Omelia
della S. Messa del centenario
Carissimi
fratelli e sorelle,
lo Spirito Santo con la forza del Vangelo fa ringiovanire
la Chiesa e continuamente la rinnova (1).
Riempita col dono del Paraclito, la Chiesa è santa
e questa santità della Chiesa costantemente
si manifesta e si deve
manifestare nei frutti della grazia lo Spirito produce
nei fedeli (2).
Mi
sembra opportuno ricordare queste espressioni della Costituzione
dogmatica Lumen gentium proprio oggi, in occasione del
centenario della nascita del Beato Josemaría Escrivá.
Infatti, è evidente che la sua vita e l'Opus Dei
da lui fondato sono un chiaro segno dell'azione vivificatrice
dello Spirito Santo nella Chiesa, uno dei frutti cospicui
operati dal dinamismo della grazia nella storia, aiutando
tutti i cristiani a percorrere la strada della santità
in mezzo al mondo, nella santificazione del lavoro professionale
e dei doveri quotidiani, familiari e sociali.
Giustamente
nel decreto sull'eroicità delle sue virtù
si dichiarava che il Fondatore dell'Opus Dei ha diffuso
questo messaggio in profetica consonanza con il
Concilio Vaticano II, impegnandosi sin dalla fine
degli anni venti quale autentico precursore della
solida unità della vita cristiana (3).
Si tratta di una dottrina che sprigionava allora sconfinate
potenzialità per il ruolo dei laici nella Chiesa
e che conserva tuttora, e più che mai, la sua forza
e la sua urgente attualità. Come ha scritto Giovanni
Paolo II, il Beato Josemaría portò
sacerdoti e laici, uomini e donne di ogni condizione,
a trovare nelle occupazioni quotidiane l'ambito della
propria corresponsabilità nella vita della Chiesa.
in pienezza di dedizione a Dio nelle circostanze ordinarie
della vita secolare. [...] Egli non si limitò,
infatti, a descrivere le prospettive pastorali che questo
capillare impegno di evangelizzazione dischiudeva, ma
lo configurò anche come realtà appartenente
alla natura stabile e organica della Chiesa (4).
È
proprio questo l'aspetto della vita e del ruolo ecclesiale
del Beato Josemaría sul quale vorrei adesso soffermare
la nostra attenzione. Abbiamo ascoltato nel Vangelo l'invito
perentorio di Gesù: Duc in altum! - Prendi
il largo (5).
È un'esortazione che sta risuonando da diversi
mesi nei nostri cuori, dopo che ci è stata ripetuta
dal Santo Padre all'inizio del nuovo millennio, spronando
noi tutti ad avventurarci con speranza e confidando nell'aiuto
di Cristo nell'oceano vasto di questa nuova epoca (6).
Dinanzi a tale prospettiva, lo spirito predicato e testimoniato
per ispirazione divina dal Beato Josemaría Escrivá
è un sicuro riferimento per addentrarsi efficacemente
lungo le strade del terzo millennio senza perdere di vista
la prima e la più fondamentale delle priorità
pastorali (7)
segnalate da Giovanni Paolo II a tutta la Chiesa, ovvero
la santità.
Viene
qui indicato un compito indispensabile, basilare ma nel
contempo arduo: scuotere le anime di tutti i fedeli dall'assuefazione
alla mediocrità, ammonirle sulla sterilità
di una religiosità superficiale, metterle in guardia
contro l'incoerenza tra i contenuti della fede e la condotta
quotidiana.
È un compito che coinvolge in primo luogo i Pastori,
i quali devono assumerlo con la convinzione della fede
e metterlo alla base della loro azione pastorale. Ebbene,
penso che la figura del Beato Josemaría Escrivá
sia un faro orientatore. Fondo tale persuasione proprio
sul fatto che, come ha affermato il Santo Padre, l'esempio,
gli insegnamenti e l'opera del Beato sono un'eminente
testimonianza di eroismo cristiano nell'esercizio delle
comuni attività umane" (8).
Ben
a ragione, quale tema per il Congresso Internazionale
che si sta svolgendo in questi giorni a Roma, in occasione
del suo centenario, è stato scelto quello della
"Grandezza della vita quotidiana", perché
esso prende in esame il nucleo vitale dei suoi insegnamenti.
Si tratta di un argomento dalle molteplici virtualità,
che è imperniato sull'intuizione soprannaturale
del Fondatore dell'Opus Dei secondo la quale ognuno di
noi è chiamato a scoprire quel qualcosa di
divino nascosto nei particolari" (9),
"nascosto nelle situazioni più comuni"
(10): le circostanze
ordinarie della nostra vita sono allo stesso tempo una
chiamata di Dio e il luogo dell'incontro con Lui, giacchè
lo Spirito divino parla al cuore dell'uomo ininterrottamente.
La scoperta della dimensione divina che eleva le realtà
umane, non è una meta riservata a pochi o un risultato
felice ma fugace; è un obiettivo cui deve tendere,
con l'aiuto della grazia, ogni fedele cristiano, acquistando
in modo permanente una nuova prospettiva su quanto lo
circonda. È un obiettivo necessario perché
occorre evitare la tentazione di condurre una specie
di doppia vita: da una parte, la vita interiore, la vita
di relazione con Dio; dall'altra, come una cosa diversa
e separata, la vita famigliare, professionale e sociale,
fatta tutta di piccole realtà terrene (11).
Questo
pericolo resta, malgrado tutto, ancora incombente, perché
anche il contesto culturale odierno induce a privilegiare
l'attivismo, l'efficacia organizzativa. A volte, poi,
gli stessi problemi quotidiani, con il loro assillo,
possono far relegare in un piano secondario e isolato
la vita di pietà, il rapporto con Dio. Ci giova,
pertanto, riconsiderare che vi è una sola
vita, fatta di carne e di spirito, ed è questa
che deve essere - nell'anima e nel corpo santa
e piena di Dio: questo Dio invisibile, lo troviamo nelle
cose più visibili e materiali (12).
Queste
parole appaiono particolarmente in sintonia con il tempo
liturgico di Natale, lungo il quale abbiamo meditato le
folgoranti parole di san Giovanni: II Verbo si fece
carne e venne ad abitare in mezzo a noi (13).
Con l'incarnazione della seconda persona della Santissima
Trinità, Dio, trascendente e invisibile, si è
reso accessibile e visibile, assumendo tutto ciò
che è umano tranne il peccato (14).
In Cristo, il Figlio di Dio si è unito in qualche
modo ad ogni uomo, al suo lavoro, ai suoi pensieri, alle
sue azioni, al suo amore (15),
mostrando che anche le occupazioni piccole e apparentemente
banali possono avere un valore divino. Il Verbo si
è fatto veramente uno di noi (16)
per fare di noi figli di Dio, indicandoci la via della
santità.
Su
questa implicazione della santità cercata come
identificazione con Cristo, il messaggio del Beato Josemaría
è specialmente illuminante. La sua insistenza sulla
necessità di raggiungere un'ininterrotta unione
con Dio schiude un panorama inesauribile: Dall'approfondimento
della scienza più astratta, all'abilità
manuale degli artigiani, tutto può e deve condurre
a Dio. Non cè lavoro umano che non sia santificabile,
che non sia occasione di santificazione personale e mezzo
per collaborare con Dio alla santificazione di coloro
che ci circondano. (...) Il lavoro così fatto è
orazione. Lo studio così fatto è orazione.
La ricerca scientifica così fatta è orazione.
Tutto converge verso una sola realtà: tutto è
orazione, tutto può e deve portarci a Dio
(17). Così
sarà possibile cambiare la società dall'interno
e agire in essa con l'impegno di chi cerca di arrivare
allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene
alla piena maturità di Cristo" (18).
Contemplare
Gesù e identificarsi con Lui significa conformare
la propria vita alla condizione di figli di Dio, secondo
la bella espressione di San Paolo: finchè
non sia formato Cristo in voi!" (19).
Il Beato Josemaría ha percepito in modo vivissimo
il senso della filiazione divina e lo ha messo a fondamento
dello spirito dell'Opus Dei (20).
Penso che la sua predicazione al riguardo offra un contributo
di notevole rilievo alla spiritualità e alla teologia
in generale. Ne voglio sottolineare soprattutto la capacità
di conferire un tono eminentemente positivo allazione
apostolica per ricristianizzare la società. Infatti,
il cristiano sa che deve ricondurre a Dio un mondo deturpato
dal male e dal peccato, ma non agisce con spirito negativo
e inasprito, proprio perché egli ama il mondo creato
da Dio suo Padre (21).
Dobbiamo
ringraziare e lodare il Signore perché ha colmato
questo sacerdote di tanti doni così necessari alla
Chiesa e al mondo. Per formarlo alla sua missione fondazionale
Dio si è servito di altri strumenti, primi fra
tutti i suoi genitori, Josè e Dolores, che prepararono
con affetto e con saggezza cristiana il cuore di Josemaría
a ricevere le luci della sua vocazione. Furono anche loro
a trasmettergli una filiale devozione verso la Madonna,
che crebbe ininterrottamente lungo la sua vita. A Maria
Santissima, Mediatrice dei doni divini, ci rivolgiamo
adesso, invocandola affinchè si avveri la supplica
spesso ripetuta dal Beato Josemaría: Omnes cum
Petro ad Iesum per Mariam! (22).
Che tutti gli uomini giungano a Cristo, in unione con
il Successore di Pietro e per mezzo di Maria.