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Data: 23/06/2000
Autore: -
Fonte: El Nuevo Dia
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"Il Fondatore dell'Opus Dei mi ha guarito"

Il prossimo lunedì, 26 giugno, si celebra il 25° anniversario della morte del Fondatore dell'Opus Dei, il Beato Josemaria Escrivà. Come aveva sempre desiderato, morì a Roma dove e mentre lavorava. Il 17 maggio 1992, Sua Santità Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato Beato dinnanzi ad una folla di 300.000 persone giunte in Piazza San Pietro da ogni angolo del mondo. Io ero uno dei circa 400 provenienti da Porto Rico, comprendenti il Cardinale Luis Aponte Martinez ed il Vescovo Fremiot Torres Oliver.

Affinchè una persona possa essere beatificata, tra gli altri requisiti, un miracolo deve essere attribuito alla sua intercessione. Ben poco sapevo che, quando nella piazza udii di quel primo miracolo, meno che due anni più tardi io potessi avanzare una domanda simile. La mia mano sinistra era rimasta paralizzata in un grave incidente e, malgrado la prognosi medica, la paralisi guarì improvvisamente, come ora racconterò.

In questi 25 anni, la devozione al Beato Josemarià si è diffusa in tutto il mondo ad ogni genere di persona. Qui in Porto Rico sono molti ad aver ricevuto favori, conosciuti solo in parte, per intercessione del Beato Escrivà. Alcuni sono stati di carattere spirituale, altri di carattere materiale, grandi e piccoli, ma tutte queste grazie furono ottenute attraverso preghiere affidate alla sua celeste intercessione.

Così, in Porto Rico, sono stati documentati 1.282 di questi favori. Il mio è fra di essi, Poiché i medici affermano che non esiste alcuna possibile causa naturale per la mia guarigione, io la considero un miracolo.

Quando scrissi in merito alla Prelatura dell'Opus Dei, mi fu chiesto di raccogliere tutti i dati clinici. Lo feci ed il tutto venne presto spedito ai competenti organi presso la sede della Prelatura a Roma.
I medici romani concordarono con i loro colleghi portoricani.

Ecco la storia.

Domenica 1° agosto 1993, stavo andando a giocare a tennis con la macchina di un amico. Stavamo chiacchierando. Improvvisamente un camioncino ci investì, con uno schianto terribile e spingendo il veicolo contro un palo della luce. Eravamo intrappolati dentro.

Non potevo parlare; la mia visione era confusa. Immediatamente mi volsi verso il mio amico. Era incosciente, il capo ferito sul volante sanguinava profondamente. Con sollievo vidi che respirava ancora. Come feci per aiutarlo, un dolore terribile mi colpì il braccio, lasciandomi senza forze. Come rapidamente crebbe dalla mano alla spalla, compresi che non potevo muovermi. Rimanemmo intrappolati nella vettura per un'ora e mezza, poi fummo finalmente liberati da alcuni soccorritori e condotti all'ospedale da personale paramedico. Lì seppi che il mio amico doveva essere ricoverato. Seppi anche che avevo una brutta frattura esposta dell'omero.

I chirurgi ortopedici erano il Dott. Alejandro Roman ed il Dott. Carlos Colon. Dieci settimane dopo l'incidente, la frattura era guarita, ma la mia mano sinistra era ancora paralizzata. Fui mandato da un fisioterapista, il Dott. Rafael Oms. Il medico scrisse più tardi "lo vidi per la prima volta il 22 ottobre 1993 per valutare e trattare la persistente paralisi ed assenza di funzione motoria sia della mano che dell'avambraccio, uniti al dolore ed all'infiammazione della mano".
"Cinque giorni più tardi lo sottoposi ad elettromiografia ripetuta il 2 febbraio 1994. In entrambe le occasioni esisteva un serio danno neurologico, con nessuna evidenza di funzioni motorie nei muscoli corrispondenti alla distribuzione del nervo radiale. Questi risultati esprimevano una prognosi negativa circa il recupero della funzione motoria.".

Al secondo esame il Dott. Oms concluse che il nervo fosse gravemente danneggiatoe di conseguenza non ci si poteva aspettare alcuna remissione. La cartella clinica indicava che, malgrado il termine della terapia fisica, "il paziente non mostra miglioramenti".

Fra le due sedute di elettromiografia, il Dott. Rafael del Prado intervenne chirurgicamente il 24 novembre 1993, per liberare il nervo radiale. Questa decompressione del nervo, tuttavia, non servì assolutamente a ridare sensibilità e movimento alla mia mano. Il chirurgo aveva concluso: "Era stato sottoposto a decompressione del nervo radiale, continuando nel contempo a seguire una fisioterapia per ristabilire la sensibilità, la forza e la funzione dell'arto. Malgrado ciò, ad oggi (16 febbraio 1994), nessuna funzione motoria è stata recuperata e la mano rimane inerte.

Fui molto spaventato dalla prognosi fatta. Qualche tempo più tardi un amico sacerdote fece un viaggio a Roma: tornò con una reliquia del Beato Josemaria attaccata ad un'immaginetta per la devozione privata. Cominciai a pregare. Circa dieci giorni più tardi, verso la fine del febbraio 1994, mi destai con un forte dolore alla mano, ma presto ricaddi addormentato. La mattina seguente, tuttavia, la mano, incredibilmente, era tornata normale!

Lasciai trascorrere alcuni giorni prima di tornare dal fisioterapista. Indossavo il busto. Gli dissi che la mano andava meglio. Sorpreso, mi disse di togliere il busto, così potè esaminare la mano. Qundo cominciai a muoverla, il Dott. Oms esclamò, "Alberto, è incredibile; questo è un miracolo. Il nervo radiale della mano sinistra era praticamente morto".

Sono certo di dovere attribuire la guarigione miracolosa all'intercessione del Beato Josemaria. Pieno di gratitudine voglio che lo si sappia, nell'anniversario della sua morte, affinchè anche in Porto Rico la devozione al Beato possa continuare a crescere.

 

 

 

Josemaría Escrivá