Omelia
del card. F. Arinze
1-
Forse durante il corso dei mesi passati, dal momento in cui avete
ricevuto la notizia che il beato Josemaría
Escrivá sarebbe stato canonizzato, avete spesso elevato il
vostro cuore in ringraziamento a Dio. E’ questa la naturale
reazione di figli di Dio, il cui Padre non cessa mai di riversare dal
cielo grazia su grazia. Ma nello stesso tempo non abbiamo avuto dubbi
del fatto che il nostro ringraziamento avesse breve durata, che fosse
inadeguato.
Dio
è così buono che ci aiuta a superare anche questa
difficoltà. Ci regala il necessario per offrirgli un atto
perfetto di ringraziamento: il sacrificio santo della Messa. E
così è davvero bello che dopo la gioia della
scorsa domenica di fronte all'altare di Piazza di San Pietro, ci si
debba ritrovare di nuovo di fronte ad un altro altare, qui nella
Basilica di Santa Maria Maggiore a ringraziare Dio per la
canonizzazione di Josemaría Escrivá.
Così come è bellissimo che si voglia rendere
grazie a Dio per questa grande grazia proprio nella prima chiesa di
Roma (e forse dell’intero occidente) dedicata a Santa Maria.
Per San Josemaría la santità era molto mariana.
La sua vita fu marcata da un fiducia filiale in Maria Santissima;
spesso implorò grazie per se stesso, per l’Opus
Dei e per la Chiesa intera. Per noi è una gioia speciale nel
rivolgerLe i nostri ringraziamenti in questa Basilica così
strettamente associata al Suo amore materno per Roma e per la Chiesa
intera.
Abbiamo soggezione della bontà e del potere di Dio. Come
indicò 10 anni fa il primo successore di San
Josemaría al timone dell’Opus Dei, mons. Alvaro
del Portillo, dopo la cerimonia di beatificazione, non c'è
evento nell'universo intero che sia comparabile con
l’elevazione di una mera creatura alla condivisione della
vita della Santissima Trinità (Omelia di Alvaro del
Portillo, S. Messa di Ringraziamento del 21 maggio 1992). Quando un
uomo o una donna vengono canonizzati, ci meravigliamo del lavoro di Dio
in una creatura che è stata vittoriosa nella lotta per
essere docile al lavoro di trasformazione attraverso la grazia. Nel
santo canonizzato ci viene presentato un esempio da seguire. Siamo
spronati a lasciarci trasformare dallo Spirito Santo, fino ad essere in
grado, nelle parole di San Paolo, di gridare "Abba, Padre!" e ad essere
fatti realmente figli di Dio: "E se siamo figli, siamo anche eredi:
eredi di Dio, coeredi di Cristo" (Rom 8: 14-17).
Forse non avete ancora avuto l’opportunità di
meravigliarvi di fronte ai capolavori artistici di Michelangelo e
Raffaello; ma in questi giorni stiamo ammirando un’arte molto
più grande, un’arte divina; quella dello Spirito
Santo che forgia l'immagine dell'unico Figlio generato in una creatura
umana. Quando lodiamo il lavoro artistico – in questo caso il
santo recentemente canonizzato – noi stiamo glorificando
l'artista, l’intera Trinità. Dove l'artista umano
usò migliaia di pennellate, Dio Padre usò
"innumerevoli grazie". Ma l’opera divina, diversamente da
quella umana, comporta un'interazione misteriosa tra la grazia divina e
la libertà umana. Ogni grazia è un invito, e la
santità è la nostra risposta affermativa a questo
invito. Più leggiamo della vita di san Josemaría
Escrivá, più ci meravigliamo di quelle pennellate
eccellenti; lo vediamo rispondere con un fermo "sì" alle
grazie di Dio, anche quando vennero, come spesso è accaduto,
sotto forma di una croce.
2- Il 9 ottobre 1931, san Josemaría Escrivá
scrisse nel suo diario personale: "Oggi, nella mia preghiera ho
rinnovato la decisione di essere santo. So che ci riuscirò
– non perché io sia sicuro di me, Gesù,
ma perché lo sono di Te." (Andres Vázquez de
Prada, Il Fondatore dell’Opus Dei, Vol. I, p.262). Settantuno
anni più tardi queste parole impressionanti si sono
dimostrate vere. Ci mostrano come fosse corretto riporre tale fiducia
in Gesù. Servono anche a confermare il suo insegnamento che
la santità non è un vano sogno. È
piuttosto la volontà di Dio per ognuno di noi. Dobbiamo
imitare questa convinzione del fondatore dell’Opus Dei, che
possiamo raggiungere le altezze della santità non per la
sicurezza in noi stessi ma per la fiducia in Cristo, che invia lo
Spirito Santo nei nostri cuori per condurci al Padre. Forse questi
giorni a Roma possono divenire per noi un'occasione per rinnovare la
nostra decisione di divenire santi, o come direbbe san
Josemaría Escrivá: "santi canonizzabili".
San Josemaría ha offerto la vita diffondendo il messaggio
che tutti gli uomini e le donne sono chiamati a questa stessa
santità, che Dio vuole e ha bisogno di casalinghe, dottori,
negozianti, soldati, uomini d'affari, statisti e studenti che siano
"canonizzabili" – uomini e donne che raggiungano la
santità attraverso e non nonostante le loro vite e la loro
occupazioni ordinarie. Dio ha voluto che la santità di
Josemaría fosse formalmente confermata dalla Chiesa per la
guarigione miracolosa delle mani malate di cancro di un chirurgo
spagnolo. Molti hanno trovato che fosse particolarmente significativo
che la guarigione che ha confermato l’intercessione di san
Josemaria fosse così strettamente connessa con il lavoro di
questo medico. Aveva contratto la malattia esercitando il suo lavoro
ordinario, e alla fine aveva dovuto abbandonare
l’attività per questo male. Grazie
all'intercessione di san Josemaría questo dottore
è stato in grado di ritornare al suo lavoro, come se ancora
una volta il cielo volesse ricordarci che il lavoro è strada
verso alla santità. Come scrisse Josemaría:
"È ora per noi cristiani di gridare dai tetti che il lavoro
è un regalo di Dio e che non ha senso classificare gli
uomini in base alla loro occupazione, come se alcuni lavori fossero
più nobili di altri. Il lavoro, ogni lavoro, è
testimonianza della dignità dell’uomo, del suo
dominio sulla creazione... Per il cristiano, queste prospettive si
dilatano. Il lavoro appare infatti come partecipazione all'opera
creatrice di Dio, il quale, avendo creato l'uomo, gli diede la sua
benedizione: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra;
soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e
su ogni essere vivente che striscia sulla terra" (Gen 1-28). E inoltre
il lavoro, essendo stato assunto da Cristo, diventa attività
redenta e redentrice: non solo è l'ambito nel quale l'uomo
vive, ma mezzo e strada di santità. (Omelia del 19 marzo
1963, Nella bottega di Giuseppe)
3- Ogni uomo e ogni donna elevati agli altari sembrano chiamarci:
"Avvicinati! Io non sono un modello distante degno di sola ammirazione,
ma una persona vera da imitare". Sì, quando ci imbattiamo in
un nuovo santo nel canone, dovremmo ritrovarci a porci la domanda: "Se
lui o lei ce l’ha fatta, perché non dovrei io?"
Questo è ancora più vero per la canonizzazione di
san Josemaría Escrivá. Si potrebbe dire che ogni
santo abbia un particolare messaggio per il mondo, e nel caso di san
Josemaría Escrivá questo messaggio è
precisamente che noi tutti siamo chiamati alla santità.
L'unica tristezza è il non essere un santo! Non possiamo
dire: "Signore, non posso cercare la santità nella mia vita
perché... sono troppo debole, troppo povero, troppo ricco,
troppo insignificante, troppo senza importanza." No, come
mostrò il fondatore dell’Opus Dei, questa chiamata
alla santità è veramente per ognuno di noi. Ed
ora il Santo Padre ci sta chiedendo di "riscoprire il pieno significato
pratico del quinto capitolo della Lumen Gentium, che è
dedicato alla ‘chiamata universale alla santità'".
(Novo Millennio Ineunte, 30)
Questo è il sistema per risolvere i problemi del mondo
perché, come scrisse Josemaría, "queste crisi
mondiali sono crisi di santi". (Cammino, n. 301)
In un momento in cui molti si sentono tentati dalla disperazione nel
portare la pace al mondo, di porre fine ai conflitti tra le
comunità, gli stati e anche intere razze, gli insegnamenti
luminosi del nuovo santo hanno un’eco particolare nei nostri
cuori: "Per dare la pace alle anime, ma una pace vera, per trasformare
la terra… la santità personale è
indispensabile. Nelle mie conversazioni con persone di tanti paesi e
dei più diversi ambienti sociali, spesso mi sento domandare:
«Che cosa può dire a noi che siamo sposati? E a
noi che lavoriamo nei campi? E alle vedove? E ai giovani?».
Rispondo sistematicamente che ho "un'unica zuppiera" da
offrire… Tutti sono chiamati alla santità, il
Signore chiede amore a ciascuno: giovani e anziani, celibi e sposati,
sani e malati". (Omelia del 26 novembre 1967, Verso la
santità)
Questa
canonizzazione è per ognuno di noi, e per tutti i cristiani,
una nuova chiamata alla santità. Ci assicura nuovamente che,
nonostante le nostre innegabili debolezze, la grazia di Cristo
è sovrabbondante. Dobbiamo però avvalerci dei
canali della grazia di Dio. Coloro che sentirono la predicazione di san
Josemaría Escrivá, o che lo sentirono parlare in
sale affollate durante i viaggi apostolici in tutta l’Europa
e in Sud America, videro come promuovesse accanitamente la preghiera
personale e il ricorso regolare e frequente ai sacramenti,
particolarmente la Riconciliazione e la Santa Eucaristia. Attraverso la
preghiera ed i sacramenti il cristiano entra nella famiglia di Dio.
4- Quando san Josemaría aprì il suo primo centro
per gli studenti universitari nel 1933, lo chiamò D.Y.A. Ad
un primo livello il nome si riferiva alle materie che venivano
insegnate: legge (derecho) ed architettura. Ma facevano riferimento
anche a questo motto: Dios y Audacia; Dio e audacia! Vide un
collegamento lampante tra l’appartenere a Dio e
l’essere audaci nella nostra vita spirituale e nel nostro
lavoro apostolico. Il mondo appartiene ai figli di Dio, che lo sentono
dire: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a
me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini
della terra. (Ps 2, 7-8)
La canonizzazione del fondatore dell’Opus Dei è
una appello ad essere sale e luce di Cristo nel mondo. Come
ricordò il Papa lo scorso anno: "E’ il tempo per
lasciar da parte ogni paura ed intraprendere audacemente obiettivi
apostolici. Duc in altum! L'invito di Cristo ci sprona a buttarci a
capofitto, a nutrire sogni ambiziosi di santità personale e
di fecondità apostolica". (Giovanni Paolo II, Discorso ai
partecipanti al seminario sulla Novo Millennio Ineunte organizzato
dalla Prelatura dell’Opus Dei, 17 marzo 2001)
Ricorda che puoi contare sull'intercessione potente del tuo padre
spirituale, san Josemaría, e con l'assistenza materna della
Vergine Maria, ottenere da Dio per tutti noi gli importanti doni
spirituali di cui abbiamo bisogno nel nostro pellegrinaggio verso la
santità ed l’apostolato.