Discorso
del Santo Padre nel corso dell'udienza con i partecipanti
al congresso
Alle
11.50 di oggi, nell'Aula Paolo VI, il Santo Padre riceve
in Udienza i partecipanti al Congresso promosso in occasione
del primo centenario della nascita del beato Josemaría
Escrivá de Balaguer, fondatore dell'Opus Dei. Tema
del Congresso internazionale, che si è tenuto in
questi giorni a Roma su iniziativa della Pontificia Università
della Santa Croce: "La grandezza della vita quotidiana".
Nel saluto iniziale mons. Javier Echevarría ha
ringraziato il Papa per la sua presenza e ha detto che
il congresso "è stata una testimonianza eloquente
dell'universale ricchezza ed efficacia del Vangelo, quando
si accoglie la lezione che ogni sua pagina ci trasmette
dal vivo: l'Incarnazione di Cristo mostra come tutte le
realtà umane nobili racchiudano in sé una
dimensione divina".
Il Prelato dell'Opus Dei ha aggiunto che "durante
i lavori del congresso è stato rivelato il profondo
senso ecclesiale che ha informato la figura e gli insegnamenti
del beato Josemaría. Egli fu davvero un sacerdote
innamorato di Cristo, un figlio esemplare della Chiesa.
Omnes cum Petro ad Iesum per Mariam! (Tutti con Pietro
a Gesù per Maria!), fu una delle sue giaculatorie
preferite".
Carissimi
Fratelli e Sorelle!
1. Sono lieto di incontrarmi con voi, al termine
del Congresso promosso in occasione del centenario della
nascita del beato Fondatore dell'Opus Dei. Saluto il Prelato,
Mons. Javier Echevarría, e lo ringrazio cordialmente
per le parole con le quali si è fatto interprete
dei comuni sentimenti. Egli ha posto in luce il carattere
e il valore del Convegno, che non si è ispirato
ad intenti celebrativi, bensì ha cercato di approfondire
gli aspetti più attuali del messaggio del beato
Josemaría Escrivá de Balaguer, specialmente
per quanto concerne la grandezza della vita quotidiana
come via verso la santità. Saluto i Presuli e i
sacerdoti presenti. Saluto ciascuno di voi, che siete
convenuti a Roma per prendere parte a così significativa
ricorrenza giubilare.
2.
Fin dagli inizi del suo ministero sacerdotale, il beato
Josemaría Escrivá pose al centro della propria
predicazione la verità che tutti i battezzati sono
chiamati alla pienezza della carità, e che il modo
più immediato per raggiungere questo comune traguardo
si trova nella normalità quotidiana. Il Signore
vuole entrare in comunione d'amore con ciascuno dei suoi
figli, nella trama delle occupazioni di ogni giorno, nel
contesto feriale in cui si svolge l'esistenza.
Alla
luce di tali considerazioni, le attività giornaliere
si presentano come un prezioso mezzo di unione con Cristo,
potendo divenire ambito e materia di santificazione, terreno
di esercizio delle virtù, dialogo d'amore che si
realizza nelle opere. Il lavoro viene trasfigurato dallo
spirito di orazione e diventa così possibile restare
in contemplazione di Dio, anche mentre si è intenti
al disbrigo di varie occupazioni. Per ogni battezzato,
che voglia seguire fedelmente Cristo, la fabbrica, l'ufficio,
la biblioteca, il laboratorio, l'officina, le pareti domestiche
possono trasformarsi in altrettanti luoghi di incontro
con il Signore, che scelse di vivere per trent'anni nel
nascondimento. Si potrebbe forse porre in dubbio che il
periodo passato da Gesù a Nazaret fosse già
parte integrante della sua missione salvifica? Anche per
noi, pertanto, il quotidiano, nel suo apparente grigiore,
nella sua monotonia fatta di gesti che sembrano ripetersi
sempre uguali, può acquistare il rilievo di una
dimensione soprannaturale ed esserne in tal modo trasfigurato.
3.
Nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, al termine
del Grande Giubileo dell'Anno Duemila, ho ricordato, in
proposito, che l'ideale della perfezione cristiana "non
va equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria,
praticabile solo da alcuni "geni" della santità",
ed aggiungevo: "È ora di riproporre a tutti
con convinzione questa "misura alta" della vita
cristiana ordinaria" (n. 31). A ogni battezzato il
Signore concede le grazie necessarie per raggiungere i
vertici della divina carità. I piccoli eventi della
giornata racchiudono in sé un'insospettabile grandezza
,e proprio vivendoli con amore verso Dio e i fratelli
è possibile superare in radice ogni frattura fra
fede e vita quotidiana; frattura che il Concilio Vaticano
II denuncia come uno dei "più gravi errori
del nostro tempo" (cfr Gaudium et spes, 43).
Santificando
il proprio lavoro nel rispetto delle norme morali oggettive,
il fedele laico contribuisce efficacemente ad edificare
una società più degna dell'uomo e a liberare
la creazione che geme e soffre in attesa della rivelazione
dei figli di Dio (cfr Rm 8, 19-22). Egli coopera, così,
a plasmare il volto d'una umanità attenta alle
esigenze della persona e del bene comune.
4.
Carissimi Fratelli e Sorelle! Sulle le orme del vostro
Fondatore, proseguite con zelo e fedeltà la vostra
missione. Mostrate con lo sforzo quotidiano che l'amore
di Cristo può informare tutto l'arco dell'esistenza,
consentendo di raggiungere l'ideale di quell'unità
di vita che, come ho ribadito nell'Esortazione apostolica
post-sinodale Christifideles laici, è fondamentale
nell'impegno di evangelizzazione nella società
contemporanea (cfr n. 17).
La
preghiera, il lavoro e l'apostolato, come avete appreso
dal beato Josemaría, si incontrano e si fondono
se sono vissuti in questo spirito. Egli vi ha sempre incoraggiati
ad "amare il mondo appassionatamente". E aggiungeva
un'importante precisazione: "Siate uomini e donne
di mondo, ma non siate uomini o donne mondani" (Cammino,
939). Riuscirete così ad evitare il pericolo del
condizionamento di una mentalità mondana, che concepisce
l'impegno spirituale come un qualcosa riconducibile alla
sfera privata e pertanto irrilevante per l'agire pubblico.
Se
l'uomo non accoglie nel proprio intimo la grazia di Dio,
se non prega, se non si accosta frequentemente ai Sacramenti,
se non tende alla santità personale, smarrisce
il senso stesso del suo pellegrinaggio terreno. La terra,
ricorda il vostro beato Fondatore, è un cammino
per il Cielo e l'esistenza d'ogni credente, pur con i
suoi pesi e limiti, deve diventare un vero tempio in cui
abita il Figlio di Dio fatto uomo.
5.
In quest'esigente itinerario spirituale e apostolico vi
siano di esempio e di protezione la Santissima Vergine
Maria ed il suo sposo san Giuseppe. Alla loro celeste
intercessione vi affido unitamente alle vostre famiglie.
A loro affido pure tutte le vostre attività, perché
siano costantemente al servizio del Vangelo. Operate sempre
in fraterna e solidale comunione con tutti gli altri membri
del popolo cristiano e con le diverse istituzioni ecclesiali.
Il
beato Josemaría dal Cielo continui a vegliare su
voi, perché siate in ogni circostanza fedeli discepoli
di Cristo. A tal fine, vi assicuro uno speciale ricordo
nella preghiera, mentre con affetto vi benedico insieme
con i vostri familiari e con tutti i membri della vostra
Prelatura.
Al
termine il Papa ha salutato personalmente gli organizzatori
e i principali relatori del congresso. Ha benedetto anche
i malati e una cinquantina di bimbi accompagnati dai rispettivi
genitori.