giovani sono caratterizzati da
un cuore enorme, generoso, pieno di ambiziosi progetti,
e questo non è cambiato nei giovani uomini e nelle
giovani donne del nostro tempo.
Nello
stesso tempo, e sarà sempre così, ogni cristiano,
senza eccezioni, necessita di ricevere una formazione
e di crescere nella propria relazione con Dio. Accade
così con i giovani. Guardi alle Giornate Mondiali
della Gioventù: due milioni di giovani che hanno
camminato per chilometri sotto un sole ardente, facendo
fronte alla stanchezza, spesso assetati, dormendo per
terra, senza un lamento o un rimpianto, sorridendo.
Tutto
questo, per cosa? Per vedere un nobile vecchietto? No,
direi piuttosto che sono arrivati per incontrare il Vicario
di Cristo in terra, il Papa. Giovanni Paolo II gli ha
mostrato l'esigente via della fede. Gli ha dato testimonianza
dell'amore di Gesù per loro nella speranza giunta
a noi mediante il Verbo fatto carne e vissuto in mezzo
a noi, per usare le parole di san Giovanni che sono il
tema di questi giorni.
Nessuno
può negare le migliaia di confessioni, le innumerevole
conversioni e le molte nuove vocazioni. Coloro che hanno
cercato di manipolare i giovani sono ancora a bocca aperta
davanti a questo avvenimento. Insisto nel dire che i giovani
sono desiderosi di seguire il messaggio della Chiesa.
Questo è il tempo degli impegni generosi e degli
sforzi personali, ma anche della splendida esperienza
della misericordia amorevole di Dio.