L'America
è la speranza del nuovo millennio
D
- E' la prima volta che un Papa convoca un Sinodo dei
Vescovi per ogni continente. Secondo lei, qual è
il motivo di una tale iniziativa?
R
- È evidente che tutti i Sinodi, anche quelli limitati
a un continente, hanno una finalità di evangelizzazione
e il Santo Padre - è chiaro a tutti - spinge costantemente
l'evangelizzazione. Penso che questa necessità
di portare Cristo ovunque, comporti che si tenga conto
di tutti gli aspetti della storia, della cultura e delle
tradizioni, che sono caratteristici dei singoli continenti.
I
Sinodi continentali servono per identificare e intraprendere
strade di evangelizzazione adeguate ai tempi e ai luoghi;
appropriate alle circostanze. Sono uno strumento di unità
e di rinnovamento dello spirito apostolico che caratterizza
la Chiesa.
Nel
caso del Sinodo dell'America, il Papa ha indicato tre
finalità principali: la nuova evangelizzazione,
la solidarietà fra le chiese particolari e la necessità
di illuminare cristianamente i problemi della giustizia
e delle relazioni economiche tra le nazioni del continente.
D
- Potrebbe dirci, grosso modo, in che cosa è consistita
la sua partecipazione alla fase che si è svolta
a Roma?
R
- Durante le sessioni, i padri sinodali e gli esperti
riflettono insieme sui temi proposti. Si studia, si ascoltano
i contributi degli altri, si prega (è un aspetto
molto importante) e, quando arriva il momento, si interviene.
Nel mio intervento ho cercato di sottolineare la responsabilità
dei laici nel compimento della missione della Chiesa,
attraverso il loro lavoro professionale; senza dimenticare
per altro il loro ruolo nel miglioramento delle condizioni
dei più poveri, non solo attraverso interventi
assistenziali, ma soprattutto rendendo presenti nelle
strutture della società la giustizia e la carità
di Cristo.
D
- A che si deve la sua presenza nel Sinodo?
R
- Ero uno dei membri di designazione pontificia. L'Opus
Dei - lo diceva il Beato Josemaria Escrivà - è
una "piccola parte" della Chiesa. La Prelatura
è retta da un vescovo che, in unione con il Santo
Padre e con i suoi fratelli nell'Episcopato, cerca di
aiutare i fedeli dell'Opus Dei a santificare la vita quotidiana
e a svolgere un ampio apostolato nel proprio ambiente
familiare, professionale e sociale.
D'altra parte l'Opus Dei è presente in America
da cinquant'anni e sono molti i fedeli della Prelatura
nel Nuovo Mondo.
D
- Fra i temi trattati nelle sessioni di lavoro appaiono,
la diffusione delle sette, la devozione popolare, la crescente
urbanizzazione, ecc. Sono stati trattati perché
assumono particolare rilevanza in America, o sono problemi
comuni a tutto il mondo, e comuni anche all'America?
R
- Sono problemi comuni a tutto il mondo e quindi anche
all'America. In ogni modo alcune di queste situazioni
si ritrovano in modo speciale nel continente americano.
La
cosa importante è trovare soluzioni adeguate alla
situazione reale: "soluzioni americane", se
mi consente l'espressione. Gli americani, lavorando insieme
- aiutati dalla preghiera di tutta la Chiesa - devono
individuare rimedi realistici, adatti alle circostanze,
che interesseranno poi tutti noi, che pure viviamo in
altri continenti. Ad esempio, il problema delle sette
dimostra la fame di Dio che c'è in America.
Quando
noi non presentiamo adeguatamente la figura e la forza
di Cristo, le persone cercano altre vie. Per questo il
Sinodo ha stimolato i cattolici americani a proclamare
Cristo con più coraggio. Ogni giorno che passa
cresce la mia convinzione che in questi Paesi la Chiesa
abbia grandi motivi di speranza.
D
- Come si comporta il Papa in queste assemblee?
R
- In molti modi. Però sottolineo un particolare:
Giovanni Paolo II ascolta. Durante i lavori il Papa ascolta
con attenzione gli interventi dei presenti. E mentre ascolta,
prega - si nota benissimo - e vuole bene ai partecipanti.
Penso che spesso questo aspetto dell'attività del
Santo Padre viene facilmente dimenticato: si parla solo
dei suoi scritti o dei suoi viaggi...
Ma
il Papa ascolta, ascolta molto, prova interesse sincero
per le persone, per le nazioni, per i loro problemi e
per le loro gioie, e prega per le loro intenzioni. Sono
sicuro che durante i giorni del Sinodo si è rivolto
moltissimo alla "Madonnina bruna", la Vergine
di Guadalupe.
D
- Quali sono le sfide più importanti con le quali
si misura la Chiesa in America, in vista del terzo millennio?
R
- Durante l'omelia della Messa celebrata l'ultimo giorno
del Sinodo, Giovanni Paolo II ne ha indicate alcune. Fra
i temi menzionati ricorderei l'insistenza sulla necessità
di una catechesi fedele al Vangelo e adeguata alle esigenze
dei tempi: tutto ciò che si riferisce alla formazione
ha una grande importanza.
L'America
è un continente con un grande patrimonio: le persone,
le risorse, la fede. In altre zone del mondo la gente
non conosce ancora Cristo. Qui la fede è radicata
e diffusa. Ma è necessario andare più a
fondo: conoscerla meglio, viverla in modo più coerente,
farla fruttificare. Per ottenere tutto ciò la cosa
fondamentale è la formazione. È questo un
obbligo per tutti i figli della Chiesa, qui come in Europa,
in Asia, in Africa e in Oceania.
D
- Qual è il ruolo dell'Opus Dei nei confronti delle
realtà affrontate nel Sinodo?
R
- L'Opus Dei, in quanto parte della Chiesa, partecipa
degli obiettivi di evangelizzazione proposti dal Sinodo.
E desidera aderire completamente alle conclusioni indicate
dal Santo Padre.
In
particolare i fedeli dell'Opus Dei, uniti agli altri cattolici,
cercheranno di portare tali conclusioni nel vasto mondo
del lavoro e delle professioni. Come è noto, i
fedeli dell'Opus Dei sono cristiani normali che vogliono
santificare il proprio lavoro professionale e la vita
d'ogni giorno.
D
- Vi sono persone che comprendono la natura dell'Opus
Dei. Altri invece sembra che non la capiscano molto. A
che cosa si deve questa differenza ?
R
- Mi sembra un fenomeno del tutto normale. Sarebbe strano
il contrario: non conosco nessuna istituzione, o tema,
o progetto, che generi opinioni unanimi. L'Opus Dei è
molto amato: per me è una soddisfazione costatare
la stima di innumerevoli persone.
È evidente che riceviamo anche qualche critica.
Da parte nostra, come fanno tutti i cattolici, cerchiamo
di rispettare tutti, senza differenze; e sono lieto di
affermare che vogliamo imparare da tutti.
D
- L'ultima domanda: si nota che Lei è felice...
Perché nacque l'Opus Dei? Qual è la sua
esperienza personale?
R
- La sua domanda mi fa venire in mente troppe cose, alcune
forse molto personali. Mi perdoni se sono conciso. Entrai
nell'Opus Dei perché compresi che era questa la
strada che Dio mi aveva preparato, il modo mio personale
di vivere la vocazione cristiana.
E quanto alla mia esperienza... Mi è impossibile
riassumerla! In sintesi, credo che non ci sia nulla
di meglio che dedicare la vita a servire Dio e gli altri,
seguendo la strada che Dio stesso segnala a ciascuno;
e che non basta una vita per ripagare il Signore dei doni
che elargisce a ciascuno dei suoi figli.